Con Leopardi & Co, in sala dall'11 dicembre, Federica Biondi firma una commedia romantica dal respiro internazionale che, secondo la trama, porta un belloccio attore americano cimentarsi con un ruolo inaspettato nel cuore di Recanati. L'idea è semplice ma efficace: far scontrare due mondi lontanissimi - Hollywood e Leopardi - sperando che da questo cortocircuito nasca l'amore, e magari anche un po' di poesia.
Il risultato? Un film leggero, gradevole, sorretto da due protagonisti affiatati, Jeremy Irvine e Denise Tantucci, e da un'atmosfera delicata e un po' sognante. Anche se non mancano alcuni passaggi che avrebbero potuto osare di più.
Leopardi&Co e il rovesciamento degli stereotipi: un belloccio americano in "gita" a Recanati
David (Jeremy Irvine) è un attore convinto di essere arrivato, in parte per merito, molto per caso. Vive con quella sicurezza un po' plastica da star delle serie tv e dei social e si affida alla sua agente Mildred (Whoopi Goldberg), che gli trova l'occasione che cercava e lo spedisce in Italia senza troppe spiegazioni.
Lui pensa di interpretare Casanova, noi intuiamo il disastro imminente. Quando arriva sul set di Giacomo in love del regista Ruggero Miti (Paolo Calabresi) scopre che il film è su un altro Giacomo: Leopardi. Un nome che pronuncia come se fosse un piatto di pasta e che non conosce affatto, nemmeno per sentito dire. Lo spaesamento è quindi totale.
Ad aiutarlo interviene Silvia (Denise Tantucci), la ragazza che che più di tutti conosce il poeta dell'infinito: appassionata di poesia, innamorata della sua terra, un po' ferita dalla vita ma con una sensibilità capace di illuminare gli altri. Silvia e David funzionano da subito come coppia enemies to lovers. Lei lo trascina in un mondo che lui ignorava del tutto, lui le ricorda che cambiare è possibile anche quando fa paura.
Tra equivoci, lezioni poetiche e una certa irresistibile goffaggine, da attore vanitoso e superficiale David diventa piano piano un uomo capace di abbassare la maschera - letteralmente e metaforicamente. Irvin rende questo passaggio fluido e credibile strappandoci ben più di un sorriso.
Peccato che, da un certo punto in poi, Leopardi diventi più uno sfondo che un reale motore narrativo. Anche le Marche e la stessa Recanati, pur protagoniste sul piano visivo ed emotivo, restano mere cornici e non elementi attivi della trama. E la poesia, pur presente, raramente entra davvero in profondità nel percorso dei protagonisti.
Una rom-com internazionale che punta alla leggerezza
Federica Biondi (La Ballata dei Gusci Infranti) costruisce un film che scorre con ritmo lieve, senza strattoni, con una fotografia calda e un tono che ricorda le rom-com americane degli anni '90 e primi Duemila, adattate però al contesto italiano di oggi. I 93 minuti di durata si fanno seguire con facilità e più di una volta siamo invitati a lasciarci andare alla leggerezza, senza chiedere troppo. E questo non può che essere un punto di forza per chi cerca una commedia spensierata.
Ma proprio questa leggerezza è anche il limite del film. Leopardi&Co. evita conflitti profondi, non approfondisce davvero il peso culturale del poeta, e a volte si appoggia a stereotipi un po' troppo comodi. Emblematico il fatto che nel paesino marchigiano quasi tutti parlino inglese impeccabile (perfino i bambini!): una scelta funzionale alla produzione internazionale, certo, ma decisamente inverosimile, che toglie autenticità e soprattutto smorza molte potenzialità comiche.
Il fattore Paolo Camilli
In questo senso la verve di Paolo Camilli - perfetto "uomo del posto", dotato di tempi comici naturali e marchiano DOP - poteva essere sfruttato molto di più.
Funziona invece la colonna sonora e il gioco di rimandi musicali. Forse lo abbiamo sognato, forse è solo suggestione, ma c'è un momento, quando David finalmente toccato da ciò che Silvia gli trasmette entra nel personaggio, in cui le note delicate della musica ricordano vagamente quelle de La bella e la bestia. "Qualcosa in lui si trasformò, era sgarbato, un po' volgare, ora no...". Una coincidenza? Sicuramente sì, ma è un tocco inaspettato e gradevole, che accompagna bene l'evoluzione del protagonista.
