Comincia con una nota ilare Lorena, documentario in quattro parti in arrivo da oggi 15 febbraio su Amazon Prime Video. La leggerezza con cui, in fondo, tendiamo a i fatti avvenuti tra il giugno del 1993 e gli anni successivi, con due diversi processi ai danni dei due coniugi più chiacchierati d'America. John Bobbit, dalla sua attuale dimora a Las Vegas, riferisce battute che associano la sua ex giovane moglie al serial killer Jeffrey Dahmer, e lei, Lorena, appare luminosa e sorridente in TV accanto all'esilarante Steve Harvey. Sono passati ventisei anni e le persone coinvolte, inclusi i protagonisti, hanno percorso vie di cambiamento, guarigione e in qualche caso perdizione; in ogni caso hanno guadagnato una distanza che permette di guardare alla vicenda e al suo impatto mediatico da una nuova, forse più equilibrata prospettiva. Ci riesce sicuramente Joshua Rofé, il documentarista che firma l'opera che ha richiesto un monumentale lavoro di ricerca, raccolta di testimonianze, montaggio, ma anche riflessioni non meno ponderose.
Così, con una nota leggera, e con la giusta distanza, concedeteci di aprire anche la nostra recensione di Lorena. Il caso ebbe una risonanza mediatica e culturale immensa che perdura ancora oggi: quel nome, Bobbitt, suscita tuttora brividi di terrore e sudori freddi nel portatore di cromosomi sessuali XY e relativo corredo fenotipico. Noi donne, invece, quando vogliamo farci giocosamente minacciose, annunciamo al partner le circostanze da evitare per non vederci trasformate da femmine adoranti in Lorena Bobbitt, la ragazza col coltello. C'è persino un adorabile animaletto, un artropode marino che vive sul fondo dell'oceano e ha la capacità di attaccare le prede ignare con tanta violenza da tagliarle nettamente in due, che si è guadagnato il nomignolo di "Bobbitt worm": zac!
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La ragazza col coltello
Ancora oggi subiamo la fascinazione di quel gesto selvaggio, mentre si parla molto poco delle ambiguità giudiziarie e delle difficili scelte imposte a procuratori e giurati e periti; si parla poco dei paradossi del sensazionalismo mediatico di cui la comunicazione contemporanea ha ereditato la miopia e l'irresponsabilità, e dell'impatto che il caso ebbe sulla legislazione relativa alla violenza domestica. Il documentario di Rofé pone rimedio alla superficialità collettiva in una maniera così brillante e meticolosa che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui pensate al caso Bobbit.
La storia degli ex-coniugi Bobbitt prende il via una notte di giugno, poco prima dell'alba, un uomo orrendamente mutilato e sanguinante si presentava al pronto soccorso di Manassas, Virginia. Non lontano, una minuscola donna di ventiquattro anni si consegnava alle autorità, confessando di avere evirato il marito dopo che questi le aveva inflitto l'ennesima violenza sessuale. Nel frattempo, diversi team di esperti e vigili del fuoco venivano sguinzagliati alla ricerca dell'arma del delitto e dell'appendice mancante, lanciata da Lorena in un campo vicino casa, mentre lasciava la scena in auto. Un'ora dopo, il chirurgo e urologo Dr. James Sehn restituiva a John Bobbitt la sua virilità. Non appena la notizia si diffuse le reazioni furono impetuose, e il pubblico si spaccò in due: c'era chi credeva a Lorena, e la sosteneva in quanto donna maltrattata che aveva finalmente reagito nei confronti del suo aguzzino, e chi invece credeva alle dichiarazioni di John, il quale sosteneva che la moglie l'avesse aggredito perché era gelosa e lui voleva lasciarla. Tutte donne, grosso modo, nel primo gruppo; tutti uomini nel secondo.
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Qualche mese dopo i processi, il primo ai danni di John, per violenza sessuale e maltrattamenti, il secondo, l'evento più atteso e seguito, contro Lorena per lesioni aggravate, un'accusa che può costarle vent'anni di prigione, oltre che, in quanto immigrata ecuadoriana, la cittadinanza statunitense. Il racconto di Rofé è incentrato sul procedimento legale, e ne dà una relazione capillare e appassionante, con i contributi illuminanti di procuratori e avvocati, e persino di un paio di giurati; ma abbondano anche le testimonianze di parenti, vicini, conoscenti che ci danno un quadro esaustivo, trasparente, ed agghiacciante della vita dei Bobbitt prima della notte del 23 giugno 1993.
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La giustizia e la pietà
Sono le dichiarazioni dei due ex coniugi, ovviamente, il pezzo forte della docu-serie, e sorprende soprattutto come lui, l'ex marito John Wayne Bobbitt, abbia accettato di prestarsi a una ricostruzione da cui esce (giustamente) malissimo: un uomo stupido e vanesio da sobrio, che, sotto l'effetto dell'alcol, diventa un mostro. Sulla minuta, timida Lorena, sulla sua voce dolce, sulla sua straziante testimonianza al processo e sulla sua forza crescente Rofé incentra il dilemma che più gli sta a cuore: un atto come quello da lei compiuto può essere "giustificato" dalla semi-infermità mentale, ovvero con il disturbo da stress post-traumatico di cui la giovane donna soffriva a causa delle continue violenze? Quanto può sopportare una donna prima di spezzarsi? Quali mezzi le offre la società per proteggersi, quale aiuto, quali garanzie?
Rofé non produce risposte a queste domande, ma ci invita, intelligentemente, a trovarle per conto nostro. Quello che ci offre è il ricchissimo e avvincente resoconto di una vicenda che, nella sua lente, da squallida e grottesca diventa umanamente e socialmente preziosa.
Movieplayer.it
3.5/5