Recensione Il giorno più bello (2006)

Cappelli, ennesimo regista esordiente allo sbaraglio in questo zoppicante inizio di stagione cinematografica, tenta un'analisi scherzosa, ma troppo frettolosa, delle contraddizioni della nostra società.

Matrimonio all'italiana

Il giorno del matrimonio: sogno o incubo? Per Leo e Nina, giovane coppia innamorata votata all'anticonformismo, è un'idea che nasce per caso, un passaggio che sembra ormai obbligato per tutti i normali percorsi d'amore in una società in cui la stabilità passa per le firme nere su bianco. I due, però, non intendono piegarsi alle regole usuali del rito matrimoniale, ma vogliono organizzare uno sposalizio alternativo, senza fronzoli, in cui, al posto dei regali, i pochi invitati scelgano di adottare bambini a distanza. Perciò, niente bomboniere dozzinali, niente abito da sposa da usare una volta sola, niente cerimonia in chiesa, niente abominevole filmino delle nozze da far sorbire ai poveri, indifesi amici. L'idea iniziale viene però ben presto sconvolta dagli eventi che si susseguono con troppa fretta e che travolgono Leo e Nina, conducendoli su una strada più consona all'immagine tradizionale del matrimonio. Ma Leo, che era convinto di avere pieno controllo della sua vita, sarà in grado di affrontare quel giorno fatidico, così diverso da come se l'era immaginato, senza restare privo di parole al momento dell'immancabile discorso?

Massimo Cappelli, ennesimo regista esordiente allo sbaraglio in questo zoppicante inizio di stagione cinematografica, tenta un'analisi scherzosa, ma troppo frettolosa, delle contraddizioni della nostra società, dei giovani che rincorrono una visione alternativa delle cose, ma poi finiscono col ripararsi nelle tradizioni secolari, delle persone che vivono di certezze e sono convinte di avere in mano le redini della propria vita, ma poi si ritrovano, senza armi di difesa, in balia degli eventi e delle decisioni altrui. Sposando il registro della commedia tardo-giovanilistica all'italiana, si prova a montare e demolire luoghi comuni e convinzioni, a costruire personaggi che tentano affannosamente di rifuggire lo stereotipo, ma che finiscono però con l'apparire niente più che macchiette immancabilmente ridicolizzate, come i genitori di Nina, comunisti convinti che vengono puntualmente presi in giro per ogni loro piccola mania da "compagni".

Le vicende dei due innamorati Fabio Troiano (bravo nel suo primo ruolo da protagonista) e Violante Placido (ancora lontanissima dall'essere un'attrice credibile) si fanno via via più banali e prevedibili con il procedere della pellicola, con lei che si lascia entusiasmare dall'idea del matrimonio più classico come nei sogni di ogni bambina e lui che di fronte allo stravolgimento delle certezze va in crisi e si trova costretto a riconsiderare ogni aspetto della sua vita. Il giorno più bello, che può fregiarsi di una distribuzione importante come quella targata Warner Bros, vorrebbe essere una commedia sopra le righe che, con il pretesto dello spaventevole rito del matrimonio, metta in mostra vizi, paure e virtù del nostro paese, ma non sa andare oltre quella meccanicità un po' fasulla degli eventi che racconta. Nonostante qualche puntata gratuita nel trash più penoso (come l'inspiegabile sketch nella casa di cura tra Leo e suo zio), non si ride mai, né ci si ferma a riflettere. Un film che passa e va, destinato al magazzino delle opere più inutili.