"Non c'è stato un giorno in questi vent'anni in cui io non abbia parlato o ricordato Massimo. Quel film continua a far girare la sua magia per il mondo rendendolo immortale e ricordando a me la grande opportunità offerta. Ero praticamente una sconosciuta e mi scelse perché rappresentavo la sua idea di Beatrice. Grazie a quel ruolo per me è iniziato tutto. E' come se mi avesse fatto rinascere una seconda volta." In questo modo Maria Grazia Cucinotta celebra la personalità di Massimo Troisi e la poetica struggente de Il Postino. Quel film le ha aperto le porte di un mondo spesso inaccessibile, offrendole la possibilità di diventare un'interprete nota a livello internazionale ed una produttrice intenzionata a realizzare i suoi e gli altrui sogni. Oggi, dopo un po' di tempo trascorso " dietro le quinte" del cinema, torna nel suo ruolo di attrice per Massimo Scaglione e La moglie del Sarto, distribuito dal 15 maggio con 70 copie dopo oltre due anni di attesa. "Attualmente fare un film è una fatica immane - ammette il regista - si tratta quasi di un atto eroico ma alla fine ci siamo riusciti. Pensate che abbiamo girato in quattro settimane con tre camere da presa perché non potevamo permetterci nemmeno un giorno in più." Prodotta da JC ONTHEROAD Pictures, la storia riporta lo spettatore in una Italia del sud degli anni '60 in cui il pregiudizio di una società basata sul più bieco maschilismo si scontra con l'orgoglio testardo di due donne. Si tratta di Rosetta (Maria Grazia Cucinotta), moglie rispettabile del sarto del paese, e della figlia Sofia (Marta Gastini) che, in seguito alla morte improvvisa dell'uomo, vengono esposte alla diffamazione del paese e ad una cieca prepotenza nel nome di un chiaro interesse economico. Neanche l'arrivo nelle loro vite del puparo Salvatore (Alessio Vassallo) sembra migliorare la situazione. Ma le donne del sud, come la stessa Cucinotta chiarisce, sono come la lava, "più le sotterri e più escono."
Nascita di una piccola storia antica
Spesso le persone custodiscono segreti inimmaginabili e, altrettanto frequentemente, le loro storie vengono raccontate proprio nei luoghi più impensati. Quindi, nulla di strano che Scaglione abbia trovato ispirazione per questo film all'interno di una pasticceria newyorkese e, allo stesso tempo, nella figura di una madre, la sua, pronta ad armarsi di mattarello alla sola ipotesi di un figlio ferito da un carabiniere. "In qualche modo volevo ricreare proprio il ricordo di mia madre. Quando all'età di 22 sono arrivato a Roma, mi sono reso conto di quanto faticosa fosse la sua esistenza totalmente dedicata alla crescita di cinque figli. In quel momento esatto ho capito che le donne sono delle eroine della quotidianità."
Uno dei temi centrali intorno al quale si costruisce la vicenda privata de La moglie del sarto è il pregiudizio, con cui la società maschile perseguita Rosetta e la figlia Sofia per il semplice fatto di essere due donne sole eppure indipendenti. Il tutto è ambientato in una Italia del passato con una evoluzione culturale profondamente arretrata, ma siamo sicuri che questo elemento negativo sia scomparso dalla nostra società? A tal proposito la Cucinotta non sembra essere assolutamente d'accodo, anzi. _"La violenza del pregiudizio in realtà non è mai scomparsa. Per assurdo credo che in questo momento sia ancora più forte. Almeno in passato la donna veniva considerata come un essere da corteggiare e conquistare. Oggi, invece, è solamente una preda ed è una condizione terribile da vivere. Io credo che per il bene del futuro dei nostri figli bisogna continuare a parlare della violenza, fisica e non, nei confronti del mondo femminile. Però, oltre alle parole, abbiamo bisogno di una normativa sempre più ferrea. Da parte mia credo che sia importante, poi, far vedere il valore e l'impatto della grande forza delle donne anche attraverso un film. Perché non bisogna fermarsi di fronte alla prepotenza di nessuno." _ Della memoria e dell'amore
Non tutti personaggi maschili di questo film, però, rappresentano un esempio negativo. Accanto ai personaggi discutibili di Ernesto Mahieux, Ninni Bruschetta e Claudio Botosso il regista sembra voler offrire possibilità di riscatto al genere attraverso Alessio Vassallo e al suo "puparo" innamorato. Perché Salvatore, sposando la giovane Sofia, diventa al tempo stesso il difensore di una tradizione famigliare e il custode di un segreto d'amore. "Sono contento di aver interpretato e di essermi accostato al mondo dei Pupi, essendo palermitano. Per quanto riguarda queste due donne rappresentano la forza e l'orgoglio. Caratteristiche che permettono loro di sfidare a testa alta gli uomini più potenti del paese. Fonte di energia è anche la sartoria, un luogo che rappresenta una memoria da difendere dagli attacchi di un così detto progresso nel nome del quale si distrugge tutto. E anche questo mi sembra che sia una tematica di grande attualità."