Un padre, una madre, una bambina. In mezzo, la vita. Che cambia direzione, che allontana e avvicina, nemmeno fosse un'altalena. Come sempre, è la vita, che entra e fa danni, perché quella vera, lontana dalle luci e dall'apparenza, è spesso dura, livida, incostante. C'è tanta semplicità (che non vuol dire superficialità) nell'opera seconda di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis che, con Martedì e venerdì, dopo Ghiaccio, esplorano una certa periferia geografica e umana con una storia d'amore paterna, nonché di resistenza umana.
Protagonisti, Edoardo Pesce e Rosa Diletta Rossi, oltre alla piccola (e brava) Aurora Menenti. Al centro, una coppia che si separa, ovvero Marino e Simona, e la loro figlia, Claudia. Il papà può vederla due volte a settimana, ma intanto gli affari nell'auto-officina non girano, e i debiti si accumulano. Che fare? Incapace di affrontare una nuova realtà, decide di unirsi ad una banda di criminali di borgata.
Martedì e venerdì: video intervista a Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis
Sullo sfondo di Martedì e Venerdì, scritto da Moro e De Leonardis, la luce di Ponte di Nona, nella periferia est della Capitale. Una scelta stilistica notevole, così spiegata dai registi: "Rispetto a Ghiaccio c'è stato un lavoro più consapevole rispetto alle luci e ai colori", dice Alessio De Leonardis. "Abbiamo scelto Ponte di Nona perché ci appartiene, veniamo da lì", prosegue Fabrizio Moro. "Rispetto a Ghiaccio volevamo raccontare un'altra periferia, e un altro colore. C'è la periferia grigia, che ci hanno fatto vedere tante volte in tv, e poi ci sono le periferie più armoniose. E credo che la zona est di Roma possa avere l'estetica perfetta per una storia come quella di Martedì e venerdì".
Come detto, la forza di Martedì e venerdì è la semplicità con cui affronta certi temi. C'è uno specchio reale, preciso nella rappresentazione di due persone separate, alle prese con insormontabili difficoltà. "C'è stato un lavoro minuzioso", dice Fabrizio Moro durante la nostra video intervista. "Perché per trasmettere la verità, dovevamo lavorare al meglio. Far arrivare la semplicità devi fare un lavoro a monte, partendo dagli attori. I nostri attori non sono stati scelti a caso. Abbiamo lottato per averli, mentre scrivevamo la sceneggiatura. Sono riusciti a trasmettere la nostra idea con estrema semplicità, sottolinenando certi sguardi e certi dialoghi".
Lo sguardo di una bambina
Se il protagonista di Martedì e venerdì è un padre separato, è essenziale nell'economia del racconto lo sguardo della bambina. Nel film, infatti, non c'è una lotta tra una madre e un padre, bensì una sopravvivenza emotiva fragile, resa e restituita in maniera realistica. "Il punto di vista della bambina è il più importante", spiega Moro. Un concetto rafforzato poi da Alessio De Leonardis "Ai bambini non puoi mentire. Se menti, lo capiscono. Quello che cerco di fare con mia figlia, è educarla all'onestà. Se due persone non stanno più bene insieme, devono trovare una pace, e quindi forse meglio separarsi. Poi, con un bambino devi cercare le parole adatte, ma dire loro la verità".