Loot 2, la recensione: risate e carattere per una seconda stagione migliore della prima

La recensione della seconda stagione di Loot - Una fortuna, serie con protagonista Maya Rudolph e disponibile su Apple TV+ dove i punti di forza vengono ampliati e rafforzati.

Loot 2, la recensione: risate e carattere per una seconda stagione migliore della prima

I soldi possono comprare tutto? Almeno così ci è stato sempre detto. Alcune cose però non hanno prezzo. Come le risate. O come i dieci episodi di questa seconda stagione, capace di alleggerire i nostri pensieri. Infatti, come sottolineeremo nella recensione di Loot 2, la serie con protagonista Maya Rudolph*. disponibile su Apple TV+, raccoglie ogni singolo elemento che ha reso la stagione precedente un portento seriale, per elevarlo, enfatizzando e moltiplicando tanto le risate, quanto la riuscita generale di un'opera nata per divertire, intrattenere, senza per questo tralasciare concetti e tematiche di carattere sociale e umano.

Loot 2: la trama

Non è passato molto tempo da quel disastroso viaggio in Corsica durante il quale Molly (Maya Rudolph) ha ceduto alle avances dell'ex marito John (Adam Scott), spezzando il cuore del povero contabile Arthur. Ora la Francia è ormai lontana, siamo di nuovo in California, ma il suo spettro continua ad aleggiare nel presente di Molly. Ad aiutarla, distraendola dai propri pensieri, ci pensa la sua Wells Foundation, capeggiata dalla sempre attenta Sofia (Michaela Jaé Rodriguez), adesso sempre più al centro della scena, complice un'improvvisa e profonda storia d'amore. A starle vicino saranno anche il cugino Howard, che nel frattempo deve rifarsi una vita dopo essere stato scaricato dall'ex fidanzata sfruttatrice, e Nicholas, ombra fede costretto ad assisterla e seguirla in posti così poco adatti a uno "bello co me lui". Dieci episodi: tanto basta per inserirsi con facilità nella vita privata dei personaggi, per poi seguire la crescita della fondazione, ora pronta a investire su alberghi abbandonati destinati ad accogliere quei senzatetto che tanto vagano per le vie di Los Angeles. Ma l'avarizia dei miliardari, e la gelosia di John sono dietro l'angolo, e per Molly non tutto sarà facile come prima.

Loot - Una fortuna, la recensione: love don't cost a thing

La circolarità della ricchezza (seriale)

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Locandina di Loot - Una fortuna

Loot 2 parte là dove Loot 1 si era concluso, non solo a livello narrativo, generando una linearità di racconto che evita allo spettatore di trovarsi spaesato e disorientato nella terra del lusso ostentato (e altrettanto donato), quanto in termini tematici. Loot 2 raccoglie ogni elemento ereditato dal suo fratello maggiore per renderlo ancora più prezioso, più unico, più convincente. Molly non è più un'entità robotica, priva di anima e ricca di orpelli, materialismo, ingenuità. Molly adesso è una donna conscia dell'entità del mondo circostante, colpita dalla sofferenza altrui, e dalla povertà che vive ai margini della propria esistenza. Un microuniverso, questo, abitato da chi non ha nulla, e che si accontenta di poco, che tanto abita lo spazio dei colloqui, degli incontri, delle idee di Molly e del suo team, senza incrociare mai l'obiettivo della cinepresa. È un'entità astratta, un drago immaginario che la protagonista intende comunque combattere, sebbene a debita distanza, e mai faccia a faccia; altri nemici si spianeranno lungo la strada di Molly, esacerbando la sua umanità ritrovata, senza che nessuna cifra potrà espugnarli, o assegno contrastarli. È il battito del cuore e la troppa esuberanza a intralciarle il percorso, lasciando così che la donna impari a scendere a patti con se stessa.

La luce brillante dei contrasti

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Loot - Una fortuna: un'immagine della serie

È un universo di identità complesse, divergenti, eppure così simili per quell'incapacità di maneggiare emozioni sempre nuove, quello di Loot - Una fortuna. Uno scrigno illuminato da una luce quasi accecante, così da rendere ogni passaggio facilmente visibile e per questo leggibile. Eppure, in questo spazio brillante e colorato, dove l'ombra non ha mai modo di insinuarsi, i conflitti interiori e interpersonali si fanno ancora più potenti, perché costantemente in conflitto con il decorativismo estetico e l'apparente euforia che tutto agghindano. Le cineprese dei registi che si alternano in questo nuovo cammino di spoliazione, non vivono di slanci virtuosistici, o ambizioni autoriali. I loro sguardi si limitano ad avvicinarsi, frammentandosi in tante inquadrature quante sono le tessere di un puzzle emotivo ora pronto a ricongiungersi, completarsi e poi di nuovo sfaldarsi.

