Nudo d'arte antimilitarista
C'era una volta la vecchia commedia inglese di derivazione teatrale. Dissacrante nella comicità, drammatica nel contesto rappresentato, contava sempre su ottime interpretazioni, una gran cura nella scrittura e faceva leva su uno spassoso e ricercato humor britannico, intervallato da momenti di alta intensità drammatica. Lontana anni luce dai gusti del pubblico medio dei nostri giorni, la formula viene rispolverata e rivive attraverso l'essenziale regia dell'eclettico Stephen Frears (da sempre in bilico tra tentazioni hollywoodiane e il cinema di impegno anglosassone, sempre mai perdere d'occhio i generi) coadiuvato dalla sceneggiatura di Martin Sherman e da due interpreti in gran forma: Judi Dench e Bob Hoskins.
Tratto da una storia vera ambientata nella Londra del 1937, il film racconta di Laura Henderson, donna ricca e grintosa con un tragico passato e una gran voglia di vivere, a 69 anni, dopo la morte del marito. Tra lo stupore generale Miss Henderson deciderà di sperperare un po' dei suoi soldi acquistando un teatro situato nel cuore di Soho: il Windmill Theatre, celebre successivamente per aver ospitato i debutti di Peter Seller. Allo scuro di come si gestisca un teatro, ne assegnerà la direzione artistica allo scorbutico Vivian Van Damm con il quale instaurerà un rapporto fatto di litigi furiosi e di sotterranea ammirazione reciproca. Esaurita la forza della novità introdotta da Van Damm, ovvero un revue-de-ville (una rivista senza interruzioni), sarà la trasgressiva idea di Laura Henderson di far recitare attrici nude a rendere celebre il teatro e a farlo diventare punto di ritrovo di militari in tempo di seconda guerra mondiale.
Si respira aria di buon cinema inglese in Lady Henderson presenta: film dalla semplicità e dalla leggerezza quasi eccessiva, quanto convincente (come possa essersi beccato la R che incrimina il nudo nella censura americana è mistero insondabile da una mente ragionevole, a meno che non sia una trovata promozionale). Sono infatti i due ottimi protagonisti del film il motore esclusivo che traina la pellicola, più che il soggetto. Ma è un motore dagli elevati cavalli che permette al film di Frears di affrancarsi da alcune evidenti banalità e scontatezze e di mantenersi sempre su un discreto livello di godibilità, anche quando alcune licenze melodrammatiche, per quanto composte, rischiano di affossare un po' il frizzante ritmo della vicenda.