Recensione Perfect Stranger (2007)

Un film moderno, girato con uno stile pulito che però, nella sua parte finale, ha il difetto di diventare improvvisamente un po' troppo artificioso.

Mistero in rete

Non sappiamo quale sarà il riscontro di pubblico che Perfect Stranger riuscirà ad ottenere al botteghino ma una cosa è certa: l'ultimo lavoro di James Foley (Americani, A distanza ravvicinata, Più tardi al buio) distribuito in Italia dalla Sony Pictures è senz'altro in possesso dei requisiti giusti per richiamare l'attenzione degli spettatori, ad iniziare dal cast artistico.
Protagonisti del film, infatti, sono due grandi star del cinema hollywoodiano: la bellissima Halle Berry (prima afroamericana a vincere l'oscar con il film Monster's Ball - L'ombra della vita) nei panni di un'intrepida giornalista chiamata ad indagare sulla misteriosa morte di una sua amica d'infanzia e il veterano, in senso cinematografico s'intende, Bruce Willis, che interpreta il ruolo di un "boss" di una grande azienda pubblicitaria con il debole per le chat. Spinta dal desiderio di scoprire chi è il responsabile dell'uccisione della sua amica, Rowena (Halle Berry) passo dopo passo e, grazie al determinante aiuto di un suo amico esperto d'informatica (Giovanni Ribisi), inizierà a scoprire una segreto dopo l'altro, fino ad arrivare al pubblicitario Harrison Hill (Bruce Willis) e a ciò che lo legava alla sua amica, ovvero la chat su cui s'incontravano e organizzavano i loro incontri. È a questo punto però che la storia inizia a complicarsi. Non tutto è quello che appare e non tutti i personaggi sono quello che sembrano. Questo vale in modo particolare per la protagonista femminile. Rowena infatti è una giornalista sempre a caccia dello scoop, ma è anche la finta stagista che s'infiltra nell'agenzia pubblicitaria di Hill per scoprire se c'è qualcosa che possa legarlo alla morte della sua amica, ed è anche una donna tormentata con un passato doloroso e pieno di brutti ricordi legati alla sua infanzia. A tale proposito bisogna fare i complimenti alla Berry, capace di un'interpretazione emotiva e convincente.

La pellicola si inserisce nel filone del thriller ma, come capita ormai sempre più spesso di vedere al cinema, non manca di strizzare l'occhio ad altri generi cinematografici arricchendosi di sfumature psicologiche e finendo per risultare più godibile anche ai non appassionati del genere. Foley ha puntato sull'attualità affrontando un tema, quello del mondo di internet e dell'universo delle chat, che coinvolge ogni giorno sempre più persone. Siamo in una sorta di universo parallelo, una zona oscura, misteriosa, ricca di contraddizioni, in cui le persone comunicano e soddisfano le necessità più diverse, e in cui il confine tra il reale e l'immaginario è assai labile. Un altro elemento su cui il regista ha lavorato molto e in cui ben poco viene lasciato al caso è il linguaggio informatico. La terminologia è spesso tecnica e non mancano "sconfinamenti" verso argomenti inerenti alla pirateria informatica e il fenomeno hacker in genere. Da questa base di partenza il regista racconta la sua storia e costruisce i suoi personaggi che, non a caso, nascondono tutti un qualche segreto dietro la loro apparente facciata. Mistero in rete e segreti nella vita.
Perfect Stranger è un film moderno, girato con uno stile pulito che però, nella sua parte finale, ha il difetto di diventare improvvisamente un po' troppo artificioso. Probabilmente tutta la tensione che si accumula durante la visione da qualche parte doveva fuoriuscire; tuttavia, durante l'ultima sequenza la mente non può fare a meno di tornare all'Hitchcock de Il delitto perfetto e allora un profondo senso di straniamento è inevitabile, e il giudizio finale sul film subisce una brusca ed improvvisa caduta verso il basso.