Copia, incolla e migliora

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Loot - Una fortuna: un momento della serie

Loot 2 non solo è una copia perfetta, ma anche migliorata, della stagione precedente. Ricalcando il disegno preparatorio, i colori utilizzati e le sfumature tralasciate, i dieci episodi tracciano un dipinto che calamita a sé lo spettatore, lo ingloba tra le sue tinta cangianti, attirandolo fino al cuore dei propri personaggi, così da simpatizzare per loro, giudicarli, perdonarli. Come un mosaico bizantino, ogni dettaglio si incastra perfettamente tra le maglie di una struttura solida, e mai banale, rafforzata da sguardi intensi, gesti ampi (ma mai caricaturali), e bocche che lanciano con la forza di una mitragliatrice parole cariche di comprensione, criticità, vicinanza, dolore. È un circolo virtuoso, Loot 2, una struttura perfettamente circolare che inizia, si sviluppa e si conclude in maniera compatta, grazie anche a una forza interpretativa atta nuovamente a riversarsi in una e tante storie di rinascita ed emancipazione personale. Già, perché quello tracciato da Molly nella prima stagione, è un percorso adesso battuto da personaggi non più relegati al ruolo di comprimari, ma di co-protagonisti, arti ipertrofici di un unico corpo ancora incapace di muoversi all'unisono, ma pronto a comprendere l'unicità delle proprie parti, così da lasciarsi condurre in maniera più armoniosa, unica, elegante.

Maya Rudolph e la ricchezza della comicità

Armandosi di un'ironia trascinante, fedele a quella già collaudata da Gregg Daniels e Paul Feig sulla scia degli insegnamenti impartiti dal Saturday Night Live, la serie di Matt Hubbard e Alan Yang ritrova nella capacità attoriale di Maya Rudolph una maschera della risata abile a mutare, ad adattarsi all'umore del momento per giocare con le proprie smorfie, senza cadere mai nella macchietta caricaturale. Sostenuta da performance altrettanto oneste e credibili, costruite da interpreti abili nel farsi scultori di personalità caratterialmente distinte, uniche e leggibili, la Rudolph torna a bucare lo schermo, affidandosi a un arsenale irresistibile di battute apparentemente improvvisate così da sembrare naturali, o comunque mutuate da una possibile realtà extra-dietegetica.

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Loot - Una fortuna: Maya Rudolph in un'immagine della serie

Ciò che ne consegue è uno specchio riflettente cadute e virtù di una società filtrata da una vena satirica e un'inclusività mai forzata, ma sempre coerente con la leggerezza dell'opera. Un'opera che fa ridere, riflettere, lasciandosi amare.Loot 2 seguendo i cammini personali dei protagonista diventa un microcosmo televisivo dove i soldi sono solo un pretesto narrativo per restituire battute al vetriolo, situazioni iperboliche e un umorismo dolce-amaro attraverso cui aprire ponti diretti sull'interiorità spettatoriale, attivando un processo di affezione nei confronti di personaggi quasi reali, tangibili, dominati da sentimenti che, appunto, i soldi non possono comprare.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Loot 2, sottolineando come ogni elemento e punto di forza vantata dalla prima stagione, viene adesso presa e rafforzata, in questo secondo capitolo della serie con protagonista Maya Rudolph e disponibile su Apple TV+. L'umorismo viene elevato all'ennesima potenza, sostenuto da un impianto costantemente in dialogo con una società accecata dall'ambizione, ma comunque ricca di personalità uniche, speciali, da scoprire.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La performance di Maya Rudolph
  • L'evoluzione del personaggio di Molly
  • Le battute molto più divertenti e sarcastiche rispetto a quelle precedenti
  • Le luci abbaglianti capaci di caricare il dolore che pervade lo schermo.

Cosa non va

  • Certi passaggi un po' troppo caricati tanto da risultare inverosimili.
  • Il poco spazio riservato a Molly e John