Ottobre, tempo di young adult. Gli adolescenti tornano al cinema, da un lato e dall'altro del grande schermo, e nuove proposte si offrono al pubblico italiano. Una su tutte, Maze Runner - Il labirinto, film tratto dall'omonimo romanzo di genere pubblicato nel 2007 da James Dashner. La scelta della 20th Century Fox di investire in una trasposizione cinematografica (distribuita in Italia a partire dall'8 ottobre) è sicuramente coraggiosa, visto il fiorire di storie incentrate su eroici teenager alle prese con situazioni drammatiche, paradossali o fantastiche, anche considerata la scelta di affidarsi a un regista al suo esordio nel lungometraggio, pur con lunga esperienza nel documentario (soprattutto legato al mondo sci-fi di Star Trek) e negli effetti visivi.
Qualità che nella prigione del Glade e nei corridoi di pietra e metallo del Maze emergono, anche grazie ai giovani eroi. Kaya Scodelario e Dylan O'Brien su tutti. La prima è passata da presenza fissa della serie televisiva Skins a Moon di Duncan Jones e Wuthering Heights di Andrea Arnold, fino all'indie The Truth About Emanueldella romana Francesca Gregorini e oggi è uno dei volti più seguiti della 'new wave', al pari del suo compagno di avventure, noto al grande pubblico per il ruolo di "Stiles" Stilinski, migliore amico del licantropo protagonista di Teen Wolf.
Anche questa volta si parla di trilogia, ma in questo caso le premesse sembrano più promettenti che in altre occasioni - dove per esempio le produzioni sono state abbandonate o fortemente ridotte e rallentate dopo le delusioni del primo capitolo - tanto che il sequel The Maze Runner 2 - La via di fuga è già in fase di pre-produzione. Un secondo film che, stando alle vicende narrate e alle domande poste nel primo (e che preferiamo non anticiparvi), sarà completamente diverso per dinamiche e contesto da quello ambientato nel post-apocalittico 'giardino' circondato da altissime mura, pronte ad aprirsi solo per permettere ai ragazzi rinchiusi di confrontarsi con il letale labirinto e le sue sorprese. Temibili e inaspettate quanto quelle che ci riserveranno gli stessi 'Gladers' in questo moderno 'Signore delle mosche'...
Un esordio rischioso
Quando hai deciso di fare questo film, un altro young adult tratto da un romanzo, non hai avuto paura che si confondesse con gli altri?
Wes Ball: Ne ero consapevole. Credo che a fare la differenza, in definitiva, sia lo stesso concetto alla base della storia. Ovviamente ci compareranno sempre ad Hunger Games, ma questo non è solo un film su dei ragazzi che lottano gli uni contro gli altri. Questo è più un film su un naufragio. E' una situazione strana, in un ambiente diverso, nel quale dover creare insieme un proprio mondo, una società. E poi il muro... Per me è stato un po' come tornare indietro ai I Goonies, Alien, Jurassic Park. Avere a che fare con situazioni intense e non con del romanticismo per adolescenti. Negli ultimi anni ci sono stati diversi film incentrati su personaggi femminili e anche se ne abbiamo uno anche noi, di fatto, lei diventa uno dei 'ragazzi'. E se saremo abbastanza fortunati per continuare questa saga, potremo esplorare meglio molte delle cose con cui devono avere a che fare. E divertirci ad aprire ancora di più il mondo in cui si muovono, per scoprirlo diverso da tutti gli altri in misura ancora maggiore.
Anche grazie a una forte componente visiva, merito delle location?
Wes Ball: James Dashner ha creato un mondo originale e unico, ed è stato divertente realizzarlo a livello visivo. Le situazioni stesse sono così cinematiche, hanno una tale tensione e dramma... Da filmmaker è stato divertente poter creare dei momenti di quella suspense. E allo stesso tempo abbiamo cercato di esprimere cuore, maturità e tutto quello con cui questi personaggi hanno a che fare.
Personaggi che gli attori hanno avuto difficoltà ad interpretare, tanto erano spersi e indefiniti?
Wes Ball: Il loro compito è reagire a quel che gli succede, e non sapere cosa sta per succedere è un'ottima cosa per loro. La prima scena in ascensore è proprio com'era scritta, con questo ragazzo vulnerabile 'appena nato', bagnato e spaventato. C'è tutto l'arco del personaggio nel suo rinascere pronto a diventare uomo, o almeno a provarci. Credo proptio che il mistero che muove il film abbia in qualche modo aiutato gli attori.
Visto il gruppo così 'giovane' probabilmente vi siete aiutati molto a vicenda...
Wes Ball: Sì, è stato davvero un lavoro di squadra. Il mio approccio punta sulla collaborazione, è importante. Il film sicuramente è sulle spalle degli attori. E ho imparato molto da loro, dalla loro totale dedizione a questo film. Abbiamo lavorato su quelle scene per trovare il cuore delle cose e realizzare qualcosa che avesse un qualche significato, perché il solo spettacolo non basta senza dei personaggi cui dedicarsi sinceramente. Credo davvero sia stato un film che abbiamo condiviso...
Abbandonati a se stessi, insieme oltre gli ostacoli
E' stato di stimolo lavorare con un regista così giovane, la collaborazione è stata davvero così totale?
Dylan O'Brien: Assolutamente sì! Ho sempre pensato, scegliendo un regista con cui lavorare, che dovesse essere qualcuno dal quale poter imparare e che fosse un eroe per me. Anche qualcuno per cui posso provare del timore reverenziale nel vederlo girare. E Wes è sicuramente così, anche se ha solo dieci anni più di me. E' il suo primo film, ma la prima impressione che mi ha dato è quella di un gran lavoratore, un genio, con il dono del racconto. Inoltre, quanto al cinema, abbiamo gli stessi gusti. Credo onestamente che diventerà una superstar.
A sentire lui, il fatto di interpretare un personaggio 'inconsapevole' ti ha aiutato. E' stato davvero così?
Dylan O'Brien: E' una cosa interessante interpretare un personaggio che è come se fosse rinato. La sua memoria è cancellata e non è assolutamente consapevole della sua vita precedente. Come attore è una gran cosa, puoi creare a partire da questo punto. E' più un lavoro sul viaggio del personaggio, su ciò che scopre di sé in questa nuova vita.
Lo stesso per te, Kaya? Un bel salto dalle tue esperienze precedenti questo...
Kaya Scodelario: Prima mi ero trovata in film indipendenti e low budget, tranquilli e con altre tempistiche. Maze Runner è stato eccitante, perché per la prima volta ho dovuto correre dappertutto ed essere molto impegnata fisicamente. Ed essere una parte di un cast così grande, completo, mi ha fatto sentire parte di una famiglia, fatta di persone su diversi livelli. Anche se è qualcosa che non ho mai sentito, perché era come se fossimo sempre sullo stesso livello.
Se fossi in quella situazione, dove ognuno deve assolvere a una precisa funzione all'interno della comunità, che ruolo immagineresti per te?
Kaya Scodelario: Vorrei fare qualcosa di un po' hippie. Consulente spirituale o qualcosa del genere, magari gestire un laboratorio d'arte.