Modi, la recensione: il biopic (troppo) poco fluido di Johnny Depp su Amedeo Modigliani

Dopo il debutto del 1987 con The Brave, l'attore torna dietro la macchina da presa per raccontare il pittore livornese. Un ritratto in cui sono presenti tanti richiami della vita e carriera della star di Hollywood. Ma il risultato rimane nel mezzo.

Sul set di Modi - Tre giorni sulle ali della follia

"Perché Livorno dà gloria soltanto all'esilio e ai morti la celebrità". Vinicio Capossela racchiude così in un verso della sua Modì il destino beffardo di Amedeo Modigliani, il pittore morto a soli 35 anni di tubercolosi a Parigi senza aver conosciuto il plauso e la fama date dalle sue creazioni. Ora anche Johnny Depp dedica un'opera all'artista, Modi - Tre giorni sulle ali della follia, che - dopo l'anteprima al festival di San Sebastian e il passaggio alla Festa del Cinema di Roma - arriverà nelle nostre sala a novembre. Settantadue ore nella vita dell'artista bohémien interpretato da Riccardo Scamarcio nella Parigi del 1916 nella morsa della guerra.

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Johnny Depp sul set del film

In lui il desiderio di porre fine alla sua carriera e tornare nella città natale, complice la polizia sulle sue tracce. A cercare di dissuaderlo i suoi amici e colleghi Maurice Utrillo (Bruno Gouery) e Chaim Soutine (Ryan McParland) e la giornalista e amante Beatrice Hastings (Antonia Desplat). Ma se da un lato Modi vuole mettere pennelli e tavolozze al chiodo, dall'altro il mercante d'arte Leopold Zborowski (Stephen Graham) mette una pulce nel suo orecchio: il collezionista Maurice Gangnat (Al Pacino) ha visto uno dei suoi bozzetti e lo ha trovato "interessante". Una sola parola in grado di poter cambiare il suo destino.

Una lunga gestazione

Seconda regia di Johnny Depp dopo l'esordio nel 1997 con The Brave, Modi ha avuto una lunga gestazione che si perde alla fine degli anni Settanta quando Al Pacino ebbe l'idea di realizzare un film sul pittore livornese basato sull'opera teatrale Modigliani di Dennis McIntyre. Negli anni alla possibile regia si sono susseguiti nomi enormi, da Francis Ford Coppola a Bernardo Bertolucci passando per Martin Scorsese. A causa di difficoltà produttive non se ne fece nulla. Negli anni Novanta entrò in gioco Mick Davis con uno nuovo script al quale Pacino, che avrebbe dovuto sedere dietro la macchina da prese, chiese di inserire elementi della sceneggiatura precedente.

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Riccardo Scamarcio è Modigliani

Il protagonista sarebbe dovuto essere Johnny Depp, ma a David l'idea di intrecciare le due storie non piacque e alla fine realizzò il suo Modigliani con il volto di Andy Garcia. Facendo un lungo salto temporale, dai primi anni Duemila si arriva all'estate del 2022 quando l'attore di Paura e disgusto a Las Vegas viene ufficialmente annunciato come il regista di Modi. La sceneggiatura è firmata da Jerzy e Mary Kromolowski e si basa proprio sull'opera teatrale di McIntyre.

Modi, Riccardo Scamarcio: "Il nostro Modiglioni è un alter ego di Johnny Depp"

Amedeo Modigliani c'est moi

La scena si apre in un elegante cafè parigino in cui il pittore con il volto di Scamarcio ritrae annoiate e facoltose signore per rimediare qualche franco. In pochi minuti la situazione degenera con Modi inseguito per la sala che salta di tavolo in tavolo in una sequenza che sembra un chiaro omaggio allo spirito di Jack Sparrow. Al posto della spada, però, una baguette.

