Predestinazione. Un concetto chiaro, centrale, sin dalle prime battuta di Non me l'aspettavo, la docu-serie prodotta da One More Pictures in collaborazione con Rai Documentari, scritta da Matteo "Baruz" Baruzzo e Nicola Conversa, diretta da Nicola Conversa e disponibile in esclusiva su RaiPlay. Predestinazione perché da subito di dice che le gemelle Eleonora e Matilde Villa sono "nate per fare sport" e che sarebbe stato soltanto necessario "trovare lo sport giusto". Ed è qui che al primo punto si aggiunge un secondo altrettanto importante: quello della casualità, delle scelte che cambiano il corso di una vita, delle sliding doors che permettono a un'esistenza di incanalarsi sul binario giusto, quello che porta alla consacrazione personale... o scivolar via su quello sbagliato e mancare traguardi che si sarebbero potuti raggiungere.
Un cammino di successo per Matilde

È stato così per Matilde ed Eleonora, che la madre Nadia avrebbe voluto ballerine e che invece sono entrate in contatto con il basket grazie al fratello Edoardo, che l'ha portato in casa Villa. In quello sport di squadra le due ragazze hanno trovato la loro passione, nel suono del pallone che rimbalza sul parquet l'eco dei battiti dei loro cuori. Edoardo era iscritto a un corso e giocava a basket con le sorelline in giardino, ma è stato il padre Paolo a scorgere quella voglia di approfondire lo sport, capirlo al di là del gioco col fratello maggiore, iscrivendo le ragazze a un primo corso di mini-basket. L'inizio di un percorso che Non me l'aspettavo segue con cura e partecipazione, tratteggiando i vari passaggi, l'esordio sorprendente di Matilde in A1 con relativo record di punti per una quindicenne, il cammino da verso fenomeno del basket che l'ha portata a essere la più giovane italiana scelta dalla WNBA.
Una vita per il basket
Emerge da subito la passione delle due ragazze, coinvolte insieme almeno fino a un punto della carriera di Matilde, che ben presto ha dimostrato un talento sorprendente e superiore a quello della sorella. Una passione che Conversa riesce a comunicare anche allo spettatore, lasciando che le caratteristiche uniche di quello che è "lo sport di squadra per eccellenza" siano chiare allo spettatore, uno sport completo in cui "tutti attaccano, tutti difendono", dinamico e appassionante. Ecco che Non me l'aspettavo parte dal basket, dallo sport e dal campo, per parlare anche delle ragazze che lo calpestano con gioia e passione, trasmettendo questa simbiosi unica che si viene a creare.

Ed è anche come il documentario mostri la reazione di Eleonora ai primi successi fuori dal comune della sorella Matilde, a come sia stata di supporto evitando una gelosia tra sorelle subito accantonata. Un messaggio positivo ed edificante che accompagna il racconto ed enfatizza il concetto espresso in apertura: l'essere predestinata di Matilde Villa, chiaro a tutti e a ogni livello.
Una struttura classica, ma storia unica

Nicola Conversa costruisce la docu-serie in modo classico, alternando immagini dal campo, dalle partite e gli allenamenti, a interviste alle protagoniste e quelli che le hanno accompagnate o che hanno incrociate nel loro cammino sportivo: allenatori, familiari, quelle figure che sono state testimoni dei successi e ne hanno potuto raccontare il ricordo. Un racconto che parte dal passato, dagli inizi del cammino e ne ripercorre le tappe con puntualità di esposizione e approfondimento, arrivando al presente e guardando al futuro e a un sogno: quello di giocare le Olimpiadi con la nazionale italiana e in compagnia della sorella, per rendere onore a una delle imprese storiche del basket italiano, la vittoria in amichevole pre-Atene 2004 contro il Dream Team americano, preludio al traguardo dell'argento ai Giochi Olimpici di quell'anno. Una squadra composta da una lista di leggende alle quali Matilde Villa sogna di poter aggiungere il proprio nome.
Conclusioni
Nicola Conversa racconta con precisione e attenzione la storia di Matilde Villa e sua sorella Eleonora, affidandosi a una struttura da documentario piuttosto classica che riesce a mettere in scena una storia unica. Non me l'aspettavo riesce a far conoscere la storia di questo fenomeno del basket a chi ancora non ne era al corrente, ma anche permettere di approfondire a chi già aveva chiaro chi fosse Matilde Villa.
Perché ci piace
- La storia che si sceglie di raccontare e le sue protagoniste.
- L'attenzione con cui Conversa l'affronta.
- Il basket, che viene fuori in tutta la sua completezza e complessità come sport.
Cosa non va
- Va da sé che si debba essere interessati a questo tipo di storia per apprezzare la docu-serie.