Vogliamo invitarvi cortesemente alla fiera dell'ovvietà: oggi vi spiegheremo non solo perché Meryl Streep è la più grande attrice vivente, ma anche il simbolo più puro della settima arte da quattro decenni a questa parte. Lo spiegheremo a voi che non ne avete bisogno, ma ci piacerebbe tanto poterlo spiegare a Donald Trump che ha replicato al bellissimo discorso dell'attrice (che non l'ha nemmeno degnato di una scoperta menzione) nel modo più stupido che potesse fare: dicendo una palese cazzata e dimostrando un atteggiamento infantile e ignorante.
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Poco male, direte voi, è stato eletto e gli americani se lo devono tenere. Ed è certamente così, ed è proprio quello che preoccupa Meryl Streep e tutti gli altri amici di Hollywood, tana di liberali che già in passato è stata fatta tacere ed è stata sfruttata e manipolata a proprio piacimento dai poteri forti. Ma oggi, con il web, con Twitter, con i video di Youtube online a distanza di pochi secondi dalla messa in onda televisiva, non sarà così facile mettere bavagli ai grandi artisti. Paradossalmente sarà forse più facile far tacere i giornalisti e la stampa (da qui il messaggio e l'invito della Streep), che coloro che fanno arte.
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Tutti pazzi per Meryl
Perché Meryl la più grande attrice vivente lo è davvero, altro che sopravvalutata, e probabilmente se non è la numero uno in assoluto è comunque tra le prime 2-3 nella storia del cinema e nella storia della recitazione. E lo è nonostante la sua carriera, soprattutto recentemente, sia stata caratterizzata da tante opere di discutibile valore. Ma ormai non è nemmeno più solo un'attrice, è prima di tutto un simbolo - una musa come l'ha definita sempre ieri l'amica Viola Davis - un'eccellenza a cui aspirare che probabilmente non troverà eguali se non per molto, moltissimo tempo. Non solo per la sua espressività, o per la sua celebre capacità di adattare ed imitare gli accenti, ma, come dice la Davis, è soprattutto per la sua innata capacità di osservare e scrutare attentamente e poi di rubare, come tutti i grandi artisti, quando è necessario.
Ma c'è di più, perché Meryl ha un altro grande dono, ed è quello di saper limitare i suoi interventi e la sua presenza e di fare in modo che la sua splendida voce, le sue parole mai banali, colgano il segno più a fondo proprio perché più rare e proprio per questo più attese. In un mondo in cui tutti dicono la propria opinione ad ogni occasione, in un momento in cui è facile trasformare un banalissimo tweet in una polemica senza fine, la saggia Meryl seleziona le sue uscite pubbliche e soprattutto pensa bene a quello che ha da dire e come dirlo. Il discorso di ieri, nella sua interezza, è un esempio perfetto della sua consapevolezza.
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Talento e generosità
Quando per esempio Meryl all'inizio cita i giovani attori e le loro provenienze per mostrare che la diversità è fondamentale per l'arte e per Hollywood, sa benissimo che sta regalando a quei giovani attori - che la vedono giustamente come una dea - un qualcosa che rimarrà per sempre nella loro vita: sta alimentando il loro sogno, sta regalando loro la stessa speranza e la stessa attenzione di cui probabilmente avrebbe avuto bisogno lei da ragazza (per capirci, l'altrettanto divina Katharine Hepburn la odiava e la definì "l'attrice moderna che amo di meno in assoluto"); sta insomma puntando i riflettori sul nuovo piuttosto che parlare di se' stessa e del passato. Una generosità del genere, - la stessa che la porta a chiudere il discorso citando e ringraziando l'amica Carrie Fisher, "Take your broken heart, make it into art" ("Prendi il tuo cuore spezzato, trasformalo in arte") - nel momento in cui l'industria l'ha invitata solo per celebrarla, è segno di una grande persona, non solo una grande attrice o una grande artista. Ma al tempo stesso, è anche la dimostrazione dell'intelligenza e della perspicacia di cui sopra, perché perfino Meryl Streep sa che Meryl Streep ormai rappresenta per il mondo intero la recitazione e che difendere questo mestiere è un compito che ormai le spetta di diritto.
