Minority Report: la fantascienza di Dick arriva in TV

La nuova serie Fox riprende ambientazione e temi dell'omonimo film firmato da Spielberg nel 2002, ma debutta con un pilot che non convince del tutto.

È un'idea affascinante la pre-crimine, come tante delle idee di Philip K. Dick adattate, e spesso semplificate e tradite, in film di successo. Nel caso specifico si tratta di un sistema sviluppato nella Washington del futuro e basato sulle precognizioni di tre gemelli dotati di poteri extrasensoriali e usato per prevedere i crimini e fermarli prima che siano commessi... con tutte le implicazioni etiche che comporta lo spostare la punizione dall'atto in sé all'intenzione di compierlo.

Minority Report: un'immagine del pilot della serie
Minority Report: un'immagine del pilot della serie

Uno spunto interessante che partendo da Rapporto di minoranza di Dick viene sviluppato da Steven Spielberg nel 2002 in Minority Report, un lungometraggio che probabilmente deve la sua fama più ai nomi coinvolti nel progetto che all'idea da cui deriva, ovvero lo stesso regista di E.T. e Incontri ravvicinati ed il protagonista Tom Cruise. Quell'idea, però, resta affascinante e non stupisce la volontà di riprenderla e sfruttarne ulteriormente tutte le potenzialità. Accade ora, grazie alla Fox americana con una serie TV in onda dal 21 Settembre 2015 e sviluppata da Max Borenstein, già sceneggiatore dell'ultimo Godzilla americano.

Vita da Precog

Minority Report: Stark Sands nel pilot della serie
Minority Report: Stark Sands nel pilot della serie

Siamo ancora a Washington, ma l'anno è il 2065, ovvero undici anni dopo la chiusura del progetto Pre-crimine e gli eventi del film di Spielberg. Il fallimento di quel complesso sistema attivo per sei anni in cui aveva ridotto il tasso di omicidi praticamente allo zero comporta una cosa in particolare: i tre gemelli le cui visioni consentivano tale successo, i tre Precog, sono ora liberi ma non per questo felici e sereni. Uno dei tre in particolare, Dash, è ancora tormentato dalle visioni di omicidi e decide di mettersi al servizio della polizia per aiutare a risolvere (o prevenire) dei delitti. Non può farlo in modo ufficiale, ovviamente, perché tanti, troppi, vorrebbero mettere le mani sul dono di Dash e i due frateli Arthur e Agatha ed è per questo che i tre ex Precog sono stati cancellati da qualunque sistema e nascosti al mondo. Inoltre sappiamo già dal film del 2002 che è l'unione dei tre a comporre il puzzle che permette di avere tutte le informazioni necessarie a individuare il potenziale assassino. Agatha è infatti la più dotata dei tre, mentre Arthur riesce a carpire i nomi delle persone coinvolte nella precognizione e Dash alcuni dettagli che sfuggono agli altri.

Pre-procedurale

Minority Report: Stark Sands e Meagan Good del pilot della serie
Minority Report: Stark Sands e Meagan Good del pilot della serie

Il ragazzo, fragile e insicuro per i tanti anni di reclusione ed un'esistenza segnata dalle visioni e dal programma che le sfruttava, si mette così al servizio della legge indirettamente, contattando la detective Lara Vega e fornendole i confusi brandelli di indizi in suo possesso. Ciò permette a Minority Report un approccio al procedurale che potrebbe giovare di una certa originalità, ma che alla fine, almeno a giudicare da una premiere non stimolante, non si discosta troppo dalla formula classica di questa tipologia di serie. Che si indaghi o meno su un crimine ancora da compiersi poco influisce sulla struttura del singolo episodio e dalla natura autoconclusiva degli stessi, avvicinandosi magari a serie come The Mentalist o Medium. Da questo l'esigenza di aggiungere qualche accenno a una storyline orizzontale che scopriremo poco a poco, la richiesta d'aiuto di Arthur (per interpretare il quale è stato già annunciato Nick Zano, contrariamente alle voci iniziale che avrebbero voluto Stark Sands nei panni di entrambi i gemelli) che chiude il pilot nella miglior tradizione seriale e il passato della detective Vega.

Un pilot deludente

Minority Report: Stark Sands e Daniel London nel pilot della serie
Minority Report: Stark Sands e Daniel London nel pilot della serie

Ma non è la natura episodica e procedurale di Minority Report a suscitare le nostre perplessità, quanto la costruzione dello script e nella gestione dei toni dello show condotto da Borenstein: pur avendo il merito di allinearsi bene all'ambientazione e tecnologia già conosciuta dal film di Spielberg (concedendosi anche un paio di citazioni/sfottò simpatici, come il promo della 75ma, quanto probabilissima, stagione de I Simpson), fallisce nel calibrare i toni, nel proporre uno spirito leggero che sembra mettere in secondo piano le riflessioni che i Precog, con la loro esistenza e con il programma di cui hanno fatto parte, potrebbero far nascere. Si sceglie piuttosto di calcare la mano sugli aspetti più buffi derivanti dall'incapacità sociale di Dash, nel suo rapporto appena instaurato con Vega (un Meagan Good piuttosto convenzionale) e con il prossimo in generale, e su una certa superficialità e prevedibilità che speriamo di veder accantonata già dai prossimi episodi.

Movieplayer.it

2.5/5