Molto poco tecnica e molto politica. E' questa la cifra di una conferenza stampa su un film che verte su un capitolo amaro della storia recente italiana, quello della mafia. E a capire se la Sicilia sia "in un altro paese" o un fenomeno tipicamente italiano, oltre il regista Turco, e due dei produttori, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso.
Ci sono precise scelte politiche dietro le vostre scelte narrative? Marco Turco: Abbiamo adottato lo stesso criterio del libro e del suo autore. Raccontare cioè le vicende di Falcone e Borsellino durante tutto il corso delle loro indagini a Palermo, dall'inizio fino alle purtroppo note stragi. Sorprendentemente, alla fine del processo di primo grado, i due magistrati sono stati burocraticamente fatti fuori dalla battaglia in corso. E questo perché alcuni settori della politica continuano ad avere relazioni con il mondo mafioso.
Come verrà distribuito il film? Si parlava di un passaggio su Rai Tre? Marco Visalberghi: Ci sono stati una serie di problemi e ritardi nella acquisizione e distribuzione televisiva in Italia. Anche per questo, in accordo con Rai Tre, abbiamo deciso di distribuirlo prima nelle sale e poi in DVD prima di ricederlo alla televisione, con un metodo d'impatto del tutto innovativo per il tipo di film. E' stato molto difficile accedere agli archivi Rai, dato che per ottenere qualsiasi documento occorreva un fax firmato di pugno da Cattaneo, allora direttore generale. C'era una paura terribile di concedere qualsiasi documento che potessero riguardare fatti politici, anche della storia passata. Il nostro non è un film ideologico. Un documentario aiuta semplicemente a capire quello che succede, nulla di più. La difficoltà era anche quello di rendere il tutto non banale per il pubblico italiano e non incomprensibile per quello straniero.
Come mai Fandango ha deciso di coinvolgersi nel progetto? Grosoli: Fandango ha deciso da un paio d'anni di portare sullo schermo delle sale e di distribuire in DVD documentari ed i risultati della scorsa stagione ci confortano. Il fatto di far uscire questo film rappresenta un'ulteriore sfida. E' il primo documentario italiano non Fandango che distribuiamo, è il primo documentario italiano sul rapporto mafia/politica , è la prima volta che si propone un documentario non in politica ma in video. Il film uscirà in due sale a Roma, in dieci circa per ora in tutta Italia, ma stiamo contattando tutta una serie di circuiti di sale italiane alternative. Stiamo sfruttando una distribuzione non convenzionale.
Signor procuratore, che ne pensa del film? Pietro Grasso: Ho visto il film in DVD. Mi pare un lavoro eccezionale. E' stato bello rivedermi qualche anno fa. Ero giudice a latere del maxi-processo. L'immagine del film che mi ha colpito di più è stato quel volto quasi in lacrime di Falcone all'addio di Caponnetto dal pool. Questi uomini vanno ricordati, non dimenticati. Bisogna ricostruire, far vedere.
Nelle interviste che avete fatto, in che modo non si è stati fedeli al libro? Marco Turco: La scelta degli intervistati ricalca assolutamente le scelte portate avanti dal libro. Abbiamo dovuto fare un durissimo lavoro di selezione. La prima versione del film durava ben tre ore. Abbiamo dovuto rinunciare a molte interviste e spunti a cui tenevamo. Il finale che tratta della stretta attualità e di Berlusconi, quello è in più. Nel libro non c'era, è stato scritto nel '94.
Come recitava una frase del film, la mafia si combatte in Sicilia ma si vince a Roma? Pietro Grasso: La mafia si combatte ovunque ci sia potere e dovunque quel potere venga avvicinato dalla mafia e in cui la mafia si infiltri.
Ipotizzate una qualche proiezione nelle scuole? Marco Visalberghi:In Sicilia contiamo su una distribuzione capillare tramite reti di associazioni. Abbiamo già contattato una rete di presidi di scuole medie e medie superiori, quindi sicuramente arriveremo alle scuole.