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D'altronde sentir parlare Meryl Streep di recitazione è un privilegio. Aver vissuto nell'epoca in cui Meryl Streep ha recitato così tanti film è un privilegio. Da ragazzi molti di noi avranno rimpianto di non aver assistito dal vivo all'epoca dell'Hollywood d'oro e dei grandi divi, ma un giorno i nostri figli e nipoti potranno invidiare noi per gente come Meryl. E questo è un dato di fatto, perché Meryl è già storia del cinema, della cultura e dell'arte di due secoli, 20esimo e 21simo. E tutti gli altri che amiamo e celebriamo ogni giorno sui social, negli articoli, sulle pagine di questo ed altri siti? Loro sì che sono sopravvalutati. Non in assoluto, ovviamente, perché di talenti enormi e puri ce ne sono tantissimi per fortuna, ma sono e rimarranno dei sopravvalutati fino al momento in cui la storia anche su di loro emetterà un giudizio.
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Ma Meryl no, lei è già parte della storia ed è già parte di noi, con il suo sorriso, le sue interpretazioni, i suoi accenti e le sue voci fittizie. E poi con lo sguardo penetrante e sicuro e la voce dolce ma decisa della donna che è dietro tutti i suoi personaggi. E che, incredibilmente, anno dopo anno, scopriamo di amare ancora più di tutte coloro che abbiamo amato sul piccolo e grande schermo: per il suo essere un'antidiva, per il suo essere una donna prima che un'attrice, una cittadina prima ancora che un'artista e ora anche un esempio prima ancora che un punto di arrivo. No, non è una sopravvalutata Meryl, casomai il contrario. Forse siamo tutti noi che ci sopravvalutiamo, ogni giorno, e invece faremmo bene soltanto ad osservare e a riflettere come fa lei. E magari nel frattempo scrivere qualche cazzata in meno su Twitter.
Meryl Streep, i tanti volti di un'attrice senza eguali (15 foto)
Manhattan e Il cacciatore
Con Michael Cimino e Woody Allen, Meryl Streep si impone ufficialmente all'attenzione della critica e interpreta i suoi primi film importanti. Sul set de Il cacciatore dimostra di avere carattere e talento (prende le difese di John Cazale, che stava per essere licenziato dalla produzione solo perchè gravemente malato) e riceve la sua prima candidatura agli Oscar. Per Manhattan non ebbe nessuna candidatura, ma in compenso lo stesso anno vinse per Kramer contro Kramer e soffiò la statuetta a Mariel Hemingway, che ovviamente era candidata per il film di Allen in cui recitava anche lei.
Kramer contro Kramer
Nello stesso periodo in cui girò Kramer contro Kramer infatti, Meryl girò anche le scene di Manhattan che la vedevano protagonista. In entrambi i film interpreta una donna che ha divorziato dal marito, ma accanto a Dustin Hoffman i toni si fanno drammatici e intensi. I due ex-coniugi infatti, si contendono il figlio.
La scelta di Sophie
Un'interpretazione grandiosa per un film che affronta temi dolorosi e per il quale Meryl affianca Kevin Kline; lei si prepara con la consueta professionalità, a partire dall'accento, e viene premiata con il secondo Oscar. Del film si ricorda soprattutto il finale, così intenso che la stessa attrice fa fatica a rivederlo, ancora oggi.
Silkwood
Pochi anni prima del disastro di Chernobyl, la Streep veste i panni di Karen Gay Silkwood, attivista e sindacalista americana che morì in circostanze poco chiare nel '74. La Silkwood lavorava presso un impianto nucleare e lottò strenuamente perchè fosse messo in sicurezza. Il suo atteggiamento ovviamente le costò le antipatie dei dirigenti, ma anche quelle dei colleghi. Accanto a Meryl ci sono anche Cher e Kurt Russell.
La mia Africa
Gli anni Ottanta vedono Meryl tra le più grandi protagoniste del panorama cinematografico internazionale. Gira da due a tre film all'anno, e dopo ''Innamorarsi'' e ''Plenty' la ritroviamo in un altro biopic, nei panni della baronessa Karen Blixen, per la regia di Sydney Pollack e accanto a Robert Redford. Anche in questa occasione viene candidata agli Oscar, ma non vince nulla (e passeranno un bel po' di anni prima che accada di nuovo.)
