Arriva a Roma il leggendario Mel Brooks, impegnato nella promozione di The Producers - Una gaia commedia neonazista, commedia musicale dalla genesi davevro peculiare: è tratto infatti dal musical di Broadway a sua volta basato sul film di Brooks del '68, Per favore, non toccate le vecchiette.
Tanto per non smentire la sua fama, per prima cosa il regista e produttore si è profuso in una dimostrazione della sua prova al doppiaggio di un piccione, di un gatto e di un soldato nazista per un film, e poi ha risposto con vivacità e cordialità alle domande dei giornalisti.
Mr. Brooks, in italia alcuni comici di grande successo sono stati allontanati dalla televisione perché considerati scomodi dal governo. In America una cosa del genere è mai successa? Mel Brooks: No, mai. Anzi, in America ci costruiamo intere carriere sul prendere in giro Geaorge W. Bush. Questa cosa ha dell'incredibile, credevo che l'Italia fosse un paese libero dai tempi di Garibaldi...
Se dovesse scrivere un musical oggi, chi e cosa prenderebbe in giro?
Se scrivessi un musical oggi s'intitolerebbe Iraq's Folly (La pazzia dell'Iraq, n.d.R.). Non tanto per descrivere la guerra e le battaglie, quanto per rivelare la follia di quanto è successo alla casa bianca. M'immagino la Rice che chiede a Bush "Ma perché siamo andati in Iraq?", Bush che chiede a Rumsfeld "Ma perché siamo andati in Iraq?", e così via.
Tra i suoi tanti successi, qual è quello che le ha dato più gioia?
Coi successi è come con i bambini, il primo ha sempre del miracoloso. Quindi direi che è stato Per favore, non toccate le vecchiette.
Perché rifare quel film con The Producers? Per favore, non toccate le vecchiette uscì nel '68, ed era un film perfetto. Non c'era bisogno di rifarlo, ma c'è stato il bisogno di farne un musical. Era necessario, perché la storia aveva ossa tanto forti da potersi trasformare in qualcos'altro. E poi è stato necessario farne un film, per fissarlo su pellicola per sempre. Altrimenti sarebbe andato perduto. E adesso non fatemi più questa domanda!
Una domanda sul cast: Nathan Lane e Matthew Broderick avevano interpretato anche il musical a Broadway, ma altri membri del cast hanno fatto solo il film. Quanto è cambiato di conseguenza nell'opera?
Le performance degli attori, in teatro, sono diverse, più ingenti. Quando lo fai in teatro è un musical che è anche una commedia, sul grande schermo è una commedia che è anche musical - il ritmo è diverso, più frenetico. E' diverso, e forse in teatro è più bello. Ovviamente per Matthew e Nathan non ci sono stati problemi; Uma Thurman invece ha dovuto imparare parte e canzoni in dieci giorni con me che la interrompevo continuamente per implorarla di darmi un bacino ogni tanto! Diceva sempre di no.
The Producers chiama in causa Adolf Hitler; ultimamente ci sono stati film come La caduta in cui c'è un ritratto più umano di questa figura. Secondo lei è giusto metterlo in questa luce?
No, io non voglio che Hitler passi alla storia come un uomo solo e incompreso. Era un mostro, lui e i suoi accoliti hanno ucciso milioni di persone. I mostri devono essere ricordati nella luce che meritano, perché quello che hanno fatto non possa ripetersi.
A suo tempo, lei ha rivoluzionato la commedia americana. Che cosa pensa della commedia di oggi? Ha degni successori?
Le fonti della mia commedia sono molto precise: i fratelli Marx e la screwball comedy degli anni '30, con Lubitch e Wilder. Lì c'è la comicità, ma anche ingegno e arguzia, e un certo stile. Ecco, oggi ci sono ottime commedie come 2 single a nozze e 40 anni vergine, ma secondo me mancano di arguzia e stile.
Quando ha capito che il suo lavoro sarebbe stato ridere gli altri?
Quando avevo una settimana di vita. La gente si avvicinava alla mia culla, si sporgeva e scoppiava a ridere. Capii subito qual era la mia missione!
Da bambino, mi capitava di vedere mia madre a volte piangere, a volte ridere. Anche se non sapevo il motivo, stavo male quando piangeva, ed ero felice quando rideva. Ho cominciato a fare ridere lei, e poi ho cercato di fare ridere il mondo.