Il Matteo di Notti in bianco, baci a colazione, è un supereroe, o forse non lo è. È un papà di oggi, in moto perpetuo tra famiglia e lavoro, tra i figli, la moglie, i sogni. E qualche cane. Notti in bianco, baci a colazione, il film di Francesco Mandelli, tratto dall'omonimo best seller di Matteo Bussola edito nel 2016 da Einaudi, arriva in prima tv il 19 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno, disponibile on demand e in streaming su NOW. Matteo è interpretato da Alessio Vassallo, un bel volto, pulito il giusto e sporcato il giusto per essere allo stesso tempo un uomo affascinante e un padre credibile. Il suo è un personaggio semplice eppure eroico, un personaggio a cui si vuol bene. Notti in bianco, baci a colazione, è la storia Matteo e Paola (interpretata da Ilaria Spada), del loro amore a prima vista, delle tre figlie, dei loro sogni, e del tentativo di conciliare tutto. Abbiamo intervistato Alessio Vassallo, e abbiamo parlato del film e, inevitabilmente, dei ruoli nella famiglia di oggi. Ma anche del suo spettacolo, La concessione del telefono, che in un momento come questo, riempie ogni sera i teatri.
Viene annullata la figura del "mammo"
Il film è molto attuale si parla della flessibilità dei ruoli tra uomo e donna nella famiglia di oggi...
Vengono ribaltati i ruoli e viene annullata la figura del cosiddetto "mammo", un termine che secondo me si può anche cancellare: è giusto che oggi come oggi i ruoli siano equivalenti e complementari, che l'uomo e la donna debbano fare entrambi i genitori. Un padre che si occupa a 360 gradi della casa e della famiglia non per questo deve avere un'accezione negativa, anzi. La chiave del film è la forza di una storia d'amore, il saper aspettare l'altro. E capire i tempi degli altri: io capisco che in quel periodo io devo essere il protagonista principale della vita della famiglia, e lo stesso deve fare mia moglie con me. La concezione di aspettare l'altro in una famiglia è molto importante, e quando questo non accade, nel film, succedono i disastri.
Notti in bianco, baci a colazione, la recensione: Quei supereroi che si chiamano genitori...
Ha conosciuto Matteo Bussola? Le ha dato qualche consiglio?
Lessi il libro perché me lo consiglio il mio amico, molto prima di sapere del film. E, pur non avendo figli, mi emozionai tantissimo. Quando arrivò l'occasione del film dissi: lo faccio subito. Trovo la scrittura di Matteo Bussola formidabile. Ci siamo parlati, ci sentiamo sempre, ma non ci siamo ancora mai incontrati. Mi ha promesso che mi verrà a trovare: io non ho ancora comprato il suo libro nuovo perché mi ha detto che me lo porterà lui con tanto di dedica. Per questo ruolo non mi ha dato consigli: è vero che nel film faccio Matteo, ma l'ho fatto molto personale. Pur non avendo figli ho seguito i consigli di Francesco Mandelli e di Ilaria Spada, che sono genitori e mi hanno suggerito delle "accortezze tecniche"...
Essendo un attore, ho un animo da Peter Pan
Lei non ha figli, eppure si è calato in modo perfetto nel ruolo di un padre di oggi. Come ci è riuscito?
Ci sono due fattori. Il primo è che, essendo un attore, ho un animo da Peter Pan, ho 38 anni e sono un bambino, faccio ancora i giochi dei bambini. Da attore non sono mai cresciuto: c'è un mio lato infantile in tutto questo. Dall'altra parte la famiglia Bussola è la famiglia che un giorno sogno di avere. La mia non è stata così, sono figlio unico e ho vissuto un po' di solitudine. Amo i miei genitori alla follia, ma i miei non sono stati sempre momenti serenissimi.
Solo Valentine, il fumetto a cui lavora Matteo nel film, è un supereroe che usa i poteri per sé, perché per gli altri non funzionano. Un po' il contrario di Matteo, che invece è bravo a spendersi per gli altri e meno per se stesso...
