Luna Nera, da pochi giorni disponibile su Netflix, è la prima serie di genere fantasy, con un cast tecnico ed artistico quasi completamente al femminile, prodotta dal colosso dello streaming. Basta questa veloce premessa per capire la straordinarietà di questo progetto: un prodotto di genere, italiano e creato da donne. Per questo, da amanti del fantasy quali siamo, le nostre aspettative erano veramente alte. Se negli ultimi giorni non avete vissuto come asceti isolati dal resto del mondo, saprete certamente, viste le numerose recensioni e i post social che sono proliferati riguardo alla serie, che Luna Nera non ha però riscosso un grande successo, ma anzi è stata apertamente criticata per i suoi numerosi difetti, sia di sceneggiatura che tecnici.
Noi siamo in parte d'accordo con le critiche che le sono state rivolte, però siamo anche convinti che in questa serie ci sia qualcosa da salvare. Dopo aver terminato la visione della prima stagione di Luna Nera abbiamo quindi pensato fosse necessario un articolo in cui tirare le somme e capire dove si è sbagliato e che cosa si poteva fare meglio. La nostra speranza è infatti che un'operazione come questa, da un certo punto di vista estremamente coraggiosa, apra la strada a prodotti simili, liberi però dei difetti della loro capostipite e che possano essere ricordati per la loro qualità, non solo per essere un unicum nel loro genere.
Prima di addentrarci nel discorso facciamo però un passo indietro: di che cosa parla Luna Nera? In un villaggio nei dintorni della Roma del Seicento (o almeno questo è ciò che deduciamo dalla sinossi dell'omonimo libro di Tiziana Triana, da cui è tratta la serie, altrimenti non sarebbe chiaro), una levatrice viene accusata di stregoneria e condannata a morte. Sua nipote Ade, che assiste impotente alla morte della nonna, scopre di avere lei stessa dei poteri. Insieme al fratellino Valente cercherà rifugio nelle Città Perdute, il covo di alcune streghe nascosto nella profondità di una foresta. Mentre con le sue nuove mentori imparerà a controllare i suoi poteri, Ade instaurerà una relazione segreta con il giovane Pietro, il figlio del comandante dei Benandanti, cacciatori di streghe guidati dal crudele Cardinale Oreggi. Qui un disclaimer è ovviamente necessario: questo articolo sarà ricco di spoiler quindi, se non avete ancora visto Luna Nera, a voi la scelta se continuare la lettura.
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Troppa fretta e mancanza di budget
Molti dei difetti della serie, a nostro parere, possono essere ricondotti ad un unico grande problema: la mancanza di budget. Tutto, dai pochi episodi che sono stati prodotti alla limitazione dell'azione a due location principali, danno a intendere che si sia fatto il possibile con il poco che si aveva a disposizione. Lo sviluppo narrativo, che in moltissimi punti pare estremamente affrettato - sopratutto per quanto riguarda l'evolversi delle relazioni di amore e amicizia tra i personaggi -, avrebbe necessitato di più tempo, sia per rendere quanto accade sullo schermo più credibile che per catturare lo spettatore nella storia. Sei episodi risultano decisamente troppo pochi per dare vita a qualcosa di sufficientemente articolato, approfondendo come necessario tanto il wordbuilding quanto, come vedremo, i personaggi. La scelta di non sviluppare molte delle storyline, che vengono solo superficialmente abbozzate, può essere anche pensata ai fini di una seconda stagione, l'impressione che però ci rimane della prima è di un prodotto fatto con troppa fretta, in cui vengono trascurati elementi e linee narrative interessanti.
Una serie che non riesce ad acquisire un'identità definita
All'annuncio di una serie italiana ambientate negli anni delle persecuzioni alle streghe, ciò che più ci incuriosiva era scoprire come l'elemento fantasy sarebbe stato sviluppato in un contesto storico così particolare. Quello che ci aspettavamo, anche in base al confronto con altre produzioni locali Netflix, era di assistere ad una storia "tipicamente italiana", estremamente radicata nelle tradizioni del nostro paese. Intendiamoci, il tentativo di farlo c'è stato, ma non quanto avremmo voluto: il contesto storico e culturale in cui si muovono i personaggi, a nostro parere, non viene mai caratterizzato e approfondito come dovrebbe, forse per mancanza di tempo e spazio, e Luna Nera diventa una serie che potrebbe essere ambientata in un altro paese ed in un'epoca diversa (la colonna sonora completamente in inglese in questo senso non aiuta). Durante i primi episodi ci viene fatto capire che ci troviamo vicino a Roma, ma a parte una fugace veduta del Tevere e della città, non ci vengono forniti altri elementi per collocare la storia. Visto il tema centrale di Luna Nera, ossia la caccia alle streghe e l'oscurantismo, non capiamo perché ambientare la serie vicino Roma, dove si trovano il papato e le istituzioni religiose più importanti del mondo, se poi non si ha intenzione di allargare la storia a questi contesti, parlando magari del ruolo dell'inquisizione e dei tribunali speciali.
