Cosa accadrebbe se un ladruncolo qualunque di periferia diventasse di punto in bianco un supereroe? A spiegarlo, nel suo lungometraggio d'esordio, è Gabriele Mainetti che allo scorso Roma Film Fest ha presentato in anteprima l'apprezzatissimo Lo chiamavano Jeeg Robot. Il film, dopo tanta attesa, finalmente uscirà in sala il prossimo 25 febbraio in almeno 200 copie. La storia che Mainetti ha diretto è quella di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) un pregiudicato di Tor Bella Monaca, quartiere periferico romano, che nel tentativo di scappare dalla polizia si tuffa nel Tevere dove nolente entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli regalerà dei poteri sovra umani. Il ladruncolo inizialmente sfrutterà le nuove doti per la sua carriera da delinquente almeno fino a quando nella sua vita non compare Alessia (Ilenia Pastorelli) una problematica ragazza con una passione maniacale per il cartone giapponese Jeeg Robot d'Acciaio.
Dedicato alla generazione Bim Bum Bam
Classe 1976, Mainetti prima di arrivare al cinema ha girato molti lungometraggi tra i quali spicca l'amatissimo Tiger Boy che è stato nominato agli Oscar 2014 come migliore "short film". "Sono di quella generazione in cui Bim Bum Bam faceva da balia ai bambini e molti dei miei lavori, come Tiger Boy e Basette, derivano da questo" esordisce il regista nella conferenza stampa romana nella quale spiega anche "In Italia, a differenza dell'America, manca lo storico del supereroe, storico che ho dovuto inserire nel film facendo sì che il protagonista diventasse un supereroe solo alla fine". Fin dal nome la storia del supereroe di Mainetti, la cui sceneggiatura è stata scritta da Nicola Guaglianone e l'ex fumettista Menotti, tenta di unire l'idea del cinema classico all'italiana, rifacendosi a titoli come Lo chiamavano Trinità alla passione per gli anime giapponesi che guardavano i bambini degli anni '80, cresciuti a pane e televisione, con l'omaggio a Jeeg - Robot d'acciaio.
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Un film localizzato
La Roma che Mainetti usa come ambientazione di Lo chiamavano Jeeg Robot è una Roma messa a ferro e fuoco da continue bombe, una Roma paranoica e molto simile a quella degli anni '70, una Roma bisognosa dell'arrivo di qualcuno che la salvi. L'idea del "terrore", nata molto prima dei recenti e tragici eventi francesi, è stata dello sceneggiatore Menotti perché secondo lui questa è "Una situazione plausibile e in un film come questo era importante che si parlasse di eventi verosimili" e, inoltre, aggiunge il regista_ "Un film ha successo quando è sensibile al problema contemporaneo, altrimenti si rischia di parlare solo ai fanatici di un genere"_.
Come Leon e Mathilda
A proposito di genere in più persone si sono chieste quali fossero i supereroi dei fumetti che hanno ispirato il personaggio di Claudio Santamaria, Enzo. "In realtà per il personaggio di Claudio io mi sono ispirato a Leon: lui è un bambinone che incontra una ragazza che fondamentalmente è ancora una bambina" ammette Gabriele Mainetti al quale fa eco lo stesso attore che per interpretare Ceccotti ha dovuto prendere 20 chili affinché "Il personaggio risultasse quasi come un orso. Enzo doveva essere un uomo lento, pesante, solo e sintetico nelle parole. Un ragazzone mai cresciuto che cerca la dolcezza nei budini alla vaniglia che mangia continuamente e la felicità dei sensi nei film porno che colleziona". Accanto a Claudio Santamaria, per la prima volta sul grande schermo, c'è l'ex gieffina Ilenia Pastorelli la cui antieroina che interpreta, Alessia, è nato dalla penna degli sceneggiatori proprio pensando alle gesta dell'attrice nel popolare reality. "Quando ho letto le battute per fare il provino" ammette con il suo accento verace "Non conoscevo la storia e pensavo che tutti i nomi giapponesi che dovevo dire fossero in realtà pseudonimi di nomi di politici e che il film parlasse di questo" racconta Ilenia "Il provino è andato bene, solo che non sono riuscita a piangere poi mia madre mi ha detto di pensare al mutuo da pagare, così ho pianto e ho avuto la parte".
Il villain
Anche se nato da ispirazioni diverse da quelle dei meri comic e cine comic americani, anche in Lo Chiamavano Jeeg Robot la presenza del villain è fondamentale. Luca Marinelli nel film è Zingaro il capo di una "batteria" di criminali romani con l'ossessione di diventare qualcuno di importante all'interno della malavita capitolina. Molto simile in alcuni atteggiamenti e vesti al Joker di Batman, Marinelli in realtà dice di essersi ispirato a tutt'altro per il suo personaggio "Il primo film che ho visto a 7 anni è stato Il silenzio degli innocenti e da allora ho sempre desiderato di interpretare un ruolo così. È a Anthony Hopkins che ho pensato nell'interpretare Zingaro". Zingaro, oltre ad essere malvagio, ha anche una passione per la musica anni '80 che culmina in una scena in cui l'attore canta una canzone di Anna Oxa "In realtà Zingaro doveva ispirarsi nelle gesta e nei vestiti a un famoso cantante pop italiano dell'epoca che però non ha voluto e così, per renderlo comunque realistico e nazional popolare, è diventato poi un cultore del genere". Commovente, realistico, romantico, egregiamente diretto e scritto: Lo Chiamavano Jeeg Robot e uno dei migliori lungometraggi italiani degli ultimi anni. Così bello che il suo finale aperto non può che far sperare nell'arrivo di un sequel.