"Amo Napoli incondizionatamente, ma è stato già detto tutto. Cos'altro si può raccontare? Ci sono migliaia di serie e di film, di documentari. Napoli è ormai un brand, una fucina 'fucinata', non si butta via nulla. Ho difficoltà a pensare a cosa altro si possa fare". Ne è convinto Pappi Corsicato, regista napoletano dall'anima pop e dallo sguardo visionario, un outsider del cinema italiano, e ci tiene a ribadirlo più volte durante l'incontro di cui è stato protagonista nella sezione Absolute Beginners alla Festa del Cinema di Roma. L'occasione è il restauro del suo esordio alla regia con Libera, trentadue anni dopo l'uscita, grazie alla collaborazione di Cinecittà e Lucky Red con Urban Vision.
La genesi di Libera

Definisce Libera il "film più importante della mia vita", un'opera ancora oggi profondamente irriverente e innovativa, con un cast d'eccezione composto da Iaia Forte ("era una mia amica storica, all'epoca non conoscevo nessuna persona di cinema se non lei"), Cristina Donadio, Ninni Bruschetta e Enzo Moscato. "Fare questo film fu un gesto di istinto e totale inconsapevolezza. - ricorda Pappi Corsicato - Ero incosciente e completamente inconsapevole di quello che stavo facendo. Avevo sempre voluto fare film, ma fino a quel momento non ci ero mai riuscito perché pensavo fosse complicato: la produzione, scrivere... io non so scrivere".
Fino a quando per un motivo "che non posso raccontare" al suo rientro da New York dove si era trasferito per studiare danza e recitazione non si decise a farne uno, complice la lettura di una notizia su un fatto avvenuto in Nord Italia: "Lessi la notizia di una donna tradita dal marito, che per vendicarsi comincia a spiarlo con una telecamera. Mi sembrava una idea talmente divertente all'epoca che pensai di riscriverla e ambientarla a Napoli".

Prima che Libera diventasse un film in tre episodi - Aurora, Carmela, Libera dai nomi delle tre protagoniste -, c'era stato un cortometraggio girato nel 1991, "tutto autoprodotto, girato in cinque giorni con dieci persone sul set". Poi scrisse gli altri due episodi che insieme al corto avrebbero costituito l'anima del film. Presentato al Festival di Berlino e premiato con il Nastro d'argento per la Migliore opera prima, Libera fu travolto da un successo inaspettato, merito della capacità di osare e di un gruppo di attori all'epoca semisconosciuti, ma che nel tempo sarebbero diventati volti molto familiari.
La musica, i colori e la passione per i musical americani

Un esordio che oggi "non è immaginabile. Mi prenderebbero per matto - sostiene Corsicato - Sarebbe impensabile fare un film del genere e con attori quasi sconosciuti". In Libera confluiscono tutti quelli che poi si riveleranno essere i tratti distintivi della sua poetica: l'eccentricità dei colori, l'approccio kitsch, un uso della musica che la rende protagonista e la presenza strabordante di riferimenti che pescano da repertori diversi. "Non sapendo scrivere dialoghi ho sempre usato tutto quello che poteva dare supporto a ciò che stava succedendo nella scena senza raccontarla a parole - spiega il regista - Credo che Libera sia la forma più alta di onanismo, è un film pieno di collegamenti e riferimenti da La donna che visse due volte a L'isola di Arturo. Ci ho messo dentro qualsiasi cosa mi aiutasse a raccontare la storia e speravo che qualcuno da qualche parte nel pubblico potesse cogliere questi suggerimenti".
A partire dalla musica: "Tutto ciò che mi aiutava a raccontare anche sul piano sonoro andava bene: dalle canzoni che avevano dei testi alla musica classica", dice e non è un caso che abbia questa centralità per un artista che ama i musical americani.
La centralità della figura femminile e il set con Almodovar

Da Libera a Il seme della discordia, la figura femminile ha sempre avuto per Corsicato un ruolo di primo piano. "Viviamo in una società patriarcale ma nella mia famiglia erano le donne a muovere tutto. La figura femminile mi sembra molto più interessante, sfaccettata, ambigua e anche più manipolatoria rispetto a quelle maschili, che sono forse più convenzionali. Una donna può essere più cose, è spinta da qualcosa di più passionale, più forte e intelligente, mentre i maschi mi sembrano più monolitici".
Poi a chi gli ricorda l'esprienza da assistente alla regia sul set di Legami! con Pedro Almodovar risponde: "Adoro Almodovar, essere associato a lui e lusinghiero, ho iniziato a fare cinema per lui, aveva gli stessi miei riferimenti. Quando seppi che veniva qui a Roma gli chiesi di fargli da assistente, e non so per quale miracolo, mi dissero di sì, il fratello mi diede il bigliettino e andai sul set. Poi capirono che non sapevo fare niente, ma mi tennero comunque; in quei giorni con una piccola telecamera ripresi tutto quello che potevo. Ho ancora il girato di quel backstage".