È un supereroe imperfetto, è un supereroe che non è un supereroe, come è Matteo nel film. Sia Solo Valentine che Matteo Bussola li vedo con il mantello, pronti a volare, ma magari dopo 100 metri di volo cadono e poi si rialzano. È questo che credo possa appassionare il pubblico, sia in Notti in bianco, baci a colazione che negli altri: l'idea, la proiezione di un personaggio che possa essere un supereroe, e invece supereroe non è, perché alla fine siamo noi stessi. Pensiamo a Montalbano: la forza di quelle storie e di quei personaggi è di essere dei supereroi mancati, commettono degli errori che li rendono umani. E il pubblico empatizza con quelli.
Vedere il teatro pieno è un sollievo per il cuore
A proposito, lei in questi giorni è a teatro con La concessione del telefono di Andrea Camilleri. Che esperienza è per lei?
La concessione del telefono, con cui sono in scena in questi giorni al Teatro Biondo di Palermo, è una grandissima sorpresa; nonostante il periodo complicato, con i teatri che stanno chiudendo, noi siamo sempre pieni, Vedere il teatro pieno, e le persone che ridono ininterrottamente, è un sollievo al cuore. Vuol dire che sia loro che noi ci stiamo permettendo di essere altrove, in un altro mondo, per due ore, e dimenticare un po' tutto quello che stiamo vivendo. È una vittoria sentirli ridere, divertire, avere grande affluenza di pubblico. Nelle interviste ai giornalisti sto dicendo: più dello spettacolo in sé dovreste scrivere questo, che abbiamo il teatro pieno. La notizia è questa, che la gente viene a teatro perché ha bisogno di venire in un altro posto, in questo caso a Vigata. La concessione del telefono l'avevo fatta in televisione e la sfida di portarla a teatro è stata molto particolare... inizialmente non volevo farla e poi ho detto: facciamola. È stata una pagina bianca nuova sulla quale scrivere. A teatro mi sento molto più libero, è come se avessi veramente spezzato le catene del personaggio. Mi sono sentito più libero nell'interpretazione, nel movimento. Ho dimenticato il lavoro televisivo e mi sono buttato come se interpretassi un personaggio nuovo.
Lei aveva conosciuto Camilleri. Cosa ricorda di lui?
Andrea Camilleri ho avuto la fortuna di incontrarlo più volte. Quella che non scorderò mai è la prima: durante le riprede de Il giovane Montalbano venne a trovarci sul set. Noi eravamo già terrorizzati: il compito non era semplice, era quello di portare in scena personaggi in onda già da 20 anni. E lui ci chiese di recitare davanti a lui, a macchine da presa spente, una scena: è come se Shakespeare ti chiedesse di recitare un pezzo dell'Amleto davanti a lui. Lui si sedette, ci ascoltò e se ne andò. Scoprimmo così che era uno dei primi fan del giovane Montalbano.
Ilaria Spada, una bravissima attrice e una grande mamma
Tornando a Notti in bianco, baci a colazione, come è stato recitare con Ilaria Spada?
Mi sono trovato benissimo, l'ho trovata un'attrice con grande umanità e grande verità. La scena più bella dl film è la litigata in spiaggia che facciamo, è molto reale sull'identità e sulla crisi di coppia. E Ilaria oltre ad essere una bravissima attrice è una grande mamma, ed è stata sempre di supporto durante le riprese del film.
E come è stato il rapporto con Tess Masazza, che è stata perfetta per il suo ruolo nel film?
Non la conoscevo, è stata una scoperta. L'ho trovata molto giusta per il ruolo. Il suo personaggio è francese, e lei è francese, ci ha fatto da guida, da cicerone a Parigi. Abbiamo girato durante il lockdown in zona rossa a Parigi: la città era tutta per noi, vuota, anche se spettrale, e Tess ci faceva da guida. Anche se eravamo costretti a ordinare e mangiare in albergo perché non si poteva uscire. Immaginate la Tour Eiffel completamente vuota, tutta per noi. Da un lato era poetico, dall'altro è stato un periodo molto complesso. Ma dal punto di vista visivo è stata un'esperienza indimenticabile.