In questa recensione di Naomi Osaka parleremo di una docuserie che tenta di raccontare il talento in ascesa della giovane tennista vincitrice di ben quattro tornei del Grande Slam. Disponibile dal 13 luglio 2021 su Netflix, questa serie, dallo stampo documentaristico molto classico, non fa altro che raccontarci la vita della sportiva dal suo punto di vista: la regista Garrett Bradley, già nominata agli Oscar per il suo documentario Time, pone l'accento sui sacrifici, le vittorie, le sconfitte, il passato e i desideri per il futuro di Naomi Osaka, raccontati in prima persona in tre episodi da colei che a soli 20 anni ha scalato le vette del tennis mondiale incontrando e giocando con i suoi beniamini di sempre, campioni che fino a poco tempo prima sembravano icone irraggiungibili e che invece, improvvisamente, divengono temibili avversari da incontrare lungo la strada verso il successo.
La vita e le vittorie nella trama
La macchina da presa segue Naomi Osaka, giovane tennista di origini giapponesi e haitiane che in pochissimo tempo a soli 20 anni è arrivata ai vertici del tennis mondiale vincendo nel 2018 uno dei tornei del grande slam, lo US Open, e che ha poi continuando a collezionare vittorie a livelli altissimi in un'escalation di successi e fama. Il documentario è proprio su questo che pone l'attenzione: l'incredibile pressione da reggere e l'improvvisa fama sono fardelli difficili da sopportare per chiunque, ma con maggiore difficoltà quando le spalle su cui gravano sono quelle di una ragazza così giovane, sottoposta ad un carico di lavoro enorme e totalizzante.
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La narrazione in prima persona
Se c'è una cosa che colpisce e funziona in questa serie è la scelta di lasciare la narrazione alla protagonista. La sua voce e le sue parole trasportano lo spettatore in un'atmosfera quasi intima, in una confessione di intenti e desideri che punta chiaramente a colpire al cuore nel tentativo di raccontare un'atleta, una giovane donna, alle prese con una fama invadente ed un'attenzione ridondante che le viene rivolta in ogni momento della giornata, dai campi da tennis agli allenamenti fino ad i diversi set fotografici a cui partecipa per varie campagne. Importante nella narrazione anche il rapporto con i genitori, la loro storia e con altri grandi atleti con i quali Naomi Osaka si è trovata a stringere rapporti di stima e di amicizia, primo tra tutti il compianto Kobe Bryant, cestista dei Los Angeles Lakers prematuramente scomparso per un incidente aereo. .
Lo sguardo della regista
Un elemento da tenere sempre conto, specialmente quando si parla di un documentario, è lo sguardo del regista. In questo caso Garrett Bradley non fa altro che puntare l'obiettivo sulla vita della tennista, sui suoi cari e sul suo staff lasciando a loro la narrazione della storia. Non emerge nessun giudizio dalle inquadrature, nessun messaggio particolare, solo la vita e le difficoltà di una ragazza che tenta di dare sempre il massimo pur dovendo fare i conti con se stessa, i suoi desideri e suoi bisogni, tutte cose che la fama spesso calpesta senza troppi riguardi. Anche il contesto in cui vive è importante e messo in giusto risalto: il suo essere di nazionalità mista e il modo in cui percepisce, elabora ed agisce il relazione alle problematiche che la circondano trovano grande risalto, specialmente nell'ultima parte del documentario, ancora più introspettiva e meno focalizzata sul tennis. Come unica pecca possiamo dire che presa per intero la serie presenta alcuni punti morti, situazioni già narrate e assimilate dallo spettatore che continuano a tornare e ripetersi. Nulla di grave, ovviamente, e il prodotto di Netflix risulta comunque interessante e adatto sopratutto agli amanti del tennis e dello sport in generale, che cercano una storia di crescita personale e autodeterminazione.
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Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Naomi Osaka possiamo affermare che questa produzione di Netflix realizzata dalla regista Garrett Bradley porta su schermo in modo intimo ed efficace la figura di una giovane tennista che in breve tempo ha saputo conquistare alcuni dei più importanti titoli tennistici. Il documentario, per la maggior parte narrato dalla stessa Osaka, offre uno sguardo alla vita, alle vittorie e alle crisi di una giovane atleta in bilico tra fama e affermazione, determinata a realizzarsi nella vita. Alcuni cali nella narrazione non pregiudicano comunque il risultato finale che è gradevole e consigliato a tutti gli amanti del tennis e dello sport.
Perché ci piace
- La narrazione intima ed efficace affidata alla protagonista.
- L’obiettivo della regista che narra e non giudica.
Cosa non va
- In alcuni punti la narrazione diventa più lenta e ripetitiva.