La sceneggiatrice Lucy Hargrove è al settimo cielo quando scopre di essere stata scelta per occuparsi della sceneggiatura del remake del celebre film natalizio "His Merry Wife!" (ovvero La sua moglie felice!). Un cult del 1947 girato nella storica Biltmore House, da sempre considerato un classico delle feste e adorato da generazioni di spettatori. Ma il suo superiore non è del tutto soddisfatto della prima bozza dello script, soprattutto per ciò che concerne il finale, e decide così di mandare Lucy a trascorrere il Natale a Biltmore, affinché compia delle ricerche e trovi lì la giusta ispirazione.
La protagonista viene accolta con tutti gli onore dal direttore dell'albergo e scopre che tra gli altri clienti vi è una grandissima appassionata della pellicola. Lucy si imbatte in una clessidra che si scopre dotata di poteri magici e si ritrova catapultata indietro nel tempo, proprio in quel 1947 dove ebbero luogo le riprese. Ha così modo di conoscere i protagonisti del film, a cominciare dall'affascinante protagonista Jack Huston, con il quale scatterà un inaspettato, pericoloso, colpo di fulmine...
Natale a Biltmore: un classico film di Natale?
A differenze di molti titoli natalizi pensati per il mercato televisivo, Natale a Biltmore può vantare una certa originalità in fase narrativa, finendo per giocare amabilmente con il cinema classico degli anni Quaranta e Cinquanta e offrendo spunti più vitali del solito, fino a quell'epilogo finale che ci consegna un lieto fine caratterizzato da un'azzeccata vena fantastica. E d'altronde l'espediente dei viaggi temporali è il cuore pulsante del racconto, con la biondissima sceneggiatrice che si ritrova magicamente a viaggiare indietro di decenni, finendo potenzialmente per influenzare anche il risultato stesso di uno dei più amati classici natalizi: d'altronde i paradossi sono sempre dietro l'angolo. Un classico ovviamente fittizio, che si ispira comunque a diverse produzioni omologhe del periodo, e che viene mostrato inizialmente in un bianco e nero d'ordinanza, prima che Lucy si trovi effettivamente trasportata sul set.
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Di qua e di là
Proprio le differenze tra i due distinti piani, che inizialmente si alternano per poi arrivare a divisioni più nette, permettono di dar vita ad una serie di divertenti battute, come quando la Nostra sostiene di chiamarsi Sandra Bullock - primo nome che le è venuto in mente - o si trova a non ricordare tempestivamente il nome dell'allora attuale presidente degli Stati Uniti, con un certo sconcerto da parte degli astanti. Allo stesso tempo si gioca con icone del calibro di James Stewart e con quel cinema alla Frank Capra, che tanti capolavori ci ha regalato come uno dei film natalizi per eccellenza, ovvero il sempiterno La vita è meravigliosa (1946). E anche il personaggio di Jack Huston, complice la fisicità dell'attore Kristoffer Polaha, sembra essere uscito da uno dei tanti noir dell'epoca.
Un intrattenimento non troppo a tema
Dietro la macchina da presa la regia di John Putch gioca sulla semplicità, sfruttando soluzioni archetipiche per riproporre un immaginario consolidato, ad uso e consumo del principale target di riferimento. L'utilizzo della colonna sonora, con stacchetti e note lasciate in sospeso a sottolineare o il mood del momento o l'avverarsi di un colpo di scena o di una situazione potenzialmente equivoca, donano all'insieme un accenno di comicità slapstick, che trova adeguato contraltare nella divertita espressività della protagonista Bethany Joy Lenz, simpatica al punto giusto pur in un ruolo a forte rischio cliché.
Va detto che l'atmosfera natalizia sottolineata fin dal titolo è in realtà un orpello più gratuito che necessario ai fini della trama, espediente per attirare quel determinato pubblico pronto a ritrovarsi sotto le feste in poltrona e divano, in cerca di quel film da sottofondo da mettere mentre si ricevono amici e parenti. E Natale a Biltmore offre sorprendentemente ottanta minuti più ispirati della media, pur con tutti i limiti concettuali e artistici del relativo sottofilone.
Conclusioni
Una sceneggiatrice, ovviamente single, incaricata di scrivere il remake di un cult natalizio degli anni Quaranta si ritrova incredibilmente catapultata indietro nel tempo, proprio durante le riprese di suddetta pellicola. Nel tentativo di far ritorno al presente, dovrà trovare ispirazione per il suo script cercando al contempo di non cambiare troppo quell'iconico passato: impresa complicata se l'amore fa capolino... Una rom-com spruzzata di fantastico che guarda al cinema classico hollywoodiano nel suo ricreare il set di una pellicola della golden-age. Natale a Biltmore è una produzione Hallmark pensata per il piccolo schermo e come tale non vanta eccessive ambizioni, ma nella sua semplicità usa e getta e in quelle battute citazioniste, rifacentisi a un immaginario d'altri tempi, si rivela più gradevole di molti titoli coevi.
Perché ci piace
- Gradevole omaggio a un cinema passato.
- Una manciata di battute vanno a segno.
- Protagonisti in parte.
Cosa non va
- I limiti delle produzioni televisive Hallmark sono pur sempre evidenti.
- Il Natale in sottofondo non ha effettiva ragion d'essere.