Cinepanettone: finalmente si cambia, questa volta forse davvero. Anche se del Natale nel titolo non si può fare proprio a meno visto l'uscita sotto le feste, così come della superflua ambientazione natalizia che risulta totalmente ininfluente ai fini della storia e del bilancio del film. Perché evidentemente Natale col boss potrebbe essere ambientato in qualsiasi periodo dell'anno, come avevano promesso Lillo Petrolo & Greg l'ultima volta che li avevamo incontrati.
Così come avevano promesso un film ancora più loro, avendo messo mano al soggetto e alla sceneggiatura sin dall'inizio, portando finalmente a compimento la svolta iniziata quattro anni fa e dando un senso a quel nuovo corso che Filmauro va proclamando oramai da tempo. Con un film talmente diverso (e anche, diciamolo pure, divertente e riuscito) che il termine stesso cinepanettone risulta quanto mai a questo punto fuori luogo, nell'accezione arcaica del termine che rimanda ad una tipologia ben precisa di intrattenimento da cui quest'ultimo si discosta.
Leggi anche: Sul set di Natale col boss: sempre più all'insegna della comicità di Lillo & Greg
Breve storia (recente) del cinepanettone
Breve riepilogo dei recenti sviluppi dell'oramai ex cinepanettone. Dopo vari natali dappertutto e un trascurabile amarcord a Cortina nel 2011, il contratto con Neri Parenti e Christian De Sica è agli sgoccioli e Filmauro prepara la svolta: basta luoghi esotici, corna, chiappe al vento e apologia della scorreggia, nel 2012 con Colpi di fulmine si vira su toni leggeri e più garbati. Commedia in due episodi che funziona, soprattutto funzionano Lillo & Greg principalmente perché Volfango De Biasi scrive il loro episodio adattando la storia al loro tipo di comicità e non viceversa.
Si replica l'anno dopo con Colpi di fortuna, va meno bene ma l'unico dei tre episodi che funziona è ancora quello del duo de Il latte e i suoi derivati. De Sica e Parenti adieu, così come basta con la formula a episodi, si passa alla maggiore complessità di una storia unica: l'anno scorso De Biasi prende il timone per Un natale stupefacente, un film corale con Lillo & Greg protagonisti. Va maluccio in verità, si ride in modo estemporaneo quando i due improvvisano dal loro repertorio, per il resto non c'è storia. Diciamo che il film dell'anno scorso acquista un senso alla luce della riuscita di questo Natale col boss, se viene inteso a questo punto come tentativo sulla strada del rinnovamento e scommessa vinta con un anno di ritardo.
And the Oscar goes to... Di Caprio, anzi Di Capri!
Va preso atto dunque della perseveranza di tutti, produttore, regista e sceneggiatori, nel proseguire nonostante la parziale delusione sulla strada del cambiamento riuscendo a centrare finalmente il bersaglio. Con un film che potrebbe essere ambientato in qualsiasi periodo dell'anno ma che soprattutto può far ridere tutto l'anno. Un film di Natale per una volta non semplicemente usa e getta ma che si candida ad essere rivisto più e più volte: un film che se paradossalmente fosse uscito ad Aprile anziché sotto le feste avrebbe incassato la metà ma sarebbe potuto diventare un piccolo cult, nel senso che forse il deterrente maggiore per la visione è proprio l'approccio pregiudiziale e in un certo senso limitante che implica la visione di un film di Natale con le sue logiche di massa. Se non è il film di Lillo & Greg tanto auspicato, poco ci manca: e comunque se e quando ce ne sarà uno potrebbe davvero somigliarli molto. La storia è decisamente improntata sui loro registri di comicità surreale e nonsense, piena di irresistibili supercazzole e saporite gag demenziali, prima tra tutte quella che fa da motore a tutta la storia: l'idea di equivocare Di Caprio con Peppino Di Capri (ci consoleremo con la notevole performance doppia del maestro se Leonardo non dovesse vincere l'Oscar neanche quest'anno) è tutto un programma e ci dice subito a che gioco stiamo giocando. I due vanno a briglia sciolta e si vede che questo è il film che decisamente sentono di più nelle loro corde tra quelli fatti fino ad ora, e se il fine ultimo è quello di fare ridere, stavolta si ride non poco.
Tra parodia e citazionismo, finalmente si ride
La novità vera in effetti è che questa riuscita commedia degli equivoci rappresenta qualcosa di anomalo in quanto si propone come parodia dei film di genere, che in fondo è quello che Lillo & Greg hanno sempre fatto a teatro. Una scappa scappa dove tutti inseguono tutti che prende in giro il poliziesco e il prison movie, con Francesco Mandelli e Paolo Ruffini inedita coppia di Starsky e Hutch de noantri, e strizza l'occhio ai mafia movies cinematografici e televisivi, permettendosi il lusso di giocare con le citazioni (addirittura colte come Frankenstein Junior). Quello che fa la differenza è soprattutto la scrittura e per una volta lo scopo di fare una commedia che non sia solo una serie di sketch ma che riesca a creare una comicità di situazione può dirsi raggiunto: si vede il lavoro di sceneggiatura del quale beneficiano tutti i personaggi (compresi Mandelli e Ruffini e una forse superflua ma tutt'altro che banale Giulia Bevilacqua) che risultano credibili oltre che divertenti, anche per merito di un casting azzeccato, specialmente tra i vari caratteristi partenopei presi in prestito dai vari Gomorra - La Serie e Song 'e Napule (la napoletanità del film a partire da Di Capri è un'altro tratto che gli conferisce una sua originalità rispetto al filone). In generale il film risulta molto più curato rispetto al solito nella realizzazione, con trovate divertenti e non necessariamente banali; un prodotto commerciale meglio riuscito rispetto a quello a cui eravamo abituati. Ci dicono che al pubblico piacendo si dovrebbe continuare su questa strada e a questo punto c'è da augurarselo, per cui anche mezza stella di incoraggiamento in più.
Movieplayer.it
3.5/5