Mark Ruffalo è ormai una stella di prima grandezza, ma non lo dà a vedere. Abbronzato e rilassato, l'interprete di Hulk approda a Giffoni concendendosi un bagno di folla e di sudore - vista la temperatura esterna - e quando entra nella sala riservata alla stampa ci osserva con sguardo interrogativo e ci chiede: "Fa sempre così freddo qui dentro?". Il motivo del suo buonumore sembra essere proprio la trasferta italiana, documentata dalle foto che posta su Instagram accompagnate da commenti entusiastici. Trasferta che gli ha permesso di riabbracciare le proprie origini (Ruffalo vanta un nonno calabrese). "Sono cresciuto in una famiglia molto italiana. Da piccolo vedevo mia nonna cucinare e ho imparato da lei. Cucino per i miei cari, faccio le polpette, gli spaghetti, la parmigiana, il ragù di tre giorni. Cucinare per una ragazza è un ottimo modo per conquistarla". Anche il cinema italiano fa parte del suo DNA, anche se Ruffalo ammette che "il motivo per cui faccio l'attore sono Marlon Brando e Jerry Lewis. Ricordo che quando ero piccolo, mentre gli altri bambini andavano a dormire, io stavo alzato con mia nonna. Insieme abbiamo visto cose meravigliose come Un tram che si chiama desiderio. Quando ho visto Brando, ho capito che volevo essere come lui. E' stato un momento di scoperta. Jerry Lewis l'ho sempre amato, ma con anche Marcello Mastroianni è un mio eroe perché è stato in grado di incarnare ogni manifestazione della natura umana".
Senza paracadute: il mestiere dell'attore
Mark Ruffalo si dimostra incredibilmente generoso con il giovane pubblico che popola Giffoni, spiegando il suo significato del team di questa edizione di Giffoni Experience, Carpe Diem. Ci confessa: "E' così bello essere qui. L'amore che questi ragazzi dimostrano per il cinema è il tema chiave di questa manifestazione. Non mi aspettavo tutto questo calore, ma non sono sorpreso conoscendo la mia famiglia. Quello che Truffaut ha detto è giusto. Questo è il festival più necessario. Per me 'carpe diem' significa gettarsi nel vuoto senza rete. Essere attore è il mio carpe diem. All'inizio della mia carriera nessuno mi dava fiducia. Ho ricevuto un sacco di no, mi dicevano che avevo un aspetto troppo italiano, però al tempo stesso non parlavo italiano. Non ero mai quello giusto".
Un Hulk teatrale e innamorato
Dopo tante pellicole indipendenti con grandi perfomance, è arrivato il coronamento da parte del cinema commerciale quando i Marvel Studios lo hanno eletto nuovo Hulk. "Da piccolo sognavo di essere Hulk. In seguito mi sono appassionato a Wolverine, ma qualcun altro mi ha battuto sul tempo interpretandolo con grande talento. Quando Marvel mi ha contattato ero davvero emozionato. E' stato un momento di svolta. Tra l'altro ero molto stupito che proponessero proprio a me di interpretare un supereroe. La fatidica notte dell'ingaggio, i produttori Marvel mi hanno detto 'Se domani alle 4 del mattino trovi una limousine davanti casa la parte è tua, sennò torna a dormire'. La limousine è arrivata e così è iniziata la mia avventura". Riflettendo sulla difficoltà del recitare per gran parte del tempo usandi il green screen, Mark spiega: "Non è facile simulare l'interazione con gli altri quando sei solo, ma l'esperienza che mi ha aiutato di più con la motion capture è stato il teatro, che per altro è nato non lontano da qui. Nel teatro serve molta immaginazione perciò ho attinto al mio background per immaginare 1000 persone dove io ne vedevo 60". Riflettendo sulle differenze tra mitologia dei fumetti e film, l'attore aggiunge: "Sono cresciuto leggendo molti fumetti. So che fumetti e film sono due cose diverse. Mi piace che le storie si evolvano, che acquistino una loro vita. Ad esempio nessuno si sarebbe aspettato che Bruce Banner e Black Widow sarebbero finiti insieme. Eppure era l'evoluzione perfetta del loro rapporto, sono fatti l'una per l'altro". Sul futuro del suo personaggio, però, Ruffalo non vuole o non può sbottonarsi e glissa: "Non so cosa accadrà a Hulk. Bisogna capire se tra qualche anno il pubblico avrà voglia di vedere un Hulk ingrigito o addirittura un incredibile bulk".
Arte e impegno
Da sempre liberal impegnato politicamente nelle battaglie ecologiche per la salvaguardia dell'ambiente, di recente Mark Ruffalo ha interpretato il doloroso The Normal Heart, film tv a tematica omosessuale attualissimo dopo la decisione della Corte Suprema di approvare i matrimoni gay negli USA. Ruffalo commenta la scelta ammettendo di essere "molto felice alla notizia dei matrimoni gay. Ci è voluto così tanto tempo, è stato un processo lungo e difficile. Vi posso dire come si è sentito Larry Kramer, la persona a cui è ispirato Ned, il mio personaggio. Si è accalorato, sostenendo che non stiamo facendo ancora abbastanza per la causa, ma poi, segretamente, ha pianto". Molto delicato è anche il tema del prossimo film di Mark, un dramma intitolato Spotlight, diretto da Tom McCarthy. "Interpreto un giornalista che indaga su un prete colpevole di aver molestato dei bambini. E' una storia molto potente". Assolutamente disimpegnato è invece la romcom Tutto può cambiare di John Carney, uscita nelle sale qualche mese fa, in cui Ruffalo si è cimentato anche in veste di bassista. "Non amo i musical, ma Once mi aveva incantato per la capacità di intrecciare la musica al tessuto narrativo in modo naturale, un po' come faceva Cassavetes. Quando ho sentito che Carney stava preparando un secondo film ho voluto farne parte. La musica è molto importante per la mia vita, è la colonna sonora dei miei momenti belli e brutti".