Dopo il grande successo ottenuto nel 2018, torna in prima serata su Rai 1, dal 10 settembre 2020, Nero a metà 2, la seconda stagione della fiction di stampo poliziesco, coproduzione Rai Fiction e Cattleya in collaborazione con Netflix, diretta da Marco Pontecorvo e Luca Facchini. I due registi portano di nuovo sul piccolo schermo la vita dell'ispettore Carlo Guerrieri, interpretato da Claudio Amendola, poliziotto amato dalla sua squadra ma decisamente incline ad aggirare le regole, e il suo collega Malik Soprani, ispettore di colore professionale ed intelligente innamorato della figlia di Carlo, Alba, capace medico legale che spesso si occupa delle perizie per il commissariato di Rione Monti. Come affermeremo più in dettaglio in questa recensione di Nero a metà 2, la serie si spingerà ancora più avanti esplorando, in modo più o meno approfondito, diversi temi caldi, tentando di mettere in scena molteplici punti di vista in una Roma sempre più multietnica e variegata. Tra drammi, amori e indagini, la serie si pone come obiettivo di raccontare un'Italia che cambia, un paese fatto di contrasti e ingiustizie che sa, però, anche mostrare i suoi lati migliori.
Una trama che bilancia azione e sentimento
La stagione due di Nero a metà inizia poco dopo gli eventi conclusivi della precedente: durante la promozione di Malik e Olga un suv sperona un'auto medica adibita al trasporto di organi, qualche attimo dopo un pirata della strada investe il giovane agente Paolo Moselli sotto gli occhi della madre, anche lei poliziotta addetta alla sala operativa. A causa della prossimità spaziale e temporale dei due avvenimenti Carlo e Malik sono portati a pensare che ci sia un unico responsabile, ma spesso le apparenze possono ingannare e risolvere il caso potrebbe rivelarsi più intricato del previsto. Come in precedenza in questa seconda stagione troviamo due tipi di narrazione investigativa: un caso che si risolve di puntata in puntata e il caso principale che ci accompagnerà per tutte le sei serate e che avrà conseguenze anche sulla vita personale dei personaggi. Sarà proprio questa sfera personale a svilupparsi ulteriormente in parallelo nel tentativo di bilanciare l'azione e il sentimento, molti aspetti della vita dei personaggi sono stati lasciati in sospeso nella prima stagione, in primis tra tutti il rapporto tra Malik e Alba.
Nero a metà, Claudio Amendola nel poliziesco di Rai1
Come sono cambiati i personaggi
Come abbiamo già accennato, in questa seconda stagione è la crescita dei personaggi ad avere un ruolo centrale e fondamentale per lo sviluppo della storia: Carlo Guerrieri (Claudio Amendola), ora a capo dell'unità investigativa, è prossimo al matrimonio e sembra essersi finalmente lasciato alle spalle le ombre che lo avevano tormentato per tanti anni; Malik Soprani (Miguel Gobbo Diaz) è stato appena promosso e scalpita per ottenere maggiore autonomia, sempre attratto da Alba e molto amico di Olga (Caterina Shula), si distingue anche stavolta per la sua incredibile dedizione al lavoro. Nell'affrontare nuovi casi e una gamma veramente vasta di nuove tematiche, ognuno dei personaggi si troverà di fronte alle proprie fragilità, a quelle debolezze che destabilizzano rendendoli fallibili, quei punti deboli nei quali, talvolta, lo spettatore può immedesimarsi ed empatizzare costruendo quel rapporto di affezione che era stato uno dei punti vincenti della stagione precedente.
Gli intenti della serie
Nel corso delle due stagioni gli intenti della serie non sono cambiati: portare sul piccolo schermo uno spaccato il più possibile variegato del nostro paese e delle sue problematiche. È nel suo approccio, però, inevitabilmente generalista, che sorge qualche problema: non tutte le tematiche, per quanto interessanti ed estremamente legate all'attualità, riescono ad avere il giusto approfondimento e la giusta importanza. È una conseguenza inevitabile dell'impostazione scelta per Nero a metà, una serie che prima di tutto deve divertire e intrattenere e che nell'introdurre varie problematiche sociali lascia allo spettatore il compito di trarre le proprie conclusioni, pur tentando di veicolare il maggior numero possibile di messaggi positivi.
Ottime le ambientazioni, perché la Roma che traspare in questa serie, sia nella prima che nella seconda stagione, è viva, bellissima e complessa, quasi un personaggio a sua volta, fatto di incredibili contraddizioni e molteplici identità: attrattiva e repulsiva allo stesso tempo, ma comunque affascinante, costituisce uno sfondo perfetto per la moltitudine di argomenti affrontati. Su questo sfondo si dipana con efficacia la narrazione più intima e personale legata alle storie dei personaggi, che riprende esattamente da dove ci aveva lasciato, costituendo l'elemento che, più degli altri, caratterizza il mondo della fiction nostrana e permette allo spettatore di costruire un maggior legame con i tanti personaggi che la animano e che gravitano intorno ad una coppia di protagonisti sempre affiatata e convincente.
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Conclusioni
Come affermato nella nostra recensione di Nero a metà 2 questa seconda stagione riprende le vicende esattamente da dove le avevamo lasciate portando su schermo una Roma complessa, multietnica e variegata, sfondo perfetto per la storia. Sempre valida l’alchimia tra i due protagonisti che si troveranno ad affrontare, insieme ai loro comprimari, una serie estremamente vasta di tematiche non sempre trattate con le dovute attenzioni. Nero a metà si conferma comunque come fiction in grado di intrattenere adeguatamente lo spettatore facendolo appassionare alle vicende personali dei poliziotti del commissariato di Rione Monti.
Perché ci piace
- L’ambientazione: una Roma multietnica e complessa, perfetta cornice dei tanti argomenti trattati.
- L’alchimia tra Carlo e Malik, una coppia di ispettori estremamente diversi ma proprio per questo complementari.
- Le vicende narrate appassionano permettendo allo spettatore di empatizzare con i personaggi.
Cosa non va
- L’elevato numero di tematiche permette poco spazio di approfondimento riservando a molte un trattamento piuttosto superficiale.