La visione de L'ufficiale e la spia mette a tacere ogni polemica su Roman Polanski. Non sappiamo a chi verrà assegnato il palmares di Venezia 2019, ma l'elegante pamphlet del regista polacco non presenta sbavature e si candida a diventare una delle migliori pellicole dell'anno. Purtroppo Polanski non è potuto intervenire al Lido per commentare l'attenta ricostruzione dell'affaire Dreyfus. A parlare al suo posto sono lo splendido protagonista Jean Dujardin, la moglie Emmanuelle Seigner, Louis Garrel, irriconoscibile nel ruolo di Alfred Dreyfus, il compositore Alexandre Desplat e il produttore Luca Barbareschi, che compare anche in un breve cameo.
Prima di discutere del film, Luca Barbareschi mette le mani avanti specificando di non voler parlare delle dichiarazioni polemiche contro Polanski della presidente di giuria Lucrecia Martel e afferma: "Il passato è passato. Il film deve parlare, la giuria deve giudicare, il pubblico deve applaudire. Questo progetto è nato tanti anni fa con estrema fatica ed è un'opera di un'attualità straordinaria. Voglio lasciarmi alle spalle la polemica e concentrarmi sull'arte che deve essere libera. Ringrazio Dio che mi ha permesso di lavorare con Roman Polanski".
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Le persecuzioni di Roman Polanski
Co-produzione franco-italiana - ne abbiamo parlato anche nella nostra recensione de L'ufficiale e la spia - il film è un progetto a cui Roman Polanski lavorava da tempo, ma a dare il là al tutto è stato il produttore francese Alain Goldman nei primissimi giorni del 2018. Dopo aver letto la straordinaria sceneggiatura, Goldman ha apprezzato la scelta di Polanski di adottare il punto di vista dell'ufficiale Georges Picquart, interpretato da Jean Dujardin. L'attore premio Oscar spiega di aver avuto "ricordi scolastici del personaggio e della storia. Per prepararmi al ruolo ho letto la sceneggiatura, ho seguito le indicazioni di Polanski e ho studiato tanto per non perdere il minimo dettaglio. Ho affrontato questo ruolo con attenzione, pudore, calma, consapevole che la star del film era la storia. Io ero al servizio di essa".
Emmanuelle Seigner festeggia proprio oggi 30 anni di matrimonio con Roman Polanski. L'attrice, lontana dal marito impossibilitato a recarsi a Venezia per il rischio di estradizione negli USA, parla del sentimento di persecuzione che ha tormentato Polanski per tutta la vita: "Condivido la vita con lui da molto tempo, ma questo è il sesto film che giro con lui e solo ora comincio ad abituarmi. E' meraviglioso essere diretti da lui, ma è un uomo difficile. E' esigente, preciso, mette a punto tutto, inquadratura, luce, posizione del viso. Al tempo stesso dà molta libertà agli attori".
Le sfide attoriali di Jean Dujardin e Louis Garrel
Dopo essersi scrollato di dosso il ruolo dello sfortunato Alfred Dreyfus, a Venezia Louis Garrel appare giocoso e rilassato e usa la conferenza stampa per allenare il suo italiano quasi perfetto. "Conoscevo la storia di Dreyfus perché è il fatto più importante dell'ultimo secolo della storia francese" ammette. "Sapevo che c'era un uomo accusato di spionaggio che ha vissuto un inferno lungo 10 anni, ma al tempo stesso non conoscevo bene i dettagli né il personaggio di Picquart, sul cui punto di vista è basato il copione di Roman. Tutti i dettagli del film sono veri. A 36 anni ho scoperto la vera storia di Dreyfus e sul set Roman mi ha fatto conoscere la sua discendente. Ho scoperto così che i figli di Dreyfus sono stati deportati dopo la Seconda Guerra Mondiale, il loro inferno non si è concluso con la la storia narrata nel film". Quando gli viene chiesto che cosa ha imparato dal film, Garrel scherza ed esclama: "L'amore per i miei capelli. Per il ruolo di Dreyfus me li dovevo radere ogni mattina" Poi aggiunge serio: "E' stata una gioia vedere il film, quando la giustizia ha avuto la meglio ho provato vera felicità. Nutro ammirazione per personaggi come Picquart o Emile Zola. L'arte deve fornire esempi positivi".
Nel descrivere la sua esperienza con Roman Polanski, Jean Dujardin ammette: "Sei o sette anni fa non avrei accettato questo ruolo. Polanski è molto esigente, può essere molto duro, è anche molto interessante comporre la scena con lui. Il suo interesse principale non è la bellezza, ma la verità. Ti fa ripetere una scena 30 volte, ti sfinisce, ma come attore sei pronto. Auguro a tutti gli attori del mondo di girare con lui. A me è rimasto l'orgoglio di avere interpretato questo personaggio. Sono fiero della fiducia che mi ha dato". Tocca infine al compositore Alexandre Desplat descrivere la propria collaborazione con Polanski, un regista "che ama molto la musica. Roman impone la verità nei suoi film, anche la musica deve trasmettere qualcosa. In questo caso si tratta di una tragedia che colpisce un uomo e le mie composizioni dovevano sottolinearne l'inferno attraversato".