Una storia di abbandoni e tradimenti, un'indagine sulle zone d'ombra dell'essere umano, sullo sfondo la provincia del Sud Italia. Dopo Aeffetto Domino, Fabio Massa torna in sala con Mai per sempre (50 copie distribuite da Goccia Film dal 24 settembre), un film dagli echi shakespeariani che sdogana alcuni luoghi comuni e si emancipa dal racconto ormai stereotipato di camorra, bassifondi e boss sanguinari. Qui il protagonista è Luca (interpretato dallo stesso regista), ragazzo napoletano di famiglia borghese con il solo desiderio di allontanarsi da Napoli e costruirsi una vita normale insieme alla nuova compagna Maria (Yuliya Mayarchuk), una ragazza ucraina che, in attesa di un permesso di soggiorno, fa la badante per una anziana signora del luogo. Il sogno di una famiglia e un lavoro onesto portano Luca ad aprire un'officina in Puglia con il suo miglior amico Antonio (Emiliano De Martino), ma non basterà a tenerlo lontano dagli eventi drammatici che di lì a poco travolgeranno la sua vita e quella di sua madre Silvana (Cristina Donadio).
Un racconto su luci e ombre dell'essere umano
Una storia scritta a sei mani (con Demeterio Salvi e Diego Olivares), nata in un martedì piovoso: "Mi sono presentato a casa del mio co-sceneggiatore con l'ultima scena del film, una sola pagina scritta a penna. - racconta Fabio Massa parlando della genesi di Mai per sempre - L'idea era di partire da lì per andare poi a ritroso nella storia dei due amici protagonisti; volevo raccontare il più possibile i coni d'ombra e di luce nella vita di ognuno di noi. Così abbiamo costruito una serie di dinamiche, i personaggi dovevano avere un background in cui muoversi, una famiglia, uno sviluppo narrativo". Il film che sarebbe dovuto arrivare in sala ad aprile, prima che la pandemia bloccasse tutto, abdica al racconto convenzionale della provincia campana vessata della criminalità organizzata, per aprirsi a una narrazione che prende in prestito molti ingredienti della tragedia classica: "Non volevamo raccontare la camorra - precisa il regista - ma ci piaceva parlare del fango e del sottobosco malavitoso, che trascina i personaggi in quell'alone di negatività alla base di tutti i rapporti di questa storia", fatta di eroi tragici, "Luca nella mia testa è un eroe metropolitano, che dona se stesso per gli altri. È un burattino manovrato dall'alto".
Difficile immaginare il pubblico di un film così alieno, ma Massa chiarisce subito: "Quando abbiamo iniziato a parlare del film ovviamente ci siamo chiesti a chi potesse rivolgersi e alla fine siamo arrivati alla conclusione che la realtà dei fatti può arrivare a 360 gradi a qualsiasi tipo di spettatore: da quello che vuole vedere sullo schermo una storia di emozioni, tradimento, amore e amicizia, a chi non cerca sempre il solito tema camorristico legato alla città Napoli. Un target che non ha un nome e un cognome, né una stratificazione sociale".
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Un cast partenopeo
Uno dei punti di forza del film è il cast interamente partenopeo, a partire da Cristina Donadio, che già nel film precedente di Massa interpretava una madre, anche se più solare di Silvana, "fatta invece di chiaroscuri. Silvana si è costruita un castello di carta che non può fare altro che sgretolarsi, - spiega l'attrice che il grande pubblico ha imparato a conoscere come la Scianel di Gomorra - La Serie- ha una dark side fatta di mistero, un segreto che si porta dietro e che diventerà sempre più ingombrante come succede spesso in questi casi: i sensi colpa si ingrandiscono fino a scoppiare. È un personaggio a cui ho dato una connotazione dell'anima, lavorando sia sul lato emotivo che sulla fisicità: pian piano Silvana si sgretolerà anche nei lineamenti, subendo una specie di trasfigurazione".
Ad accompagnarla in questo viaggio negli abissi è Saverio, l'uomo che le sta accanto da quando il marito è morto: "Saverio non vuole essere né padre né marito, vuole essere solo sé stesso con il suo egoismo e il proprio desiderio di potere. Non è una persona che ha bisogno di alzare la voce, i cattivi non la alzano mai. Affrontare un personaggio con così tante sfaccettature ti aiuta a capire l'animo umano, a scoprire le insidie, i tranelli, le trappole, e eventualmente a riconoscerle", dice Gianni Parisi che lo interpreta e che ora, dopo 40 anni a teatro, vorrebbe dedicarsi di più al cinema, "mi piacerebbe fare un western".