Dalla recensione di Non dormire nel bosco stanotte, vedremo come, in fin dei conti, per essere divertente ed intrattenere, un film del terrore non deve per forza mettere in campo tematiche sociali e profonde metafore sulla realtà che stiamo vivendo (e Netflix per questo mese ci ha già regalato His House, e su quel fronte non possiamo che ritenerci più che soddisfatti): un horror può essere semplicemente horror, può strapparci qualche brivido e, perché no, pure qualche risata, mentre inonda lo schermo di gore, jump scares e personaggi improbabili. Se fatto con consapevolezza non ha alcun senso indignarsi per la banalità di certi escamotage, ma prendere ciò che accade sullo schermo per quello che è e divertirsi.
Il film di Bartosz M. Kowalski, distribuito su Netflix come il primo slasher di produzione polacca (e ci chiediamo perché, visti i perfetti scenari evocati dalle fredde foreste in cui i nostri protagonisti si ritrovano a vagare), è un omaggio a tutto tondo a quel genere slasher che ebbe il suo momento di massimo apogeo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta: nel corso della visione non potrete che pensare a Non aprite quella porta, Venerdì 13, Le colline hanno gli occhi e tanti, tantissimi altri (con anche dei piccoli e simpatici momenti metacinematografici che ci hanno fatto pensare a film come Scream: i protagonisti lo sanno che, ha trovarsi in un horror di questo tipo ci sono delle regole da seguire!). Anche la fotografia (e certe caratteristiche della trama, come vedremo) ci riportano direttamente a qualche decennio fa, e quest'esperienza immersiva e nostalgica si fa per ciò ancor più divertente.
Qualcosa o qualcuno si aggira tra i boschi
La storia si apre in un campeggio isolato in un angolo di sperduta campagna polacca: decine di adolescenti sono costretti a rinunciare, per qualche giorno, a qualsiasi tipo di connessione internet, consegnando ai responsabili della struttura smartphone e tablet. Divisi poi in gruppetti dovranno affrontare un'escursione di tre giorni a stretto contatto con la natura, recuperando quella connessione con il mondo che li circonda persa nelle troppe ore passate online. Inutile dirlo, i cinque teenager dello sfortunato gruppo che ci ritroveremo a seguire, rappresentano gli stereotipi più consolidatati dello slasher movie: dalla bionda stupida Aniela (Wiktoria Gasiewska) che in questi film viene uccisa quasi subito, all'atleta superficiale Daniel (ma che forse nasconde qualcosa di più), interpretato da Sebastian Dela, dal nerd Julek (Michal Lupa) (da qui le citazioni metacinematografiche), alla tormentata Zosia (Julia Wieniawa-Narkiewicz), ragazza dal passato difficile che viene caratterizzata in modo leggermente più approfondito rispetto a tutti gli altri (e che segue anche un percorso un po' diverso da quello dei suoi compagni). Molti di loro sono consapevoli di agire come dei cliché di loro stessi, e che questo in qualche modo gli permette di vivere un certo tipo di vita: questa consapevolezza in più, certamente meno presente nei film a cui questo Non dormire nel bosco stanotte si ispira, era quasi necessaria nel 2020. Perché può anche andar bene creare dei personaggi stereotipati ai fini della narrazione, ma quel minimo di passo in più bisogna pur farlo.
E chi è il killer che si aggira per la foresta? In questo caso di tratta di due gemelli, deformi e dalle capacità cognitive piuttosto limitate (di cui scopriremo, in un lungo flashback. l'origin story), che dopo la morte della povera madre si aggirano a con asce alla mano e affamati di carne umana. Nelle vicinanze troviamo poi un prete forse un po' troppo interessato ai giovani adolescenti, ed il solito villico che conosce la storia del luogo ed è pronto a mettere in guardia chi bussa alla sua porta.
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Qualcosa però ci è mancato
Questo manuale completo dello slasher movie, insomma, per quanto ci possa avere in parte soddisfatto (e lo ripetiamo, divertito) proprio per questa sua pedissequa adesione a un modello che ha senza dubbio fatto la storia del cinema horror, forse ci ha lasciato un po' con l'amaro in bocca per la mancanza di quel qualcosa in più, per quel colpo di scena non previsto che non avrebbe di certo rovinato l'omaggio ma anzi lo avrebbe reso più interessante. Un bel ribaltone finale magari, qualcosa che ci avrebbe fatto saltare sulla poltrona non tanto per la paura ma per l'inaspettata sorpresa. Il viaggio nel passato è stato piuttosto interessante (coadiuvato per altro dalla completa mancanza di tecnologia, che oltre ad essere funzionale in termini di trama, rende il tutto ancor più straniante), ma di film simili - da amanti dell'horror quali siamo - ne abbiamo visti a decine e decine: per colpirci veramente Non dormire nel bosco stanotte doveva forse cercare di inserire tra una mutilazione e l'altra anche un briciolo di originalità in più, qualcosa che ce lo facesse preferire all'ennesimo rewatch di uno di quei classici di cui vi abbiamo parlato (e vi citiamo, di certo non a caso, quella piccola perla che è Quella casa nel bosco per farvi capire che cosa intendiamo).
Conclusioni
Concludiamo Non dormire nel bosco stanotte sottolineando come questo omaggio al genere slasher possa costituire un modo divertente per passare una serata, peccato che manchi però quel guizzo in più che lo distingua dai tanto illustri predecessori.
Perché ci piace
- Il divertente ritorno ad un genere horror molto conosciuto: lo slasher movie.
- Certe scene ed escamotage narrativi da brivido sì ma che strappano anche una risata.
Cosa non va
- La mancanza di quel qualcosa in più che ce lo faccia ricordare nel tempo.