Durante la conferenza stampa la simpatica regista e sceneggiatrice tedesca Margarethe von Trotta ci ha parlato del suo film Rosenstrasse in un italiano masticato ma pienamente comprensibile. Ad un certo punto è addirittura voluta scendere dal palco sul quale era stata allestito una piccola cattedra con due sedie e un microfono perchè imbarazzata di dover stare da sola isolata così lontano dai giornalisti; ha preferito mettersi in piedi di fronte a noi e parlarci da vicino con il microfono in mano dicendo con un sorriso: "Questa cattedra non mi piace, non ho niente da insegnare a queste persone".
Ci ha raccontato di come il film voglia essere un omaggio a tutto quello che successe in quei tragici anni dell'Olocausto e al coraggio delle donne di Rosenstrasse (che significa via/strada delle rose), una delle tante strade del centro di Berlino in cui aveva sede uno degli Uffici di Assistenza Sociale della Comunità Israelitica, in poche parole in luogo in cui venivano rinchiusi gli ebrei prima di essere deportati.
Proprio in questa via nel 1943 un gruppo di donne tedesche, per la precisione ariane, lottò contro il freddo, la violenza e la paura per salvare i propri uomini dalla morte. Il matrimonio misto (quello tra ebrei e ariani) e le proteste costanti di queste coraggiose madri di famiglia salvò la vita di centinaia e centinaia di uomini destinati ai campi di sterminio.
Il film sarà nelle nostre sale dal 27 gennaio - giorno della memoria in ricordo del popolo ebraico deportato, perseguitato e sterminato dai nazisti.
Qual è secondo Lei l'aspetto più interessante di questo fatto realmente accaduto?
Margarethe von Trotta: Come potete immaginare e avrete letto in giro il mio lavoro come sceneggiatrice e regista è stato influenzato dal '68. Noi donne fino a quel periodo abbiamo sempre e solo avuto desideri mai diritti, mai abbiamo avuto voce in capitolo su qualcosa e siamo stati considerati degli esseri pensanti. Con maggiore intensità questo avveniva ai tempi del nazismo e quella fu una manifestazione di protesta spontanea, né politica né pilotata da nessuno se non dai sentimenti e dalla disperazione. La lealtà e la fedeltà al proprio uomo era per le donne dell'epoca un tesoro da custodire con gelosia come quelle degli uomini tedeschi al loro Paese in guerra.
Da Anna Magnani falciata dai tedeschi in Roma città aperta alle Madri di Plaza de Majo (movimento che dal 1977 si batte per conoscere il destino delle migliaia di persone scomparse durante gli anni della dittatura in Argentina ndr) il suo film è un'ulteriore testimonianza di come le donne si siano sempre opposte al potere ed ai soprusi in modo naturale, appellandosi solo al loro amore per la famiglia. Ci parla di questo aspetto che la società odierna sembra aver un pò razionalizzato?
Loro lo facevano unicamente per una ragione emozionale, per la famiglia, perchè queste donne si sentivano responsabili verso il proprio compagno e verso i figli. Nella storia tutto avviene spontaneamente perchè loro sono consapevoli del fatto di essere le uniche che possono provare a salvare i mariti dalla morte sicura, il matrimonio misto ha permesso loro di rivendicare il diritto alla vita dei propri congiunti.
Secondo Lei questo suo successo ha fatto da precursore alle tante produzioni tedesche di film sullo stesso argomento?
Non sono sicura di essere il precursore di questo filone storico-drammatico sull'Olocausto. Io volevo fare questo film già nel 1993 ma non me lo hanno permesso, quella era l'epoca delle commedie in Germania e così ho sepolto tutto il progetto. Ho ripreso tutto tre anni fa e di colpo tutti hanno appoggiato il mio film, anche se trovare i finanziamenti è stato molto complicato.
Sta per uscire La caduta, un film sul 3° Reich con Bruno Ganz. Ne ha sentito parlare?
Sì, ne ho sentito parlare ma vi ripeto non credo che sia per il fatto che Rosenstrasse ha avuto successo che abbiano deciso di realizzarlo. Non mi date meriti che non ho.
Può dirci come mai secondo Lei è stato così complicato trovare i finanziamenti per il suo film?
In origine il film venne accantonato perchè nessuno voleva assecondare un progetto così 'rischioso' sia per i temi proposti sempre scomodi sia perchè il governo di allora sarebbe stato molto duro riguardo all'argomento. Nel 1999 invece, dopo che un nuovo governo si era insediato nel 1998, dopo aver fatto dei film per la tv che mi hanno dato coraggio e dopo aver apportato dei cambiamenti rispetto alla sceneggiatura originale che non aveva come protagonista solo questa storia ma anche tante altre, i miei collaboratori hanno pensato che fosse ora di riprovare. E finalmente tutti ci hanno appoggiato.
Qualcuna delle donne che hanno partecipato alla protesta di Rosenstrasse è ancora viva?
All'epoca in cui decisi di iniziare il progetto sul film sì, nel 1992-93 intendo. C'erano due donne ancora vive all'epoca ma ora sono scomparse, una di loro aveva esattamente il carattere di Lena, la protagonista anziana del film. Sono molto dispiaciuta per il fatto che non abbiano potuto vedere il film e godere di un meritato plauso per le loro gesta eroiche. Nel frattempo però i loro figli sono venuti a parlarmi e a ringraziarmi per quel che ho fatto in memoria delle loro mamme. Questo per me è importante, il resto sono solo chiacchiere.
E' forse la prima volta che vediamo in un film sul nazismo che i tedeschi non erano proprio tutti cattivi e violenti fino al punto di puntare la pistola alla fronte dei malati. Come mai ha deciso di sottolineare questo aspetto?
Nella realizzazione del film mi ha aiutato mio figlio che è uno studioso di storia specializzato proprio in quel periodo. C'è molta differenza tra la Gestapo (Polizia Segreta di Stato) e le SS come anche tra queste e i semplici gendarmi; quest'ultimi erano molto più umani degli altri, lo vedete anche nel film come aiutano le donne che desiderano avere notizie dei propri cari. Tutto ciò è documentato da testi e testimonianze.
Nel film ricorre più volte la parola silenzio, ci vuole con questo invitare alla riflessione e al ricordo?
Si anche, ma nel film il silenzio è un solo modo di ricordare il passato, è il modo di Ruth, Lena invece vuole ricordare il suo passato in maniera diversa, raccontando tutto per filo e per segno ad Anna. Sono due diversi modi di concepire e vivere i ricordi. Questo volevo sottolineare nel mio film.
Perchè secondo Lei nessun uomo va a reclamare la propria donna ebrea a Rosenstrasse ma sono solo donne a reclamare i mariti ebrei?
E' semplice, gli uomini tedeschi sposati con ebree erano in guerra a servire il loro paese e quelli che non ci erano andati avevano preferito rinnegare le loro donne in virtù della loro carriera. Gli uomini sono stati più codardi delle donne in quel frangente, per loro era un problema il matrimonio misto e a loro veniva espressamente ordinato di divorziare dalle mogli ebree. Le hanno tradite come fa poi anche il padre di Ruth lasciando la bambina e sua madre in balìa dei tedeschi.
Può darci una definizione del suo film per tutti coloro che vogliono saperne di più e decidere se andarlo a vedere o meno?
E' un film sull'amore più che un film sull'Olocausto o sul coraggio. Sull'amore di una figlia che vuole scoprire la verità sul passato dei suoi genitori per conoscere a fondo se stessa e sull'amore che si riesce a dare a persone che non sono sangue del nostro sangue.