Un grido nella notte
Già in ''Una lama nel buio'' Meryl aveva interpretato una dark lady. In questo film invece la ritroviamo nel ruolo di Lindy Chamberlain che nei primi anni Ottanta fu protagonista di una torbida vicenda di cronaca. Mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia, in una remota zona dell'Australia, la bambina dei Chamberlain scomparve dalla tenda in cui si trovava. Lindy fu sospettata di omicidio, ma lei sosteneva che ad uccidere la piccola fosse stato un dingo, una specie di cane selvatico. Pur avendo interpretato Lindy nel film, Meryl non ha mai espresso la sua opinione sul caso.
She-Devil e La morte ti fa bella
Intorno all'inizio degli anni Novanta, Meryl si mette in gioco con due commedie scacciapensieri: per Susan Seidelman interpreta un'insopportabile scrittrice di romanzetti rosa che ruba il marito a Roseanne Barr. Ne ''La morte ti fa bella'' invece rivaleggia con Goldie Hawn. Prima ancora che si parlasse concretamente di botox e degli eccessi della chirurgia estetica, il film di Zemeckis esaspera i temi sulla ''bellezza a tutti i costi''.
I ponti di Madison County
Forse il film più importante tra quelli girati dalla Streep negli anni Novanta: qui è diretta da Clint Eastwood, che è anche il co-protagonista. E fu proprio la mamma di Clint ad insistere perchè fosse scelta la Streep, visto che lo studio avrebbe voluto un'attrice un po' più giovane. Anche in questa occasione l'attrice fa un grande lavoro sull'accento italo-americano del suo personaggio.
The Hours
Meryl Streep, Nicole Kidman e Julianne Moore. Un'attrice ormai affermata - che andrà incontro ad una stagione ancora più fortunata delle precedenti - e due interpreti che all'epoca avevano già conquistato pubblico e critica. Tre generazioni di donne per un film tratto dal romanzo di Michael Cunningham.
Angels in America
Chioma corvina e labbra scarlatte per Meryl, che nella bellissima miniserie Angels in America, ambientata durante la crisi dell'AIDS, negli anni Ottanta, interpreta diversi ruoli, tra cui lo spettro di Ethel Rosenberg, una donna che insieme a suo marito fu accusata di essere una spia dei russi durante la Guerra Fredda.
Il diavolo veste Prada
In questa occasione la Streep torna ad interpretare una commedia, ma senza gli eccessi dei primi anni Novanta. Il ruolo di Miranda Priestley è ormai iconico: editrice di un prestigioso magazine di moda, gelida, esigente e spietata, fa impazzire la povera Anne Hathaway. Un ruolo ispirato ad Anna Wintour, editrice di Vogue, celebre per non essere esattamente un personaggio affabile.
Mamma mia!
Un ruolo completamente diverso da quello del film di David Frankel. Smessi gli abiti griffati di Miranda, qui Meryl indossa salopette e scarpette da ginnastica per interpretare una hippie dalla vita sentimentale un po' incasinata alle prese con l'imminente matrimonio di sua figlia. Lo scenario da cartolina della Grecia e le canzoni degli Abba completano un bouquet colorato e vivace.
Il dubbio
Nuovo film, altro personaggio drasticamente diverso dai precedenti. Qui Meryl affianca Philip Seymour Hoffman , Viola Davis e Amy Adams per un dramma cupo ambientato in una scuola cattolica. Suor Aloysius Beauvier è persino più gelida di Miranda e il suo costume enfatizza la sgradevolezza del personaggio, che gestisce la scuola con pugno di ferro.
Julia & Julia
Non esattamente un biopic, ma una commedia nella quale rivive il ''mito'' di Julia Child, una chef televisiva che entrò nelle case degli americani e ne rivoluzionò un po' le abitudini culinarie (senza grandi risultati, verrebbe da dire a posteriori). Per Nora Ephron la Streep si trasforma in un donnone pragmatico, amante della buona cucina e dalla risata inconfondibile.
The Iron Lady
Con il biopic su Margaret Thatcher, Meryl torna a vincere un Oscar. Il trucco forse la appesantisce un po' e il film non è tra i migliori della sua carriera, ma la sua caratterizzazione della ''Lady di Ferro'' è impeccabile. Meryl e Maggie non si sono mai incontrate, ma l'attrice ebbe l'occasione di assistere ad un suo intervento pubblico nel 2001, nella stessa università in cui studiava sua figlia Mamie.