Eva ha 19 anni e fa un lavoro che non le piace in un piccolo paese. Vive con sua madre mentre il padre non lo ha mai conosciuto. Una sera, sconvolta, causa un incidente nel quale rimane uccisa una donna. Non si ferma a prestare soccorso e fugge via per poi tornare sul luogo dell'incidente dove incontra il marito della vittima, ignaro del suo coinvolgimento. Eva è la protagonista de L'origine del mondo, opera prima di Rossella Inglese che arriva in sala dopo il passaggio ad Alice nella città.
Sensi di colpa e corpo femminile

C'è un che di simbolico e metaforico sia nel nome della protagonista - interpretata da Giorgia Faraoni - che nel titolo del film che richiama al dipinto di Gustave Courbet. Come dichiarato dalla stessa regista, il film nasce da una doppia esigenza: quella di raccontare la forza di un incontro e quella di portare avanti una ricerca artistica sul corpo femminile. Eva vive un rapporto conflittuale con il suo corpo. E Inglese ce lo mostra fin dalle primissime sequenze. Ripresa da uno smartphone con un'inquadratura verticale Eva viene immortalata, senza il suo consenso e senza rendersene conto, mentre fa sesso. Quando scopre che il video è stato diffuso, prova vergogna e senso di colpa. Eva, come la creatura creata da Dio che pecca mangiando il frutto proibito.
L'origine del mondo è il viaggio interiore intrapreso dalla protagonista per affrontare la colpa - sia quella che gli è stata marcata addosso dallo sguardo e giudizio altrui, sia quella di cui si è macchiata causando la morte di una persona. L'incontro con Bruno (Fabrizio Rongione), marito della vittima con la quale il rapporto prima della morte scopriamo essere stato agli sgoccioli, è uno spazio che serve a entrambi per liberarsi del dolore che provano. Non a caso l'uomo si ferisce intenzionalmente a una mano per "sentire qualcosa" - ecco che torne il corpo -, ma anche per lasciar uscire qualcosa da sé.

In quello spazio e tempo condiviso i due si guariscono a vicenda le ferite interiori. E molto della riuscita del film è da imputare proprio alle ottime interpretazioni di Faraoni e Rongione che tanto "parlano" nei silenzi pregni di significato che avvolgono l'opera. La macchina da presa della regista li segue da vicino - fin dalla primissima sequenza - e indugia sui loro volti e corpi. Una prossimità che si fa intimità e che, allo stesso tempo, amplifica quel senso di solitudine e malessere che li accompagna.
Una tensione emotiva

L'origine del mondo narrativamente non è un film dall'intreccio particolarmente originale. Storie simili sono già state affrontate dal cinema, ma è interessante notare come Rossella Inglese padroneggi scrittura e regia e faccia convivere due anime agli antipodi. La protagonista appena può mette le cuffie dalle quali esce musica techno che si scontra contro la realtà provinciale in cui è immersa, tra feste padronali e il piccolo bar ritrovo della comitiva di ragazzi. Uno spazio caratterizzato da un'ulteriore dualità: da un lato una zona industriale con strutture abbandonate, dall'altro la natura che ci si insinua e riprende il sopravvento.
Un'altra metafora che parla di un mondo passato in rovina e di speranza proiettata verso il futuro. Inoltre nel sapere la verità dei fatti rispetto all'ignaro Bruno, noi spettatori avvertiamo un crescendo emotivo man mano che il rapporto tra lui ed Eva si fa più stretto. Una tensione che sappiamo arriverà a un punto di rottura. E Inglese è molto abile nel gestire questo tempo.

Se c'è un'incompiutezza nel film è quella di non aver saputo dare vita narrativamente a degli sviluppi meno prevedibili. Ma nel finale, dove la parola che fino a quel momento era stata centellinata con parsimonia si fa protagonista, è possibile rintracciare quell'"origine" a cui fa riferimento il titolo del film. Un'origine intesa come genesi. E quindi (ri)nascita.
Conclusioni
L'origine del mondo, opera prima di Rossella Inglese, è un intenso viaggio interiore che vede protagonista la giovane Eva, tormentata da un passato difficile e dal peso di un tragico incidente che lei stessa ha causato. Il film esplora il tema della colpa e della redenzione attraverso l'incontro inatteso con Bruno, il marito della vittima, un legame che si trasforma in un percorso di reciproca guarigione emotiva. Sebbene la trama non brilli per originalità, la regia di Inglese e le intense interpretazioni dei protagonisti, immerse in silenzi eloquenti e in una dualità di ambienti contrastanti, rendono l'opera un'analisi profonda del dolore e della possibilità di una nuova genesi interiore, suggerita dal titolo stesso.
Perché ci piace
- Le ottime interpretazioni di Giorgia Faraoni e Rongione
- La dualità dello spazio che caratterizza il film e si fa metafora dei sentimenti dei protagonisti
- La capacità di Rossella Inglese di gestire la tensione che accompagna il film
- La riflessione sul tema della colpa
Cosa non va
- La sceneggiatura non si caratterizza per un intreccio particolarmente originale