Luca Zingaretti: “La casa degli sguardi? È stato un viaggio umano”

L'attore e regista è stato protagonista di un incontro con il pubblico al Teatro Pretuzzelli di Bari nel corso del Bif&st dove è stato proiettato il suo esordio alla regia, La casa degli sguardi.

Luca Zingaretti a Bari

"Mi posso alzare? Ho provato, ma non riesco a star seduto. Dovete sapere che ho bisogno di guardarvi negli occhi". Finisce, o meglio inizia così l'incontro con Luca Zingaretti al Teatro Pretuzzelli di Bari dove il suo esordio, La casa degli sguardi, è stato proiettato nel corso del Bif&st prima di uscire in sala il prossimo 10 aprile.

La casa degli sguardi e il libro di Daniele Mencarelli

Luca Zingaretti Foto Bari Film Festiva
Zingaretti ospite del festival di Bari

La pellicola, già presentata in anteprima nel corso della Festa del Cinema di Roma, è tratta dall'omonimo libro di Daniele Mencarelli. "Erano dieci anni che volevo passare dietro la macchina da presa. Più o meno da quando avevo letto un altro suo libro, Tutto chiede salvezza, da cui hanno tratto la serie Netflix. Il libro mi fece venire voglia di conoscere più da vicino quest'autore", ricorda Luca Zingaretti.

"Quando ho letto il libro ho detto: 'Questa è la storia che cercavo'", continua il regista. "Lo era per tanti motivi. Il primo è perché parla della straordinaria capacità che abbiamo noi esseri umani di saperci rimettere in piedi da quello che ci capita - che sia un lutto, una perdita di qualunque tipo, la vita che ti rema contro. Vai a finire per terra, ti sei addossato a un angolo, hai tirato su i pugni per pararti dai colpi che la vita ti sta tirando e poi, a un certo punto, vedi da lontano una lucetta in lontananza, una via d'uscita. Credo che ognuno abbia un'esperienza di questo tipo nella propria vita".

"Questo libro mi dava la possibilità di raccontare delle cose che mi sono care tra cui il discorso del dolore. Siamo una società che ha demonizzato il dolore, non ce lo permettiamo più, lo fuggiamo come come la peste. Non sta bene mostrarlo perché dobbiamo essere sempre performanti. Ma il dolore ha una grande qualità: è catartico. Il personaggio del film ricomincia a vivere quando capisce che deve accoglierlo".

Un padre presente

La Casa Degli Sguardi Gianmarco Franchini Luca Zingaretti
La casa degli sguardi: Luca Zingaretti e Gianmarco Franchini in una scena

Marco, ventenne con una grande capacità di empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell'alcool e nelle droghe "la dimenticanza". Al suo fianco c'è sempre suo padre che cerca con gli strumenti che ha a disposizione di aiutarlo e strapparlo da un destino che sembra già segnato. "Con i miei due sceneggiatori ci siamo inventati questo padre che è un uomo semplice della working class. Sua moglie è mancata ed è quella che si prendeva cura del figlio. Ora che è rimasto solo ci pensa lui. La mattina si alza, va a lavorare, continua la sua vita anche se c'è un'ombra che è calata su di lui. Ma sopratutto dice al figlio che lui c'è in qualsiasi momento. È qualcosa di straordinario".

"Non so se se ne rende conto, forse no. Ma questa cosa dà un grande valore al personaggio e anche alla speranza del ragazzo. Non a caso gli abbiamo fatto fare il tranviere che fa sempre la stessa strada. Il figlio sa sempre dove trovarlo", continua Zingaretti.

Luca Zingaretti Bifest
Il saluto di Zingaretti

"Volevo fare solo il regista, ma i miei due sceneggiatori quando abbiamo detto tirato giù la lista degli attori mi hanno detto: 'Il padre sei tu'. Io non volevo interpretarlo, ma a forza di ripetermelo tutti i giorni mi hanno fatto scattare quel narcisismo d'attore per cui ho detto: 'Questo lo faccio io'. Alla fine mi sono divertito, ci ho messo dentro tante cose come la frase: 'Marcolino ricordate sempre in bocca al lupo'. Ce la diceva sempre mio padre a me e ai miei fratelli".

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L'assenza/presenza della figura materna

Marzo e suo padre vivono entrambi un profondo dolore dato dalla morte prematura della madre e moglie. Una figura fondamentale per il giovane protagonista presente nel romanzo ma assente ne La casa degli sguardi. "Ho avuto modo di fare un documentario su Suso Cecchi D'Amico, la nonna della mia prima moglie e più grande sceneggiatrice italiana. Mentre stavamo girando mi disse: 'Sai Luca quando si tratta di dover tradurre un racconto letterario in racconto per immagini, devi necessariamente tradire il libro. Non puoi non farlo con il fine certo di restituirne lo spirito più autentico'", spiega Luca Zingaretti.

La Casa Degli Sguardi Luca Zingaretti
Zingaretti ne La casa egli sguardi

"La figura della madre era talmente forte che sarebbe diventato un film sul rapporto edipico. Racconto la sua importanza in questa famiglia attraverso la sua assenza e poi semino qua e là degli piccoli indizi".

Un viaggio umano

tanti anni prima di trovare la storia giusta da portare sul grande schermo, ma qual è stata la cosa più difficile affrontata sul set e il ricordo più bello? "La cosa più difficile è stata la sera smettere di girare. I miei collaboratori pensavano che facessi uso di sostanze chimiche e vietate perché dopo dieci ore mi dicevano: 'Luca adesso è finita'. E io ribattevo: 'No aspettate, mi serve ancora questa cosa'", ricorda il regista.

"La cosa più bella è stata tutto, in realtà. Quel desiderio di regia che mi portavo dietro da anni è diventato un'urgenza. Però poi andare a fare quello che desideri e sogni e scoprire che è più bello di quello che immaginavi è stato un viaggio umano".