Non ci resta che ridere, la recensione: Alessandro Paci e la rivincita delle barzellette

Comicità toscana doc, come spiega la recensione di Non ci resta che ridere, film sulle barzellette diretto e interpretato da Alessandro Paci.

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Non ci resta che ridere: un momento sul set

Internet non è più solo una fucina di nuovi talenti, ma sempre più spesso serve a consolidare o rilanciare carriere già ampiamente avviate. E' questo il caso di Alessandro Paci, come evidenzia la recensione di Non ci resta che ridere. Paci, cabarettista fiorentino lanciato nel cinema, in coppia con Massimo Ceccherini, dai film di Leonardo Pieraccioni, ha un canale YouTube seguitissimo. Canale su cui spesso si cimenta nell'esposizione di barzellette e freddure toscane, con gioia dei fan. Proprio i suoi follower sono stati i primi a chiedere a gran voce un film sulle barzellette, ipotesi sposata anche dal produttore Paolo Ansaldi. E' così che nasce Non ci resta che ridere, film di pochi mezzi e una sola pretesa: divertire il pubblico.

Non esiste una trama di Non ci resta che ridere. Fino a film finito non esisteva neppure una sceneggiatura, come ha svelato Alessandro Paci nel corso dell'intervista post-proiezione. La commedia non è altro che una raccolta di gag e barzellette, molte delle quali appartenenti alla tradizione toscana, drammatizzate e messe in scena con l'aiuto di un nutrito gruppo di cabarettisti. Largo all'improvvisazione, dunque, ma "ingabbiata" all'interno di una struttura solo apparentemente casuale.

Ceccù Christ Superstar

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Non ci resta che ridere: un'immagine del film

Non ci resta che ridere investe lo spettatore con una raffica di battute mettendo in campo i protagonisti più tipici delle barzellette italiane. Si va dai tradizionali carabinieri al dottore alle prese coi pazienti più improbabili, dalla giovane sexy e svampita al maniaco della sala cinematografica. Tra mamme, fidanzate polemiche, amici goliardici, suore, prostitute, ninfomani e sfighe varie, Alessandro Paci funge da jolly comparendo in scena spesso e volentieri senza però offuscare i compagni di avventura. In questo divertente caos vi è il ritorno costante di alcuni leit motiv, uno riguarda un uomo che corre misteriosamente per le vie di Firenze senza mai fermarsi, l'altro, senza dubbio il più pittoresco, è l'episodio di Ceccù e i 12 followers.

A interpretare Ceccù è Massimo Ceccherini. Pur non essendo particolarmente originali i testi comici di questa sottotrama religiosa, basta la sola vista di Ceccherini intento a correre tra gli ulivi in veste bianca e parrucca a scatenare ilarità. Sono queste le sequenze in cui Papi dà il meglio di sé a livello registico; la fotografia naturalistica e l'atmosfera bucolica ricordano molto da vicino certi B-movie anni '70, ma anche un modello nobile come Jesus Christ Superstar. L'aria stralunata di Ceccherini e i suoi tentativi pasticciati di compiere miracoli rappresentano, perciò, alcuni degli elementi più divertenti di Non ci resta che ridere.

Risate a denti stretti su e giù per Firenze

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Non ci resta che ridere: una sequenza del film

A dispetto del titolo, Non ci resta che ridere non è sempre divertente quanto vorrebbe non per colpa del cast quanto del materiale comico a cui si attinge. Alcune delle battute circolano da anni negli ambienti più disparati e chi finora si è cimentato nell'esposizione di solito ha ricevuto più sberleffi che risate. Lode al coraggio di Alessandro Paci e del suo cast di aver provato a ridar nuova vita a freddure toscane in disuso per motivi logistici. A livello tecnico, il film soffre chiari limiti estetici, ma tutto sommato questo look naturalistico con cui vengono fotografati angoli inediti della periferia di Firenze giova al risultato finale dando un sapore casereccio a una pellicola il cui unico intento è strappare qualche risata allo spettatore.

Conclusioni

Come anticipato nella recensione di Non ci resta che ridere, divertire lo spettatore senza indulgere in volgarità non è semplice. Ci prova Alessandro Paci con garbo e genuinità costruendo una pellicola non priva di limiti tecnici, ma sincera e diretta. La fiorentinità all'arrembaggio attinge al vecchio repertorio del cabaret toscano da feste e sagre, tra ironia su religione, carabinieri, sesso e lavoro con un Massimo Ceccherini degno di nota anche solo per il look.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • E' una commedia ruspante, priva di fronzoli, a volte perfino tenera nel suo ostinato voler riportare in vita i capisaldi della tradizione cabarettistica toscana.
  • A differenza dei suoi colleghi, Alessandro Paci si distingue per il garbo con cui affronta le barzellette, evitando la volgarità a ogni costo.
  • Degna di nota la presenza di Massimo Ceccherini anche solo per il look dell'attore.

Cosa non va

  • Nonostante l'impegno e la simpatia degli attori, alcune battute stentano a far ridere.
  • In alcune scene i limiti tecnici del film sono ben visibili.