Anche il discorso sui Benandanti avrebbe dovuto essere approfondito maggiormente, spiegando meglio il loro ruolo nella società dell'epoca e il rapporto con le istituzioni. In un clima di fervore religioso e terrore del diverso come quello che imperava a quei tempi, ci ha inoltre lasciato estremamente perplessi la facilità con cui i Benandanti, e soprattutto il fanatico Sante, reagiscono alle capacità magiche di Oreggi (che si scopre avere alle spalle un passato molto misterioso). Sì, si tratta di un esponente della Chiesa, ma come è possibile che i cacciatori di streghe accettino in lui, senza battere ciglio, quegli stessi poteri che li portano a perseguitare donne e bambini?
L'ipersemplificazione di molte delle tematiche trattate è forse tra i difetti più evidenti della serie, che perde di realismo - necessario pur trattandosi di un prodotto di genere fantasy - e proprio per questo non riesce a catturare lo spettatore. Il tentativo di creare un immaginario definito e particolare, anche dal punto di vista visivo, c'è stato, ma bisognava puntare su questo per rendere la storia più accattivante piuttosto che dare cosi tanta importanza all'elemento romance, che come vedremo più la serie procede più diventa preponderante. Che cosa salviamo? I costumi, le ambientazioni, seppur limitate, e l'estetica che le permea, che risultano sempre convincenti e mai grottesche. Inoltre, gli effetti speciali ci sono parsi poco artigianali e ben realizzati, in grado di rendere al meglio la magia delle streghe protagoniste, radicata nella natura, originale ma al tempo stesso plausibile.
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Un cast su cui era necessario investire di più
Passiamo ad un'altra nota dolente: il cast. Pur contando tra le sue fila attori e attrici professionisti - in particolare Manuela Mardacchia, Lucrezia Guidone e Federica Fracassi, nei ruoli di Tebe, Leptis e Janara, le streghe che accolgono e istruiscono la protagonista - l'impressione generale è di forte amatorialità, soprattutto per quanto riguarda gli interpreti maschili. La recitazione di tutti risulta sempre estremamente eccessiva, quasi teatrale: Antonia Fotaras, che interpreta Ade, pur essendo piuttosto brava e distinguendosi dagli altri, non riesce a non essere esageratamente enfatica, anche nelle situazioni più normali sembra infatti sempre sull'orlo del pianto o di uno scoppio d'ira.
Come vi anticipavamo, i personaggi, il loro background e le relazioni che li legano, vengono solo abbozzati e mai approfonditi come sarebbe necessario. L'esempio più evidente è quello della storia d'amore tra Ade e Pietro (Giorgio Belli), che scoppia dopo uno scambio di sguardi e un paio di incontri fugaci, acquisendo però sempre più spazio nello svolgersi della trama e schiacciando quanto di ben più interessante era presente in Luna Nera, come la crescita emotiva della protagonista. Il cambiamento interiore di Ade, che passa dal rifiutare la sua natura di strega fino ad accettarla completamente, viene trascurato al punto da risultare irrealistico e, nuovamente, tremendamente affrettato. Lo capiamo, il tempo e lo spazio per sviluppare certe dinamiche era limitato, ma perché allora includerle nella storia? La serie sarebbe stata forse molto più fruibile senza l'eccessivo spazio attribuito ad una storia d'amore che comunque non risulta intrigante ed appassionante.
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Luna Nera è un prodotto coraggioso, ma è anche una buona serie?
Come dicevamo all'inizio Luna Nera è un prodotto piuttosto rivoluzionario, da una parte perché appartiene ad un genere da noi quasi completamente inesistente, il fantasy, dall'altra perché rappresenta un cambiamento radicale nell'industria dell'intrattenimento italiano, vantando alla sceneggiatura e alla regia un cast tecnico completamente al femminile. Questo, ovviamente, non basta per rendere Luna Nera una buona serie, come abbiamo visto infatti i suoi difetti sono fin troppo numerosi, ma crea senza dubbio un buon precedente per tutto ciò che verrà realizzato in futuro, aprendo la strada a prodotti di qualità in cui si saprà su cosa puntare per poter migliorare.
Il messaggio di fondo, seppur forse qui un po' troppo semplificato, è sempre molto attuale - e una serie sulla stregoneria è ovviamente il medium perfetto per diffonderlo -: le donne, da sempre elemento della società marginalizzato e perseguitato devono prendere il loro destino in mano e salvarsi da sole. La frase pronunciata ad un certo punto da una delle protagoniste diventa emblematica: "Se continuerai a guardarti con gli occhi di chi ti odia rimarrai per sempre una strega". La missione di Ade, Tebe e le altre streghe è quindi quella di salvare tutte le donne, non solo le loro "simili", dalla loro stessa sottomissione. L'intento della serie è quello di diffondere un messaggio apertamente femminista ad un pubblico il più vasto possibile, e non possiamo che apprezzare il tentativo. Se questo arriverà allo spettatore, Luna Nera, pur molto lontana da essere una serie perfetta, avrà comunque raggiunto un buon risultato.