Meglio Nate che niente, la recensione: quanto è musical essere Nate

La nostra recensione di Meglio Nate che niente, il nuovo film originale Disney+ con il debuttante Rueby Wood e Lisa Kudrow.

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Meglio Nate che niente: Rueby Wood in una sequenza

La lingua inglese ha quella musicalità e quel gioco di parole intrinseco che non sempre è trasferibile in italiano. Ne è un esempio, come spiegheremo in questa nostra recensione di Meglio Nate che niente, in originale Better Nate Than Ever, il nuovo film originale Disney+ in piattaforma dal 1° aprile. Il titolo inglese gioca col modo di dire "Better Late Than Never", ovvero "meglio tardi che mai" (ve lo avevamo detto che in italiano non avrebbe sortito lo stesso effetto). Quest'espressione viene spesso usata in campo artistico per dire che non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni, che spesso cozzano (anche nel 2022) con la dura realtà dei fatti, i conti da pagare, e così via. Qui il protagonista Nate Foster è invece un tredicenne (quindi con ancora tutti i suoi sogni per fortuna) ma il gioco di parole si sposa bene perché chi vorrebbe essere lo sfigato effemminato appassionato di musical (ovvero come lo etichettano i suoi compagni) a scuola? Meglio essere Nate o meglio essere niente?

Vorremmo tutti essere Nate

Tutti dovremmo voler essere Nate, per il suo coraggio di essere ciò che è senza mai chiedere scusa o per favore a nessuno, per il suo metterci l'anima in ciò che fa e per il suo essere presente per la sua migliore amica Libby (Aria Brooks). Meglio Nate che niente, nonostante si inserisca nel mood dei Disney Channel Movies in cui tutto va fin troppo nel verso giusto (rispetto agli intoppi della vita reale e che il protagonista avrebbe potuto incontrare in questa storia) non può non emozionare almeno un po' grazie alla bravura e al carisma del debuttante per la prima volta sullo schermo Rueby Wood (ancora una volta gli statunitensi ci ricordano che come fanno i "mini" casting loro nessuno mai).

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Meglio Nate che niente: Lisa Kudrow in una scena del film

"Sarò piccolo ma farò grandi cose" canta Nate in una delle canzoni originali composte appositamente per il film che, pur celebrando fin dalla prima scena i musical classici da Wicked, a Il violinista sul tetto, West Side Story, e così via, è meno musicale nel complesso di quanto ci si potesse aspettare... e sono pochi i momenti in cui è la musica a dover esprimere ciò che le parole non sono in grado. Si chiacchiera molto nel film grazie alla parlantina del protagonista, per cui è impossibile non fare il tifo per lui fin da subito, soprattutto dato che la sua possibile grande occasione ha la stessa carica che aveva un film più sconclusionato a livello di trama ma dalla stessa potenza emotiva, come Sing della Illumination. Zaino in spalla e viaggio furtivo nella notte in bus, all'insaputa dei genitori che sono fuori per il weekend, Nate si reca insieme a Libby da Pittsburgh a New York, dopo non essere stato preso come protagonista nemmeno per la recita scolastica, per inseguire il sogno di partecipare ad un'audizione a Broadway, dove realizzeranno il musical di Lilo & Stitch. Una scelta tenera e meta-cinematografica, soprattutto quando si inizia a parlare del miglior film d'animazione di tutti i tempi e lo spartiacque diventa Oceania, per i tredicenni del 2022, una generazione formata dalle canzoni di Lin-Manuel Miranda. Tutto è colorato e scintillante nella Grande Mela del film, quasi da cartolina, dove a Times Square un bambino si può mettere a cantare con dei musicisti di strada senza che gli accada alcunché... così come in un giro in metro dall'altra parte della city.

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L'audizione della vita adulta

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Meglio Nate che niente: un'immagine del film

Il film ripercorre tutte le tappe del coming of age classico, con tanto di sidekick (Libby, che però troverà anche lei la propria strada) e di mentore nella persona di zia Heidi (Lisa Kudrow, che bello ritrovarla in un ruolo così dolce verso le nuove generazioni se ripensiamo alla sua Valerie in The Comeback). Heidi è la sorella della madre di Nate, una star di Broadway estraniata dalla famiglia proprio per la sua passione, e si ritroverà invischiata nella vita del nipote per caso. I due, come da copione, impareranno molto l'uno dalla vita e dalle scelte dell'altro, molto più di quanto si potessero aspettare, anche se sarebbe stato bello approfondire maggiormente il rapporto tra la famiglia e lo spettacolo. La comicità e la dolcezza della Kudrow sono il valore aggiunto del cast e della pellicola, che tra qualche scivolone di sviluppo nella trama e di cliché propone un intrattenimento genuino per tutta la famiglia. Questo viaggio a New York si dimostrerà l'audizione per la vita adulta di Nate, Libby e del fratello di lui, ma anche un modo per fare un bilancio della propria vita da adulta per Heidi. Una riflessione sull'inseguire i propri sogni perché "non è mai troppo tardi"... o al massimo basta essere Nate. Basato sul bestseller di Tim Federle, il film è stato adattato per lo schermo e diretto dallo stesso autore, per restituire la purezza e se vogliamo ingenuità del protagonista. E infatti l'ultima inquadratura è perfetta in questo spirito.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Meglio Nate che niente felici che si tratti di un film che, ancora una volta, ci ricorda che non dobbiamo smettere di credere ai nostri sogni, anche se lo fa un po’ ingenuamente e con le “spalle coperte” dall’atmosfera da Disney Channel Movie. Ci sono troppi pochi veri intoppi in questa pellicola per il protagonista e la chimica, il ritmo e la comicità delle due colonne portanti, Lisa Kudrow e il debuttante Rueby Wood, andavano gestiti in modo più fluido e frizzante.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Il protagonista Rueby Wood è una forza della natura ed è impossibile non tifare per lui.
  • Il messaggio di credere nei propri sogni con coraggio fin da piccoli.
  • I momenti musicali non eccessivi e onnipresenti.
  • Lisa Kudrow è il valore aggiunto al cast….

Cosa non va

  • …ma la sua presenza e la chimica con Rueby Wood andavano gestiti meglio.
  • Un ritmo più frizzante, qualche cliché in meno e qualche sfida in più per il protagonista avrebbero giovato all’economia generale della pellicola.