On the Job 2: The Missing 8, la recensione: un thriller filippino che è roba da Matti

La recensione di On the Job 2: The Missing 8, il nuovo film di Erik Matti presentato in concorso a Venezia 2021.

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On the Job 2: The Missing 8, una scena del film

Con la recensione di On the Job 2: The Missing 8, thriller filippino presentato nel concorso principale di Venezia 78, siamo dinanzi a una fase importante della carriera del cineasta Erik Matti, attivo dal 1999 e per la prima volta in competizione a uno dei festival maggiori (precedentemente, nel 2013, era stato a Cannes ma nella Quinzaine des Réalisateurs, e in Italia la sua fama è legata soprattutto al Far East Film Festival di Udine, storica manifestazione dedicata al cinema asiatico). Ed è un debutto competitivo imponente, in apparenza impegnativo - il film dura 208 minuti - ma in realtà scorrevole e divertente, all'insegna dell'intrattenimento di genere fatto con brio e intelligenza, anche mescolando in parte i linguaggi audiovisivi: questo è infatti il sequel di un film precedente di Matti, e in occasione dell'esordio veneziano è anche stato realizzato un nuovo montaggio dei due lungometraggi sotto forma di miniserie televisiva, in collaborazione con HBO Asia.

A volte ritornano

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On the Job 2: The Missing 8, una scena del film

Nel 2013 Erik Matti conquistava il pubblico della Quinzaine cannense con On the Job, la storia di alcuni detenuti che venivano provvisoriamente rilasciati per effettuare degli omicidi di stampo politico.

In On the Job 2: The Missing 8 si ripropone il medesimo scenario, con alcuni degli stessi personaggi (ma al netto del titolo, in realtà, non è necessario aver visto il capostipite salvo per apprezzare meglio qualche dettaglio minore), e si aggiunge la componente mediatica, con il grosso della trama veicolato attraverso le vicende della redazione di un giornale che si oppone al governo attuale, e di un collaboratore in particolare che, pur non godendo di una fama particolarmente buona a causa di certi discorsi che fa in una trasmissione radiofonica, si ritrova a rivalutare i propri standard etici quando alcuni colleghi spariscono e spetta a lui scoprirne il motivo. Il tutto nel contesto di un'indagine su presunta correzione dei piani alti che potrebbe avere conseguenze sgradevoli per tutti coloro che sono anche solo indirettamente coinvolti nel caso.

Pensare in grande

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On the Job 2: The Missing 8, una scena del film

Sequel libero e ambizioso, dalla durata quasi doppia rispetto al predecessore (il che spiega l'iniziativa di HBO Asia per dare al pubblico locale la possibilità di vedere tutta la storia come se fosse un unicum suddiviso in capitoli), il film, come molto cinema filippino di oggi, si interessa alla sfera politica con occhio critico, attenendosi però a un presente vago senza nomi estrapolati dalla realtà (laddove i film di Lav Diaz, altro autore molto apprezzato in ambito festivaliero e soprattutto a Venezia, avendo vinto il Leone d'Oro nel 2016 per The Woman Who Left). Matti, fedele alla propria poetica, aggiunge il filtro del genere, regalando molteplici macrosequenze intrise di sangue, maestria tecnica e non poco humour, come quando decide di accompagnare una sequenza specifica con la versione filippina di Bella ciao (guarda caso, la premiere veneziana ha avuto luogo poco dopo il debutto su Netflix della stagione conclusiva de La casa di carta, anch'essa nota per l'uso della canzone partigiana).

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On the Job 2: The Missing 8, una scena del film

Il gioco rischia di incepparsi un paio di volte, poiché la durata generosa comporta una dilatazione del ritmo che talvolta rallenta la progressione narrativa, ma queste poche cadute sono abilmente compensate da una grandissima padronanza del mezzo cinematografico nei momenti clou, dove la riflessione umana ed etica incontra gli stilemi dell'action e del thriller e crea un tutto a base di adrenalina e spettacolo che non lascia indifferenti i cultori dell'intrattenimento intelligente. Si arriva alla fine delle quasi tre ore e mezza di film forse un po' provati, ma anche con la voglia di rivisitare quel mondo con entrambi i lungometraggi. Forse, però, non con la formula proposta dalle emittenti asiatiche, perché il cinema di Matti è ancora più godibile senza interruzioni di sorta, anche quando queste sono state realizzate con la sua partecipazione.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di On the Job 2: The Missing 8, sequel del film del 2013 diretto da Erik Matti sottolineando come il regista torni in quel mondo (ma senza che sia necessario aver visto il primo episodio) con una storia più spettacolare a ambiziosa, dove l'azione e la politica vanno a braccetto con un'intrigante riflessione sull'etica nel giornalismo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'apparato tecnico è sopraffino.
  • La trama funziona senza conoscenze pregresse del primo On the Job.
  • La componente etica funziona bene al fianco del connubio di politica e action.

Cosa non va

  • Alcuni passaggi riscontrano qualche caduta di ritmo.
  • La durata generosa potrebbe essere un deterrente per parte del pubblico.