Leopardi c'è ma ne vorremmo di più
La presenza di Leopardi è centrale nella promozione del film, nel titolo, nella costruzione dell'immaginario e nel discorso metacinematografico costruito. Eppure, quando si arriva al dunque, resta spesso una suggestione, un punto di partenza ma non di arrivo. E sì che di cose, quando si parla di amore, ne avrebbe da dire il poeta...
Silvia porta David nel mondo di Leopardi, lo guida tra versi e biografia - complice anche il bar a tema che la ragazza gestisce insieme alla sorella - ma il film non sfrutta appieno la forza emotiva e filosofica delle opere leopardiane. Si ha la sensazione che l'autrice abbia scelto la strada del romanticismo à la Hollywood piuttosto che quello più sospirato e turbolento di matrice nostrana. E lo fa privilegiando la crescita interiore dei protagonisti rispetto alla possibilità - altrettanto affascinante - di far dialogare davvero il loro presente (e i loro sentimenti) con il pensiero del poeta.
Non è un errore in senso assoluto: per una commedia romantica commerciale è una scelta comprensibile. Ma chi sperava in un film più vicino al Leopardi come figura culturale, o anche in una rappresentazione più incisiva di Recanati come luogo letterario, potrebbe rimanere con un po' di amaro in bocca.
Whoopi Goldberg e Paolo Calabresi, un duo improbabile che funziona
Menzione d'onore va a Paolo Calabresi, ma la sua bravura non è una novità. Nei panni del regista di Giacomo in love Ruggero Mitri è una mina vagante per metà film, con le sue frasi dette a mezza bocca e trattenuto come un vulcano pronto a esplodere contro chiunque osi rallentare il suo progetto. David in primis. E sì, a tratti ricorda irresistibilmente il suo Biascica di Boris, forse perché noi fan non smetteremo mai di vedere quell'energia sotto traccia, forse perché Calabresi è uno di quei caratteristi capaci di trasformare ogni ruolo in qualcosa che rimane impresso.
Whoopi Goldberg poi, nel suo cameo, si diverte visibilmente e forse il merito è il fatto di girare un altro film in Italia, ormai a tutti gli effetti sua seconda casa dopo la comparsata anche in Un posto al sole. Il suo personaggio è una tempesta che passa, scuote tutto e poi sparisce, ma non prima di aver lasciato un sorriso.
Loro due, insieme a tutto il cast, contribuiscono a rendere Leopardi&Co un film piacevole, perfetto per una serata rilassata, pieno di buoni sentimenti e con un messaggio semplice ma sincero. Certo, avrebbe potuto spingere un po' di più sul contrasto culturale ma sceglie la strada sicura, quella della rom-com internazionale fatta per accogliere tutti. E va benissimo così, purché lo spettatore sappia cosa sta cercando.
Conclusioni
Leopardi&Co è un film che scorre con facilità, fa sorridere e ogni tanto sorprende. La relazione tra David e Silvia funziona, Recanati è incantevole anche quando resta sullo sfondo e il cast regala un affiatamento genuino, con Paolo Calabresi e Paolo Camilli a dare quella marcia in più. Non è un film che rivoluziona il genere, né vuole esserlo. È una storia d’amore fresca e luminosa che accompagna con leggerezza lo spettatore fino ai titoli di coda, pur lasciando la sensazione che, con Leopardi in campo, si potesse davvero spingere un po’ di più.
Perché ci piace
- L’alchimia tra Jeremy Irvine e Denise Tantucci
- Paolo Calabresi regista sull'orlo di una crisi di nervi
- L’atmosfera romantica, calda e rassicurante
Cosa non va
- Leopardi usato più come cornice che come vero motore del racconto
- Recanati e le Marche poco valorizzate
- L’uso dell’inglese ovunque, poco credibile e poco sfruttato in chiave comica
- Una mancanza generale di approfondimento che rende il film un po’ troppo piatto nei contenuti