Murderbot, recensione: il punto di vista dell’intelligenza artificiale per la serie con Alexander Skarsgård

Basata sui romanzi The Murderbot Diaries, interpretata e prodotta dall'attore e creata da Chris e Paul Weitz, la serie arriva il 16 maggio su Apple TV+.

Alexander Skarsgård in un'immagine di Murderbot.

L'intelligenza artificiale è un argomento spinoso e profondamente attuale soprattutto in campo artistico. Insomma, quello di cui ci occupiamo noi e che ci riguarda in prima linea. Cosa succede se un racconto però, invece di essere narrato dalla prospettiva dell'umanità coinvolta, viene sviluppato attraverso quella dell'androide?

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Una scena del serial

Nasce la saga di libri The Murderbot Diaries di Martha Wells, vincitrice dei premi Hugo e Nebula, da cui gli showrunner premi Oscar Chris e Paul Weitz hanno ben pensato di trarre la nuova serie originale Apple TV+ Murderbot, disponibile dal 16 maggio con appuntamento settimanale. Non l'unico appeal del nuovo titolo, dato che il robot in questione è interpretato nientemeno che dal Premio Emmy Alexander Skarsgård, anche produttore.

Murderbot: chi ha paura dell'intelligenza artificiale?

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L'umanità in riunione

La serie Apple TV+ si presenta come una comedy thriller di fantascienza che racconta di un cyborg in grado di auto-hackerarsi. Come da manuale, il robot prova orrore verso le emozioni umane e il suo primo istinto sarebbe ucciderli (da qui il soprannome del titolo), come già successo a quanto pare a qualche altra squadra che ne abbia avuto uno. Eppure si ritrova attratto dai suoi vulnerabili nuovi clienti, che non sanno che si è auto-hackerato e quindi smarcato dal controllo umano. Una mina vagante potenzialmente pericolosa mentre lui vuole essere solamente lasciato in pace, guardare soap opera futuristiche e non venire scoperto, altrimenti l'azienda produttrice lo eliminerà come prodotto difettoso.

Mentre deve portare a termine una missione piuttosto pericolosa insieme alla squadra a cui è stato affidato, il protagonista prova a capire quale sia la sua vera identità e il proprio posto nell'universo. Una sorta di romanzo di formazione del futuro in cui chi dice che la scoperta di se stessi non valga anche per gli androidi? Il serial ovviamente coglie l'occasione per parlare di libero arbitrio sia dal punto di vista umano che robotico, rilevando similitudini e differenze di approccio alla questione ancestrale, che da sempre affascina tanto la filosofia e la scienza quanto il pubblico.

Un cast scelto non casualmente

Alexander Skarsgård è il casting perfetto per il personaggio principale, poiché riesce ad unire fin dallo sguardo commedia e dramma, dolore e curiosità, ed è interessante che abbia scelto questo ruolo per tornare alla serialità dopo il vampiro Eric Northman in True Blood e il marito violento Perry Wright in Big Little Lies. Accanto a lui interpreti volutamente meno di richiamo - in modo quasi meta-narrativo, dato che ad emergere dev'essere il suo personaggio in confronto alla squadra protagonista in missione nello spazio.

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Una sequenza di Murderbot

Noma Dumezweni, David Dastmalchian, Sabrina Wu, Akshay Khanna, Tattiawna Jones e Tamara Podemski: i primi due li potreste ricordare da Made for Love, Presunto innocente, Ant-Man 1 e 2. Ognuno di loro ha una reazione diversa nei confronti della presenza dell'IA sulla loro astronave e questo provocherà una serie di confronti proprio come quelli che faremmo noi oggi se ci si presentasse una situazione simile in un qualsiasi gruppo di lavoro. Anche nella redazione di Movieplayer.it, per dire.

Sci-fi umano (e robotico) nella serie Apple TV+

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La squadra protagonista

La fantascienza più riuscita e che più avvicina anche gli spettatori meno avvezzi al genere, lo sappiamo, è quella più umana perché tocca corde molto più emotive che teoriche nei loro cuori. Murderbot riesce in parte in questo senso perché propone una storia che si muove a metà strada tra drama e comedy, non trovando sempre la propria strada ma offrendo molti spunti di riflessione interessanti.

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Alexander Skarsgård in versione robot

Da 2001: Odissea nello Spazio ad A.I. e _Westworld, è sempre stata la ribellione delle macchine a farla da padrona nelle storie sull'intelligenza artificiale, ma forse un'altra via di racconto è possibile. L'originalità principale sta proprio nel punto di vista dell'IA e non dell'umanità coinvolta, costantemente ripetuta al pubblico grazie alla voce fuoricampo del protagonista in modo da poter sentire i suoi pensieri. Nonostante sia un robot. O forse proprio per questo.

Conclusioni

Murderbot è una serie che conferma la qualità basica di Apple TV+ ma non riesce ad andare troppo oltre, muovendosi in terreni già battuti in modo nuovo ma anche un po’ incerto. Ottimo Alexander Skarsgård che volutamente emerge dal cast di contorno, semi-sconosciuto, formando un buon gruppo di lavoro, davanti e dietro la telecamera. Il merito principale dello show? La riflessione sulle nostre diverse reazioni e approcci all’intelligenza artificiale e il punto di vista della narrazione, robotico piuttosto che umano, ma senza dimenticarne l’aspetto emotivo, anzi.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L’originalità della prospettiva del racconto.
  • I diversi modi di reagire all’intelligenza artificiale.
  • Alexander Skarsgård funziona come interprete principale.
  • Il resto del cast gli va dietro…

Cosa non va

  • …forse rimanendo un po’ troppo nei ranghi.
  • Dramma, commedia, fantascienza: tanti generi e toni ma manca una strada univoca.