E di rimandi diretti alla vita e carriera dell'attore e regista ce ne sono svariati nel corso del film. Modi è un film che parla del giudizio a cui è sottoposto costantemente l'artista, della freddezza del mercato - dell'arte, del cinema o della letteratura - rispetto al fuoco che muove la creazione e che lancia più di una sferzata contro la critica. "Io faccio arte, tu ne scrivi solo" afferma il pittore parlando con Beatrice. Dei punti di contatto con la sua esperienza e qualche sassolino tolto dalla scarpa. Ma artista e critico, ricorda la giornalista amata, hanno una cosa in comune: la pagina bianca. La stessa che deve essere riempita di un contenuto o concetto valido, capace di parlare con chi vi entra in contatto.

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Johnny Depp e il cast del film sul set

Tante intuizioni, poca fluidità

Ispirato nel titolo ad un verso di Baudelaire, Modi - Tre giorni sulle ali della follia da un lato è visivamente debitore delle stesse opere di Modigliani nella tavolozza di colori scelti da Dariusz Wolski e Nicola Pecorini, dall'altro è un gioco citazionista che Johnny Depp fa con il cinema muto. Sequenze in bianco e nero in cui ritrovare Buster Keaton e Charlie Chaplin, il cinema espressionista tedesco e gli intertitoli. Un'idea originale che nella pratica, però, finisce addirittura per risultare ripetitiva e slegata dal resto del racconto.

Dedicato alla memoria del cantante e chitarrista Jeff Beck, il film contiene al suo interno molta musica. Ma anche in questo caso l'esito non è fluido. La colonna sonora di Sacha Puttnam e Steve McLaughlin ha al suo interno elementi al contempo giocosi e sinistri che si intervallano a brani non originali come Tom Traubert's Blues (Four Sheets to the Wind in Copenhagen) di Tom Waits o Catherdrals dei Jump, Little Childern. Scelte che riflettono l'andamento dei film. Ricco di possibili intuizioni che finiscono per accavallarsi l'una sull'altra.

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Un film che resta "nel mezzo"

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Antonia Desplat è Barbara

Filmato in inglese con alcune incursioni in francese e in italiano, Modi - Tre giorni sulle ali della follia avrebbe goduto di una maggiore attenzione dedicata proprio alla lingua. Se Riccardo Scamarcio nelle sue battute in italiano avesse utilizzato un'inflessione toscana - magari colta solo dal pubblico nostrano, è vero - la sua interpretazione ne avrebbe giovato in autenticità.

Inoltre, per un film che parla della creazione (e distruzione), del sacrificio, della tensione artistica, in Modi troppo poco spazio è dedicato alle sue opere, alla loro genesi e significato, compresi "quegli occhi morti" che sono una delle cifre più riconoscibili della sua arte. Il Modigliani di Riccardo Scamarcio è stanco di essere un "forse". Di non essere né troppo né troppo poco. Allo stesso modo anche Modi resta nel mezzo. Specie per un film che nel titolo cita la follia.

Conclusioni

Johnny Depp torna alla regia con un progetto dalla lunga gestazione e dalla grande ambizione: raccontare uno dei più grandi pittori del Novecento, Amedeo Modigliani. Al suo interno l'attore/regista inserisce una serie di rimandi alla sua vita e carriera. Così come svariati elementi di riflessione sull'artista e il rapporto con il giudizio, la critica, il mercato. Ma al suo interno più di un elemento scricchiola: dalle sequenze in cui omaggia il cinema muto all'uso dell'italiano senza inflessione toscana che avrebbe regalato al film una maggiore autenticità. È un film che rimane nel mezzo, con delle idee sicuramente, ma non sviluppate al meglio delle proprie possibilità.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il lavoro sulla luce di Dariusz Wolski e Nicola Pecorini ispirato alla tavolozza dei colori del pittore
  • La riflessione sul rapporto tra arte e mercato
  • L'omaggio al cinema muto nelle sue intenzioni

Cosa non va

  • L'omaggio al cinema muto nella sua esecuzione
  • La sequenza delle allucinazioni
  • La mancata attenzione ad un accento livornese nelle parti recitate in italiano
  • L'uso della musica che manca di uniformità
  • Una mancanza generale di fluidità