"Bela Lugosi's Dead", "Bela Lugosi è morto", cantano i Bauhaus nella sequenza d'apertura di Miriam si sveglia a mezzanotte (The Hunger), il film d'esordio di Tony Scott che usciva nei cinema americani il 29 aprile del 1983. Il cantante dei Bauhaus è in una sorta di gabbia, tra fumo, luci al neon blu, musica new wave. Una ragazza danza in chiodo di pelle nera, un altro uomo vestito in pelle è sul divano. I due vengono sedotti da Blaylok e Miriam, in una scena che sembra uscita dalle pagine di un libro di Bret Easton Ellis. Delle scimmie in gabbia urlano, in montaggio alternato. Potete immaginare come andrà a finire.
Miriam si sveglia a mezzanotte è un horror estetizzante, una storia di vampiri come, fino ad allora, non l'avevamo mai vista. "Bela Lugosi è morto", recita il titolo di quella canzone: era lo storico attore che interpretava Dracula nel film di Tod Browning del 1931. E il film di Tony Scott fa piazza pulita delle atmosfere degli horror Universal e dell'iconografia classica legata al mondo dei vampiri. Miriam si sveglia a mezzanotte ci mostra i vampiri ai tempi della new wave, ai tempi dei videoclip e degli spot pubblicitari, negli anni in cui al cinema, arrivavano registi dal mondo dell'advertising che portavano nei film un'estetica patinata, ma riuscendo a farla diventare grande cinema. Ridley e Tony Scott, ma anche Adrian Lyne e, più tardi, David Fincher. Ma Miriam si sveglia a mezzanotte è anche uno dei memorabili ruoli cinematografici che, negli anni Ottanta, hanno visto David Bowie diventare anche una star del cinema.
David Bowie è il vampiro Blaylok
In Miriam si sveglia a mezzanotte, David Bowie impersona Blaylok, un vampiro del diciottesimo secolo che vive ancora nella New York degli anni Ottanta. La sua amante, Miriam, ha seimila anni: a interpretarla è Catherine Deneuve. I due cercano nuove prede per sopravvivere. Ma Blaylok, all'improvviso, comincia a invecchiare sempre più velocemente. Si rivolge a Sarah, una dottoressa che studia l'invecchiamento precoce (Susan Sarandon). Quando Sarah raggiunge la loro casa perché interessata al caso di Blaylok, tra lei e Miriam nasce subito una grande attrazione.
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David Bowie, rockstar e star del cinema
È curioso che a interpretare Blaylok, un personaggio che si trova repentinamente ad invecchiare, a perdere all'improvviso tutta la sua giovinezza, sia proprio David Bowie, un artista e un uomo che, fino quasi alla sua scomparsa, ha sempre sfidato il tempo e ha sempre dato l'impressione di essere senza un'età, per sempre giovane. Nel ruolo di Blaylok David Bowie è affascinante, impeccabile. Riesce ad essere sexy, ma anche freddo, affascinante ma anche altero, con l'aria di chi è una creatura soprannaturale. È elegantissimo, in completi chiari, giacche dai risvolti vistosi accompagnate da camicie azzurre, un look che sembra essere quello legato alla sua immagine di Let's Dance, il suo album che, proprio in quei giorni, stava uscendo sul mercato, per diventare un successo mondiale. In quei giorni David Bowie era una rockstar e allo stesso tempo una star del cinema.
La carriera cinematografica di David Bowie, mai scontata
Ma la carriera cinematografica di David Bowie non è stata affatto scontata. La star ha scelto spesso percorsi tortuosi, inconsueti, mai scontati per un personaggio della sua portata. Da L'uomo che cadde sulla Terra (1976) di Nicolas Roeg, in cui interpreta Thomas Jerome Newton, alieno che arriva sulla Terra, dove, grazie ai brevetti di invenzioni importanti, crea un impero finanziario, fino a Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence, 1983) di Nagisa Oshima, in cui interpreta il maggiore inglese Jack Celliers, catturato e rinchiuso in un campo di prigionia dall'esercito giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Furyo uscì, come Miriam si sveglia a mezzanotte, in pieno Serious Moonlight Tour, il tour mondiale che seguì Let's Dance. Ma non dimentichiamo Gigolo (1978), la sua apparizione, nel ruolo di se stesso, in Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino (1980) e Labyrinth (1986), di Jim Henson, prodotto da George Lucas, un fantasy che lo vede nel ruolo de Re dei Folletti. Si tratta di ruoli molto particolari. Finiti gli anni Ottanta, Bowie sarebbe tornato saltuariamente al cinema, ma i suoi cult movie sono quelli di questo periodo.
David Bowie, in Miriam si sveglia a mezzanotte, è ovunque
Ma la presenza di David Bowie, in Miriam si sveglia a mezzanotte, è ovunque. Perché i Bauhaus, la band che appare sui titoli di testa del film, sono un gruppo che deve molto a Bowie. Non a caso uno dei loro più grandi successi è Ziggy Stardust, cover della famosa canzone del Duca Bianco. E perché nella colonna sonora si ascoltano due brandi di Iggy Pop, Funtime e Nightclubbing, due canzoni tratte da The Idiot, l'album di Iggy Pop scritto e prodotto da Bowie, con molti dei suoni che sarebbero entrati poi nel suo album Low, tanto che in molti considerano The Idiot alla stregua di un album di Bowie. In particolare, è molto efficace la sequenza sulle note di Funtime, che raccontano l'aggressione di Blaylok nei confronti di un ballerino in una galleria. Nella colonna sonora c'è anche molta musica classica (Bach, Schubert, Ravel, Delibet) che dona al film un'atmosfera antica, romantica e decadente, accentuata dai costumi di Milena Canonero. Ma per capire come David Bowie sia un vampiro perfetto basti sapere che Anne Rice, l'autrice del romanzo Intervista col vampiro, dichiarò di essersi ispirata proprio a Bowie per il suo protagonista Lestat, tanto da essere rimasta delusa quando, per l'adattamento cinematografico del 1994, il ruolo andò a Tom Cruise (salvo ricredersi dopo aver visto la sua interpretazione).
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I marchi di fabbrica di un certo cinema degli anni Ottanta
Segno evidente della grandezza di David Bowie, Miriam si sveglia a mezzanotte è un segno dei tempi e di un certo modo di fare cinema. Guardate le luci in ogni sequenza. Non sono mai realistiche, sono sempre chiaramente irreali, forzate. Sono molto spesso incidentali, tagliano obliquamente la scena, arrivano potenti dall'esterno a costruire un mondo di penombra, di chiaroscuri virati in blu. Che è un colore dominante del film insieme al bianco, usato per drappeggi e tende che si muovono in molte scene e contribuiscono a creare un effetto avvolgente, sensuale e voluttuoso. Così come ritroviamo la classica luce "a righe" che filtra dalle persiane semichiuse. Sono tutti dei marchi di fabbrica di quel cinema degli anni Ottanta che, come dicevamo, si contaminava con gli stilemi del videoclip e dello spot pubblicitario. Il montaggio delle sequenze iniziali, che alterna il concerto dei Bauhaus, le scene di seduzione e le scimmie impazzite, e poi il tramonto a New York, è un chiaro esempio di questa estetica cinematografica. The Hunger sarebbe diventata una serie tv antologica, prodotta sempre da Ridley e Tony Scott e andata in onda tra il 1997 e il 2000, con David Bowie nelle vesti di presentatore della seconda stagione.