Dovevamo prevederlo dall'incipit, quando un ragazzo con una felpa col logo di Batman si presenta titubante davanti a una porta con un martello dietro la schiena, che non sarebbe stato un film banale. Anzi, se siete solo appena appassionati di splatter, humour e anche di grande cinema (ebbene sì), allora non perdetelo. Come vedremo nella recensione di Muori papà... muori! - Why Don't You Just Die!, quello del regista russo Kirill Sokolov è infatti un esordio folgorante da non perdere. Muori papà... muori! - Why Don't You Just Die!, titolo italiano fuorviante agganciato a quello internazionale (l'originale è Papa, sdokhni), pur prodotto nel 2018 è appena uscito per Koch Media direct to video e da poco è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.
In una sola stanza violenza, fiumi di sangue e... Morricone
Innanzitutto la storia, molto semplice: Matiev si presenta in casa del padre della sua ragazza con un martello per ucciderlo. Come scopriremo in un flash-back, è stata propria la fidanzata Olya a commissionargli l'omicidio, rivelando di essere stata abusata da piccola dal padre, un poliziotto. Da lì in poi è un'escalation di feroce (eppure umoristica) violenza senza esclusione di colpi.
Nell'angusta location di una stanza o poco più, seguiranno spari di pistole e fucili, botte da orbi, televisori spaccati in testa, muri sfondati, craniate sui mobili, borse di soldi, innumerevoli tentativi di omicidio, arresti cardiaci di un quarto d'ora, perfino un suicidio e soprattutto sangue in quantità industriale, davvero a secchiate (a proposito, guardate i titoli di coda). Il tutto con stile fumettistico, un ritmo forsennato e adrenalinico, abilmente inframezzato da suggestivi rallenty, punteggiato da note epiche di Morricone e da una colonna sonora pop, e spezzato solo da brevi flashback che spiegano il perché si è arrivati a quel punto.
Da Sergio Leone a Tarantino, ma l'impronta personale c'è
Sembra tutto facile e lineare, fin troppo, eppure funziona alla grande. Vedere per credere. Se certe inquadrature da tipico duello western ricordano Sergio Leone, se le musiche miste a violenza pulp, con tanto di ironia pungente, fanno venire in mente Quentin Tarantino, beh è proprio così. Ma la bravura di Kirill Sokolov è che pur attingendo a simili maestri, riesce a far emergere una chiara impronta personale, rivelando un'abilità nella costruzione della scena davvero sorprendente, nonché una tecnica audace utilizzata con tanto coraggio e senza paura di esagerare.
La regia è effervescente e guizzante, i dialoghi spumeggianti, la sceneggiatura con l'incastro raccontato dai flash-back, seppur con qualche ingenuità, funziona. E poi c'è il look, un film follemente colorato che acceca con rossi e verdi pastello accesissimi che dominano tutto. E infine i personaggi, indubbiamente azzeccati e ben interpretati, a partire da Matvey (Aleksandr Kuznetsov) dal poliziotto padrone di casa (Vitaliy Khaev).
L'avidità senza confini e la voglia di restare vivi
Ma in questa carneficina ironica ad alta dose di splatter, non manca la morale. E i temi sul piatto sono evidenti: l'avidità non conosce confini, travolge anche gli affetti familiari e non, non c'è parentela, amore o amicizia che tenga. Il male attira male, quando comanda il denaro arriva la violenza. Tanto più estrema proprio perché riguarda affetti e persone vicine fino a poco prima. Se una persona è inumana e cinica, sarà capace di tutto. Anche di far scivolare gli altri in quella china. In quella violenza che sfonda la realtà, l'incredibile è che non si vuole morire mai. E anche dopo fiumi di sangue qualcuno dei protagonisti è sempre vivo, da qui il Why Don't You Just Die! del titolo internazionale. Come speriamo non muoia mai la voglia di stupire del giovane regista russo.
Conclusioni
Come si sarà capito dalla recensione di Muori papà … muori! - Why Don’t You Just Die!, l’esordio del regista russo Kirill Sokolov, pur non privo di ingenuità, ci è piaciuto moltissimo. Colpiscono il ritmo, il coraggio di alcune scene, l’uso sapiente della musica e la sapienza della messa in scena di sequenze dove il sangue abbonda e si misura a secchi. Il tutto con una buona dose di humour e lasciando un’impronta personale, pur nell’evidente omaggio a grandi maestri del cinema.
Perché ci piace
- L’abilità della costruzione di alcune scene in spazi angusti.
- Lo splatter e il sangue a fiumi non sembrano mai fuori posto.
- Il ritmo a strappi sapientemente gestito tra accelerazioni, rallenty e utilizzo della colonna sonora.
- I personaggi sono davvero spassosi.
Cosa non va
- Emerge qualche sbavatura e ingenuità, soprattutto nella gestione dei flashback.