È un processo strano quello che riporta cartoni e giocattoli della nostra infanzia a vivere una seconda/terza vita attraverso una rinnovata e moderna versione in animazione 3D. In questo spirito si inserisce la recensione di My Little Pony: Una nuova generazione, disponibile in anteprima mondiale su Netflix dal 24 settembre 2021, che riporta in auge i giocattoli della Hasbro divenuti anche una serie animata, e ora un film.
UNA NUOVA GENERAZIONE
Come da titolo, il film è in fondo rivolto a una nuova generazione di piccoli spettatori e infatti il messaggio principale del film è proprio l'amicizia genuina, che è l'arma più potente contro i bulli: "fate amicizia e non la guerra" insomma. Tutto inizia dalla discussione in atto fra i più giovani pony di Equestria, che dai rispettivi genitori hanno un racconto diverso di come andavano le cose un tempo: c'è chi dice che pony, unicorni e pegasi hanno sempre vissuto in completa armonia e chi invece è convinto che ci furono duri scontri fra le tre specie che portarono all'allontanamento tra le stesse e alla scomparsa della magia. Saranno storie della buonanotte per impaurire i bambini dai pericoli là fuori o c'è un fondo di verità?
Determinata a scoprire la verità è l'idealista pony Sunny (Vanessa Hudgens), il cui padre le ha sempre parlato di amicizia e armonia, e che quindi vorrebbe riportare allo status quo il mondo dove vive. Al contrario il giovane sceriffo Hitch (James Marsden) ha come madre colei che ha "sfruttato" la paura in cui vive tutta Equestria, creando gadget a pagamento che dovrebbero proteggere da eventuali attacchi degli unicorni. A scombussolare gli equilibri sarà proprio l'arrivo in città di un unicorno, Izzy (Kimiko Glenn), che condurrà Sunny e Hitch in un viaggio per scoprire la verità e ritrovare la magia. Nel loro cammino incontreranno molti ostacoli, gli altri mondi dove vivevano (o vivono ancora?) pegasi e unicorni e altri due unicorni addirittura della famiglia reale, Ruby Petalosa (Sofia Carson), piena di follower sui social media e Zipp (Liza Koshy), coraggiosa e con un segreto da svelare. Una ricerca della verità di segreti sopiti che ricorda il viaggio di Elsa e Anna in Frozen II ma che risulta estremamente semplicistico, fin troppo, senza grossi colpi di scena e senza particolari sequenze memorabili.
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RITROVARE LA MAGIA
Ritrovare la magia sembra un po' anche l'intento di questi nuovi progetti in animazione 3D che non sempre riescono, e anche questo My Little Pony si ferma a metà. È chiaramente rivolto ad un pubblico molto giovane ma l'animazione non fa troppi sforzi per creare qualcosa di nuovo e originale, comprese le canzoni della colonna sonora, che sfruttano le abilità vocali del cast originale. Ritrovare l'armonia di un tempo, di quando eravamo giovani potrebbe essere un messaggio anche per un pubblico più adulto, ma non riesce a colpire fino in fondo. Così come la metafora dell'industria messa in piedi dalla madre di Hitch (che controlla la legge, quindi legge e potere vanno a braccetto). Un'industria e un capitalismo che si basano sulla paura, perché considerata strumento di salvezza. "La paura è ciò che ci permette di sopravvivere" dice sempre la madre (che ricorda vagamente la Fata Madrina di Shrek).
Non basta la partecipazione al cast vocale originale di nomi come Ken Jeong, Elizabeth Perkins, Jane Krakowski, Phil LaMarr e Michael McKean. Non basta l'intento nobile della protagonista così come degli autori di infondere un messaggio di apertura mentale al "diverso" fin da piccoli - in fondo parliamo di tre specie della stessa famiglia equina, eppure si trovano ad anni luce di distanza ora. C'è uno sbilanciamento fra i sottotesti possibili della pellicola e l'impressione finale che invece dà alla visione. È ovviamente interessante come la soluzione, il coraggio e la voglia di sistemare la situazione partano dalla pony umana e senza poteri rispetto alle altre specie, e il messaggio sembra un po' essere quello alla base di Raya e l'Ultimo Drago ma espresso con molta più semplicità e meno inventiva, anche se chiaramente il pubblico di riferimento è differente anche se sembra lo stesso. Del resto l'assetto generale del film è molto semplice la regia a più mani di Robert Cullen e José L. Ucha insieme a Mark Fattibene non porta grandi novità, comprese le coreografie e le sequenze action, mantenendo un tono colorato e coccoloso.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di My Little Pony: Una nuova generazione segnalandolo come sia un film chiaramente rivolto a un pubblico di piccoli appassionati, e meno a nostalgici cresciuti. In quest’ottica la pellicola porta a casa il suo compito, ovvero quello di intrattenere divertendo e far passare il messaggio dell’amicizia come soluzione più importante di ogni altra, a dispetto della paura e della diffidenza verso il prossimo e il diverso.
Perché ci piace
- L’aver modernizzato il mondo di Equestria con la tecnologia d’oggi.
- Il messaggio di fondo dell’amicizia più potente della paura e della diffidenza.
Cosa non va
- La messa in scena, la struttura e lo sviluppo sono semplici e senza scossoni, rivolti solamente ad un pubblico infantile.