Dopo un'accoglienza trionfale alla Festa del Cinema di Roma e al Lucca Comics and Games, che ha visto andare sold out tutte le repliche, Lo chiamavano Jeeg Robot, pellicola d'esordio di Gabriele Mainetti, esce finalmente nelle sale italiane il 25 febbraio. Salutato come un vero e proprio spartiacque per il cinema italiano e una fulgida speranza su cui costruire non solo un filone sui supereroi ma un nuovo corso per il cinema di genere tricolore, il film di Mainetti convince perché non scimmiotta i film americani e giapponesi da cui trae ispirazione, ma trasforma le conoscenze apprese tramite un'avida lettura di fumetti, visione di cartoni animati e cinecomics in qualcosa di "molto italiano", e non nell'accezione negativa che ne dava Stanis La Rochelle in Boris.
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Fortemente radicato nella realtà quotidiana italiana, sia per temi - la criminalità, l'ingiustizia sociale, l'indifferenza per il singolo individuo in una grande metropoli -, che per ambientazione - il quartiere romano di Tor Bella Monaca diventa quasi un protagonista silente - Lo chiamavano Jeeg Robot funziona perché paradossalmente, nonostante si tratti di una pellicola di fantasia, dà una fotografia molto più realistica della società italiana di oggi di quanto non faccia la maggior parte delle commedie italiane, in cui studenti e coppie squattrinate abitano in loft principeschi al centro di Roma.
Grazie a un'idea di regia personale e non banale, ad attori che danno il meglio di sé - su tutti un immenso Luca Marinelli nel ruolo del villan, Lo Zingaro -, a una fisicità che non ha paura di sporcarsi e di cedere anche al desiderio carnale - cosa che, soprattutto nei cinecomics americani, non avviene quasi mai - e a uno humor nero irresistibile, Lo chiamavano Jeeg Robot è uno degli esordi più folgoranti del cinema italiano e una pellicola destinata a diventare presto cult.
In occasione dell'anteprima del film a Roma, abbiamo incontrato il regista Gabriele Mainetti e suoi protagonisti: Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli.