Non abbiamo mai avuto dubbi sulla bravura di Pierfrancesco Favino. Tuttavia, c'è un momento ben preciso in cui ci siamo resi conto della sua incredibile profondità interpretativa. Un momento fugace, da cogliere. Del resto, se la grandezza si nasconde nei dettagli, eccoci in una sequenza de Gli anni più belli, poco prima del finale. Una sequenza capace di esplicare il concetto: Favino, che nel film interpreta Giulio Ristuccia, torna nella sua casa d'infanzia, insieme a sua figlia adolescente. Un momento intimo, malinconico, sentito. Pierfrancesco Favino riesce a farci sentire le stesse emozioni provate dal suo personaggi, mostrandosi vulnerabile davanti al tempo e davanti la vita. Una scelta forse inusuale, vista la sua lunga filmografia, eppure marcatamente rappresentativa, e sicuramente poco scontata.
Una carriera iniziata nel 1991 (Una questione privata, film tv di Alberto Negrin) ed esplosa poi all'inizio degli anni Duemila proprio grazie a Gabriele Muccino che lo ha voluto tra i protagonisti del suo cult, L'ultimo bacio. Da lì in poi, una serie di sceneggiature che lo hanno reso tra i talenti più puri del nostro cinema. Da zero a dieci di Ligabue, El Alamein - La linea del fuoco di Enzo Monteleone, Romanzo Criminale di Michele Placido. Il talento diventa eccellenza, arrivano i premi e la chiamata di Hollywood: Una notte al museo, Le cronache di Narnia - Il principe Caspian, Miracolo a Sant'Anna, Angeli e demoni. Ma l'Italia, per lui, nato a Roma e diplomato alla Silvio D'Amico, è il punto focale: lo vediamo in Saturno contro di Ferzan Ozpetek, ne L'industriale di Giuliano Montaldo, in ACAB - All Cops Are Bastards di Stefano Sollima. In mezzo, ancora gli USA: World War Z al fianco di Brad Pitt e Rush di Ron Howard. Il resto, in una filmografia che conta più di cinquanta titoli, è storia abbastanza recente: Pierfrancesco Favino colleziona riconoscimenti, alternando in modo intelligente toni e umori, generi e autori. Diventando uno dei punti fermi dello star system italiano. Dunque, abbiamo provato a riassumerne la carriera di "Picchio" Favino attraverso alcuni rigorosamente diversi tra loro. Dalle risate con Carlo Verdone, ai toni noir di L'ultima notte di Amore: ecco i 7 film da vedere di Pierfrancesco Favino.
1. Il traditore
David di Donatello e Nastro d'Argento per Pierfrancesco Favino nel ruolo (tutt'altro che semplice) del mafioso di Cosa Nostra e poi collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta. Apriamo la nostra classifica con Il traditore di Marco Bellocchio, il film che, forse, ha suscitato maggior riverbero, o almeno quello che ha richiesto a Favino una forte sospensione di giudizio, nonché una preparazione fisica che lo ha visto ingrassare dieci chili. Una vera e propria trasformazione per uno dei film più apprezzati degli ultimi anni.
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2. Posti in piedi in Paradiso
Pierfrancesco Favino non si è mai tirato indietro, quando si tratta di fare commedia (l'ultima in ordine d'arrivo è Corro da te di Riccardo Milani). Tra le tante, però, abbiamo scelto uno dei film più sottovalutati di Carlo Verdone: Posti in piedi in paradiso. Nel film Favino interpreta un ex critico cinematografico squattrinato, che si ritrova a condividere il percorso con altri due sgangherati protagonisti, Marco Giallini e lo stesso Verdone. Con un tris così, impossibile non ridere. Scena cult: Favino che, durante un buffet per la stampa, si mette in tasca la frutta...
3. L'ultima notte di Amore
Lo avevamo scritto anche nel nostro approfondimento: L'ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano mette in risalto tutta la malleabilità di Favino. Un film cupo, oscuro, diremmo "di genere". Un film che cambia come cambia il volto del protagonista, Franco Amore, poliziotto quasi in pensione che accetta un incarico di cui si pentirà amaramente. Nella Milano dell'illegalità, Di Stefano dirige un poliziottesco d'altri tempi, poggiando l'intera sceneggiatura sulle espressioni di Pierfrancesco Favino. Una recitazione di fiato, di pancia, di sguardo. Pazzesco.
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4. Saturno contro
Pierfrancesco Favino in uno dei momenti più intensi della sua carriera. Ferzan Ozpetek lo ha voluto tra i protagonisti di una delle sue pellicole più amate, Saturno contro. Nel film interpreta Davide, scrittore omosessuale, sconvolto dalla morte del suo compagno Lorenzo, con il volto di Luca Argentero. Otto milioni al botteghino e un Favino perfetto e misurato nell'elaborazione del dolore. Il resto, è poi affidato allo sguardo di Özpetek, tra i pochi a saper tenere le redini dei cast corali: oltre Favino e Argentero, anche Stefano Accorsi, Ambra Angiolini, Margherita Buy, Filippo Timi e l'indimenticabile Ennio Fantastichini.
5. Senza nessuna pietà
Grandi autori ma anche registi alla loro opera prima. Tra i film da vedere di Favino mettiamo anche l'ottimo Senza nessuna pietà che ha segnato il debutto alla regia di Michele Alhaique. Nel film veste i panni di Mimmo, figlio adottivo di una famiglia criminale romana. Vorrebbe uscire dal giro, e quando si invaghisce di Tania (Greta Scarano), che fa la escort, le cose finiscono per peggiorare. Una performance asciutta, anche questa decisamente fisica, e poi asciugata dagli orpelli e rigirata su una sostanza che rende quasi inutili i dialoghi. Grande film, grande personaggio, grande interpretazione. Presentato alla Mostra di Venezia.
Recensione Senza nessuna pietà (2014)
6. Suburra
Tra gli imperdibili di Pierfrancesco Favino citiamo anche Suburra di Stefano Sollima, tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Il motivo? Un film pop, che va dritto al punto, che cattura e affascina per il mondo "di sotto" che mette in scena. E poi, troviamo la più rigida e inflessibile interpretazione di Favino, che interpreta l'on. Filippo Malgradi, disposto a tutto pur di restare attaccato al governo dimissionario. In questo caso, Favino recita come se indossasse un'imperscrutabile e ambigua maschera, rendendolo un perfetto mostro moderno.
7. Nostalgia
Mario Martone adatta il romanzo di Ermanno Rea ideando il personaggio principale, Felice Lasco, pensando all'intensità di Favino. Un ruolo complicatissimo quello di Nostalgia, in quanto l'attore recita con un promiscuo accento nord-africano e napoletano. Una discesa nei ricordi, nei rimpianti, nel dolore. Favino recita con gli occhi e con i sentimenti, e ci regala una scena di esplosiva umanità: il bagno alla sua madre anziana (Aurora Quattrocchi), nel cuore del rione Sanità a Napoli.