Miles Teller, nonostante sia stato annunciato tra i protagonisti dell'incontro stampa, non c'è e a fare gli onori di casa alla presentazione newyorkese di Whiplash tocca al giovane regista Damien Chazelle e al co-protagonista J.K. Simmons. E non si tratta certo di due personalità da poco. Simmons, infatti, è un volto noto agli appassionati di cinema sia per film di puro intrattenimento come gli Spider-Man di Sam Raimi che per il cinema d'autore dei fratelli Coen come Ladykillers, Il grinta e Burn After Reading - A prova di spia. Channel, invece, nonostante sia al suo debutto dietro la macchina da presa e vanti un'età impensabile per qualsiasi regista italiano, solo trent'anni, ha firmato un'opera prima acclamata già al Sundance e a Toronto. Ad unire i due, inoltre, anche una conoscenza musicale classica e di stampo jazzista. E non è un elemento da sottovalutare visto che si sono messi alla prova con una storia in cui il ritmo e la ricerca ossessiva di questo rappresenta il motore di uno scontro umano fisico e psicologico interamente giocato sull'ultima nota.
Whiplash, infatti, ci porta direttamente all'interno di una delle accademie musicali più ambite di New York e dell'intero paese. Qui Andrew, promettente batterista del primo anno, deve fare i conti con un insegnante divorato dal desiderio di scovare il "talento" assoluto e per perseguire questa sua ambizione utilizza ogni mezzo a disposizione, anche e soprattutto il meno condivisibile. Perché, a differenza di quanto si possa credere, la musica non è solo armonia.
Sedurre il Sundance
Whiplash può essere ricordato come il film che, per ben due volte, è riuscito a conquistare l'attenzione del Sundance. Due anni fa, infatti, uno speranzoso Chazelle ha portato al festival un corto "promozionale" il cui scopo era mostrare l'essenza stessa del film e raccogliere adesioni produttive. L'esperimento è riuscito e le immagini della prima e violenta sessione di lavoro del giovane Andrew con l'orchestra del folle e perfezionista insegnante hanno trovato piena espressione in un lungometraggio. Ma, la vera innovazione di questo film risiede in un'anima violenta e passionale, capace di esprimersi anche senza gli strumenti classici del genere. "Volevo realizzare un film che in qualche modo sfidasse il pubblico - spiega il regista - una storia che fosse allo stesso tempo un thriller o un crime senza mostrarne chiaramente la forma. Per riuscire in questo intento ho dovuto utilizzare la violenza in modo diverso. In questo caso, infatti, non abbiamo certo una pistola o un'arma, ma ugualmente ci sentiamo colpiti e messi in gioco da una minaccia psicologica ed emotiva."
E non c'è nulla di falso o esagerato nella ricostruzione drammaturgia riorganizzata sul grande schermo da Chazelle, in questo caso anche sceneggiatore, visto che ha attinto a piene mani da una sua esperienza personale. "Da ragazzo ho studiato musica per molto tempo, in particolare la batteria. E pensavo che quello potesse essere il mio futuro. Proprio durante quegli anni, però, ho incontrato alcuni insegnanti che imponevano un allenamento senza sosta, caratterizzato da un'aggressività psicologica che ti metteva in una costante condizione d'incertezza. Alcuni dei miei compagni di allora sono diventati dei musicisti professionisti e quando capita di incontrarci parliamo ancora di questo. A chi non conosce profondamente l'ambiente musicale può sembrare strano e poco ortodosso, ma il mondo dei performer è molto duro, ricco d'insidie e di invidie. In modo speciale quello del jazz arriva anche ad essere brutale."
Rushing or dragging?
Questa è la domanda che il temuto Fletcher ripete costantemente ad uno spaesato Andrew incapace di rintracciare il ritmo giusto. E in queste poche sequenze J.K. Simmons mette in scena anche tutto il carattere ambiguo del suo personaggio, che sembra muoversi con agilità tra la minaccia fisica e mentale passando per una momentanea e fuggevole benevolenza. Ma la sfida maggiore per lui non è stato tanto rintracciare l'anima di quest'uomo dalle molte sfumature, quanto adattarsi ad un programma di lavoro strettissimo. "Provate a realizzare un film in poco meno di venti giorni e poi mi saprete dire. Trattandosi di una piccola produzione non avevamo a nostra disposizione molte possibilità economiche così ci siamo dovuti adattare. Nonostante tutto, però, credo che Damien abbia affrontato la sfida più pesante di tutti. Lui ha scritto una storia incredibile che noi abbiamo contribuito solo a farla uscire dalle pagine per portarla sullo schermo. Tutto si deve a lui. A nostra disposizione, infatti, ha messo una struttura drammaturgia perfetta in cui si passa attraverso molti e diversi stati d'animo, senza dimenticare anche l'umorismo e l'intrattenimento."
Il dialogo musicale
È evidente che, accanto a Miles Teller e a J.K. Simmons, la composizione musicale e il ritmo assume un valore aggiunto da co-protagonista con cui determinare anche degli elementi puramente tecnici del film come le riprese e, soprattutto, il montaggio. Ma, tra le diverse tracce musicali composte ad hoc, Chazelle ha voluto inserire due brani che, ancora una volta, richiamano al suo passato di musicista il cui scopo è di mettere in evidenza il talento, la passione e lo sforzo fisco richiesto ad un batterista. "Quando si è trattato di scegliere il brano più giusto per costruire il terreno di sfida tra i due personaggi ho ripensato a delle composizioni significative, almeno per me. Il primo, che ha dato anche il titolo al film, è proprio Whiplash, composto da Hank Levy per l'orchestra di Don Ellis. Si tratta di una vera e propria dannazione per un batterista con i continui cambi di ritmo e la velocità di movimento. Ancora oggi lo ricordo come un incubo. Il secondo, invece, è Caravan, inciso per la prima volta nel 1936 da Duke Ellington. Per me ha rappresentato sempre un porto sicuro facendomi sentire a mio agio nell'esecuzione. Ma, nonostante questo, è grazie al primo che viene messo in mostra il talento di un batterista e la sua follia nella costante ricerca del ritmo."