Recensione Una notte (2008)

Una Notte, opera prima del figlio di Nino D'Angelo, Toni, per raccontare la storia di cinque quarantenni falliti e perdenti, cinque ex compagni d'università che si ritrovano dopo tanti anni per la morte di un loro comune amico.

Ma la notte no!

Una Napoli diversa, una città illuminata dalle luci gialle dei lampioni che si riflettono sul golfo come per restituire la libertà al cuore pulsante metropolitano di un luogo ormai soffocato dai problemi. Una Notte, opera prima del figlio di Nino D'Angelo, Toni, per raccontare la storia di cinque quarantenni falliti e perdenti, cinque ex compagni d'università che si ritrovano dopo tanti anni per la morte di un loro comune amico. Non ci si ferma al dolore del lutto, ma si trascina la malinconia in una notte di alcol, musica ad alto volume, amore, droga, seduzione e frustrazione. Il viaggio di questi personaggi, simbolo di una borghesia decaduta, è accompagnato da un tassista, interpretato da Nino D'Angelo, rappresentazione del napoletano dal cuore tenero che crede ancora speranzoso nella sua città e professa, con tirate poetiche e tentativi filosofici, lezioni di vita e ininterrotti luoghi comuni. Le sue parole a flusso continuo fanno da sottofondo al passaggio da una festa di eccessi all'incontro con uno spacciatore, dall'ultimo bicchiere in un jazz club al ritrovarsi all'alba in riva al mare. Le storie e i caratteri dei vari personaggi sono appena accennati, ma lasciati intuire dai movimenti bruschi della macchina da presa sui particolari: occhi, scarpe, una sigaretta dopo l'altra, passi discontinui avanti e indietro, un bacio rubato, una canzone dedicata alla notte. È questo il fascino del film, il non detto, espresso dai piccoli gesti ripresi dallo scivolare ruvido delle immagini. I personaggi sono interessanti perché avvolti da un mistero che non è percepito come elemento irrisolto ma come costante d'ombra in una storia girata di notte. Non manca niente, quello che viene raccontato di esplicito si unisce dolcemente a un'emozionante intuizione dell'implicito.

Il gruppo è composto da Riccardo (Riccardo Zinna), in un certo senso il leader della serata, quello da cui parte l'idea di passare insieme una notte senza freni, un imprenditore apparentemente di successo che vive a Milano e odia la sua vecchia città. Poi c'è Alfonso (Alfonso Postiglione), un buffo e timido programmatore di computer che cerca di tenere il passo degli altri, ma è turbato dai suoi limiti caratteriali, ingabbiato nelle sue apprensioni e paure. Salvatore (Salvatore Sansone) e Annamaria (Stefania Troise) sono invece due ex fidanzati, che hanno condiviso insieme il primo amore, che adesso si ritrovano vicini dopo anni di lontananza a riscoprire che ancora c'è qualcosa che li lega. Infine c'è Luigi (Luigi Iacuzio), l'unico oltre all'amico scomparso che vive ancora a Napoli, che canta in un gruppo jazz come faceva da giovane e si barcamena tra cocaina, donne e martini per far passare la notte insieme alla malinconia.

Sono tutti personaggi che sembrano forti e sicuri di sé, ma la loro voglia di non parlare delle loro vite presenti e il desiderio invece di tornare a fare le ragazzate di un tempo, senza pensare a niente, senza fermarsi, non è che lo specchio della fragilità delle loro vite, forse smarriti nelle proprie negate insicurezze.
Napoli non è mai stata così viva e triste allo stesso tempo. Una Napoli da bere, da assaporare come un bagno nudi a mezzanotte ormai passata, da rivivere tra la nostalgia, la speranza e il compianto rimorso di ciò che è andato perduto.