Lovesick 3 e il mal d’amore che ci tira su

Umorismo british e personaggi simpatici al centro di una storia che procede tramite continui flashback, secondo una narrazione più emotiva che cronologica che ci intrattiene con grazia

Lovesick: una scena della terza stagione della serie
Lovesick: una scena della terza stagione della serie

Precedentemente nota col titolo ben più esplicito di Scrotal Recall, questa sitcom britannica creata nel 2014 da Tom Edge affronta l'argomento del titolo saggiamente scelto in seconda istanza per passare da Channel 4 a Netflix: il mal d'amore. In senso lato e in senso letterale, dato che al protagonista viene diagnosticata la clamidia ed è costretto a contattare tutte le sue ex per informarle dell'infezione. Lo spunto è divertente, e anche la serie, che intitola gli episodi con i nomi delle ex ricontattate via via da Dylan e, con questo espediente narrativo, si addentra nel suo passato, nel suo presente, e nel passato e nel presente dei suoi due migliori amici, Evie e Luke.

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Lovesick: un momento della terza stagione
Lovesick: un momento della terza stagione

Quando c'è Love nel titolo...

Se già nel titolo è presente la parola "amore" molti di noi sfoderano un atteggiamento scettico, come a rimarcare che dell'amore non resta proprio più niente da dire e che il nuovo melenso prodotto, l'ennesimo, sarà sicuramente banale, non solo nel titolo. Questo pregiudizio è stato sbugiardato recentemente dalla serie che ha scelto, quasi a mo' di provocazione, la parola "amore" come titolo tout court: nessun composto o altro, semplicemente Love.
Lovesick è senz'altro meno originale della serie creata da Judd Apatow, Paul Rust e Lesley Arfin: i suoi personaggi non comunicano quel male di vivere che li rende antipatici e allo stesso tempo così in linea con la nostra insofferenza, la nostra misantropia sottaciuta, le nostre insicurezze che più sfiorano l'angoscia. Ma è una serie godibilissima, i suoi personaggi sono meno approfonditi ma più simpatici, e adesso che su Netflix è appena uscita la terza stagione possiamo guardarla dall'inizio e gustarla come un bicchiere d'acqua fresca, senza pretese ma sempre rinfrancante.

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Dylan & co.

Lovesick: Johnny Flynn in un'immagine della terza stagione
Lovesick: Johnny Flynn in un'immagine della terza stagione

Il centro propulsore della serie è Dylan (Johnny Flynn), con la sua malattia venerea da dover ripetutamente raccontare, e a persone che non avrebbe neanche scelto di vedere: uno spauracchio dell'era moderna reso, quasi con humour apotropaico, argomento da sitcom. Già per i presupposti, che vanno nella direzione opposta a qualsiasi concetto di privacy e di orgoglio, con Dylan non possiamo fare a meno di entrare in empatia. Belloccio dall'espressione spaurita, il titubante protagonista si prodiga sempre per comportarsi in maniera corretta, e questo a volte lo fa sembrare un po' ingenuo. Di certo meno smaliziato del suo migliore amico, Luke (Daniel Ings), che al primo minuto del primo episodio esordisce con "La clamidia è un'infezione da novellini: è la posizione del missionario delle malattie veneree". In sintesi, dopo trenta secondi dall'inizio della serie Dylan si cala le brache davanti a una dottoressa che ama il sarcasmo, e dopo altri trenta anche Luke lo dileggia bonariamente, cercando di stemperare il suo malumore con un po' di ironia grossolana, la sua preferita. Luke è senz'altro il personaggio più divertente, così come lo è Barney Stinson in How I Met Your Mother.

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Lovesick: un'immagine della terza stagione
Lovesick: un'immagine della terza stagione

Anche Luke adora le avventurette sentimentali e ci costruisce intorno il suo personaggio cinico e apparentemente superficiale, ma, come Barney, anche Luke è molto più di questo. Detto ciò, la scena del matrimonio di Angus, in cui ci si chiede chi abbia rimaneggiato la disposizione dei tavoli dei single, e inopinatamente Luke si trova insieme a sole donne mentre tutti gli uomini ingrugniti sono seduti attorno a un tavolo a parte, è una delle più gustose e ci fa apprezzare l'ingegno di Luke messo al servizio della sua frivolezza. Lo sposo, Angus (Joshua McGuire), è un altro amico di Dylan, buffo già nell'aspetto, con quei riccioletti, il viso rosso e paffuto, il sorriso forzato e nevrotico. Forse perché, con quella moglie "fottutamente terrificante" che gli urla sempre contro e si mostra costantemente indispettita con tutti, c'è ben poco da sorridere. Naturalmente sarà Dylan che alle loro nozze si farà sfuggire con sprovvedutezza naïve che Angus un tempo usciva con Evie.

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Evie & co.

Lovesick: Antonia Thomas durante una scena della terza stagione
Lovesick: Antonia Thomas durante una scena della terza stagione

La migliore amica di Dylan, e senza dubbio il personaggio femminile più interessante della nutrita schiera: pelle ambrata e sguardo luminoso, Evie (Antonia Thomas) è una sintesi perfetta di Dylan e Luke, meno candida del primo, più idealista e romantica del secondo. Si protegge dalle delusioni con un'ironia tagliente che non entra mai in contraddizione con quella dolcezza da cui Dylan sembra avvinto. Purtroppo il mal d'amore prevede che si sia spesso fuori sincrono: così, a ritmi alterni, sospirano l'uno e l'altra, non trovando mai le contingenze adatte per dichiararsi. Dylan frequenta ragazze con cui sembra sempre investire più sentimenti di quanto le prospettive richiedano, e finisce per frequentare una ex più affine a lui delle altre, Abigail, con cui manca però quella spensierata complicità che invece lo unisce con naturalezza a Evie. La quale, a sua volta, è spesso single, finché non trova un partito apparentemente perfetto, con cui manca però quella spensierata complicità che lo unisce con naturalezza a Dylan.

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Musica indie e flashback

Lovesick: un'immagine promozionale della terza stagione
Lovesick: un'immagine promozionale della terza stagione

A disorientare lo spettatore è l'ordine degli eventi, raccontati attraverso continui flashback che si mescolano col presente secondo una narrazione molto più emotiva che cronologica, proprio come ci succede quando facciamo il punto della nostra vita. Perché di questo parla Lovesick: di personaggi che "fanno il punto", magari soddisfatti ma non felici, che si scoprono troppo impauriti per essere sé stessi, che s'interrogano se agire correttamente o inseguire la persona che amano.
L'umorismo british si sposa perfettamente con una colonna sonora mai banale, che intreccia Alt-J, Florence and the Machine e altri gruppi indie, con un tocco delicato che conferisce spessore a quei temi tanto spesso trattati: pene d'amore, ricerca di un personaggio più autentico di quello che ci eravamo prefabbricati, capacità di cogliere il momento esattamente quando si presenta. Lovesick non cambierà la nostra visione del mondo, ma ci intratterrà con grazia e intelligente ironia. Molte storie d'amore, in fondo, ci assorbono molto più tempo offrendoci molto meno.

Movieplayer.it

3.5/5