Recensione My Best Enemy (2010)

My Best Enemy è uno strano oggetto cinematografico di difficile catalogazione che si colloca nella terra di confine tra dramma, period comedy e parodia.

Nazisti per caso

Sono molti i registi, da Charles Chaplin a Dani Levy, da Roberto Benigni a Ernst Lubitsch, ad aver dimostrato che è possibile ridere di argomenti delicati come il Nazismo e le atrocità compiute ai danni degli ebrei. Sulla scia delle loro commedie satiriche, l'austriaco Wolfgang Murnberger dirige il simpatico My Best Enemy, strano oggetto cinematografico di difficile catalogazione che si colloca nella terra di confine tra dramma, period comedy e parodia. Il film si apre all'insegna della miglior tradizione germanica con una scena bellica ad alta gradazione drammatica funzionale a introdurre il protagonista della storia, l'ebreo benestante, sbruffone e scavezzacollo Victor Kaufmann, interpretato dalla star tedesca Moritz Bleibtreu. Allo spettatore bastano, però, solo una manciata di minuti per cogliere delle 'spie', indizi sparsi qua e là - dal tono usato dai personaggi alla colonna sonora frivola e leggera - i quali ci fanno presagire un qualche cambiamento nell'aria.

Dopo un incipit sostanzialmente serioso, che culmina nell'internamento di Victor e della sua famiglia nei campi di concentramento, My Best Enemy compie una brusca virata in direzione della commedia. Questa varietà nei toni non viene portata avanti con mano sicura, anzi, se dobbiamo dirla tutta nella parte centrale del film la coerenza vacilla e le scene nel campo di concentramento - o meglio, di ciò che, del campo, viene mostrato al pubblico - rappresentano il punto di rottura della tensione ripercuotendosi nella riuscita finale del prodotto. Per fortuna dopo quell'attimo di sbandamento che lascia lo spettatore interdetto, la verve comica della seconda parte del plot fa si che a Murnberger vengano perdonati errori e incertezze registiche. Il dramma lascia il posto alla commedia degli equivoci basata sullo scambio di identità tra l'ebreo Victor e l'amico fraterno Rudi (Georg Friedrich), in forza alle SS dopo un misterioso soggiorno in Germania. Alle gag più scontate si aggiungono battute al fulmicotone a sfondo politico che prendono di mira soprattutto i vicini di casa svizzeri (ma anche l'Italia del Duce non viene risparmiata). Non contento, Wolfgang Murnberger infarcisce il tutto con una trama mistery che ruota attorno a un prezioso disegno di Michelangelo (un bellissimo studio sul Mosè), alle numerose copie false in circolazione e al tentativo dei nazisti di impossessarsi dell'originale.
Man mano che ci avviciniamo al finale, il ritmo della narrazione si fa scoppiettante e indiavolato per poi concludersi con una chiosa garbata e brillante. Qualche colpo di scena piazzato qua e là stempera la prevedibilità della conclusione e non manca di ravvivare quella che, nonostante i difetti di fattura, si rivela una pellicola godibile e divertente.

Movieplayer.it

3.0/5