Little Ones, la recensione: storia toccante e veritiera di una gravidanza non voluta

La nostra recensione di Little Ones, il film opera prima di Julie Lerat-Gersant presentato al Giffoni film Festival 2023.

Little Ones, la recensione: storia toccante e veritiera di una gravidanza non voluta

Un film che racchiude in sé una moltitudine di vite e di esperienze incarnate da un singolo personaggio, una storia di crescita tanto brusca quanto dolorosa: Little Ones (Petits) è l'esordio alla regia di Julie Lerat-Gersant, presentato prima alla al 75° Locarno Film Festival e poi al Giffoni Film Festival, dove proprio in questi giorni è stato proiettato a quegli spettatori a cui principalmente si rivolge: gli adolescenti. La regista, che firma anche la sceneggiatura, dopo una serie di esperienze come collaboratrice in case famiglia, porta su schermo le diverse storie apprese nel corso del lavoro per confezionare una pellicola che, pur con grossi limiti, è un coming of age profondo ed efficace nel raccontare legami tanto forti quanto fragili, proprio come la protagonista, un'adolescente che si ritrova a dover portare avanti una gravidanza indesiderata in un mondo che non fa sconti, nel quale perdersi sembra essere l'unico modo per ritrovarsi davvero. In questa recensione di Little Ones vi racconteremo un'opera prima che scava nei sentimenti, che cade in qualche trappola del genere senza però risultare sgradevole.

Nella trama un'adolescente costretta a crescere in fretta

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Petites - La vita che vorrei... per te: un'immagine del film

Camille ha sedici anni ed è rimasta incinta. Non avendo i soldi necessari per farlo in una clinica decide di procurarsi da sola l'aborto, ma la cosa va male e lei finisce in ospedale in pericolo di vita. A seguito di questo evento, i servizi sociali decidono di affidarla ad una casa maternità poiché sua madre, con cui la ragazza ha un rapporto molto stretto, sembra aver avuto un ruolo in questa vicenda. Nella nuova sistemazione Camille scopre un angolo di mondo problematico ma per nulla estraneo, popolato da donne che, proprio come lei, si sono ritrovate, spesso in solitudine, a dover affrontare gravidanze non programmate, ragazze con una maturità ancora acerba che sentono forte la spinta a vivere una vita scevra dalla responsabilità genitoriale, dai cui figli, però, non riescono a separarsi creando rapporti disfunzionali e pericolosi. Nella casa c'è anche Nadine, operatrice ed educatrice competente e disillusa che sarà per la protagonista quella figura materna su cui contare e con la quale entrare in conflitto durante mesi difficili, giorni in cui la decisione di dare sua figlia in affido dopo la nascita diventa sempre più concreta, in un'alternanza tra sollievo e disperazione.

Una scrittura frutto di un'esperienza concreta

Un aspetto estremamente convincente di Little Ones risiede senza dubbio nei suoi personaggi. La regista e sceneggiatrice, dopo un'esperienza reale in una casa famiglia per giovani madri dove organizzava corsi di scrittura, riesce a dare vita a individui veri e tridimensionali: la complessità di Camille, la sua rabbia, il suo smarrimento la rendono più che mai viva e plausibile. Julie Lerat-Gersant con lei gioca sulla dualità che risiede nel titolo: chi è la bambina a cui si riferisce? La piccola vita che sta per nascere o la giovanissima donna che la porta in grembo? Probabilmente entrambe: la protagonista ha ancora a che fare con l'incosciente vitalità della giovinezza, con il giusto egoismo di un'età in cui si ha fame di esperienze oltre che il diritto di pensare a sé stessi prima che a un'infante.

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Petites - La vita che vorrei... per te: una scena del film

Ma per lei, che già ha dovuto farsi carico delle responsabilità di una madre amata ma incostante, tutto questo sembra un lusso, la vita a cui avrebbe diritto le sfugge, non importa quanto la insegua, divisa tra la consapevolezza di non avere i mezzi per crescere un figlio e il dolore nel sentirsi una vita pulsante nella pancia. A subire la stessa sorte, anche se con esiti diversi per ciascuna, sono anche le altre ospiti della struttura, anch'esse personaggi vivi e veritieri, figlie di una scrittura accorta e sentita che purtroppo, in qualche occasione, cade nel retorico conferendo all'opera nella sua interezza un senso di già visto che mette tra il film e lo spettatore una distanza che non consente una piena partecipazione emotiva.

Una messa in scena pienamente a servizio della narrazione

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Petites - La vita che vorrei... per te: una foto del film

A supporto di questo tipo di racconto le immagini si fanno prima di tutto esplicative: gli sguardi, i movimenti del corpo e l'ambiente circostante servono in primo luogo a raccontare una storia. Abbiamo avuto il sentore che la regista non sia andata troppo alla ricerca di una cura formale, ma abbia messo ogni elemento dell'inquadratura a supporto del racconto, in modo che anche il più piccolo oggetto di scena potesse dire qualcosa di un personaggio, del suo essere e del suo stato d'animo. Non sempre questo escamotage riesce a sortire l'effetto sperato, ma nel complesso porta avanti una storia che è prima di tutto un percorso verso la consapevolezza, un coming of age tanto brusco quanto straziante che è in grado di comunicare in modo estremamente diretto e semplice, perfetto per un pubblico dell'età di Camille.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione di Little Ones, possiamo affermare che il primo film di Julie Lerat-Gersant restituisce uno spaccato dell’esperienza della regista nelle case maternità francesi. La sua protagonista, Camille, è un personaggio vivo e veritiero, ben scritto seppur nel complesso l’intera non riesca a sfuggire da una certa dose di retorica. Apprezzabile l’attenzione agli elementi di scena scelti accuratamente per supportare la storia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • La scrittura dei personaggi, veritiera ed efficace.
  • La cura con cui gli oggetto di scena vengono posti quasi completamente a servizio della narrazione.

Cosa non va

  • La narrazione che in qualche passaggio scivola sulla retorica.