Le volgari confessioni di un produttore pericoloso
Introdotto dalla direttrice del Far East Film, Sabrina Baracetti, come l 8½ del regista di Hong Kong, Vulgaria è il terzo film di Pang Ho-Cheung presente in questa quattordicesima edizione del festival udinese. Mettendo da parte ingombranti paragoni, l'opera numero 11 di Pang rischiava di diventare una commedia triviale e autoreferenziale, vista la messe di citazioni e la particolare ambientazione nel mondo dei film trash e a bassissimo costo. Ma il regista hongkonghese è riuscito a portare avanti la sua opera in maniera coerente sin dal titolo, senza scivolare mai sulla classica "buccia di banana".
Il protagonista, interpretato dall'ottimo Chapman To (presente in concorso anche con la commedia d'azione The Bounty), è To Wai-Cheung, un produttore che all'inizio del film si trova davanti a un numeroso gruppo di studenti di cinema, intervistato dal loro professore, suo vecchio amico. To, senza peli sulla lingua, comincia a spiegare loro quale sia il ruolo del produttore nella creazione del film e quali siano gli sforzi e i sacrifici che ciascuno deve compiere per riuscire nella missione di realizzare un'opera cinematografica. Con tutta la serietà possibile, To si inoltra in esplicite metafore sessuali fino a descrivere il surreale mondo col quale ha a che fare quotidianamente. Iniziano una serie di lunghe digressioni che aprono una finestra sulla vita privata e lavorativa dell'uomo, ormai fermo da troppo tempo e in cerca di un nuovo progetto da far partire, dopo il rigetto di una società di firmare un contratto di "product placement" (il regista vi aveva inserito il dettaglio che la società finanziaria era una fornitrice di al-Quaida).
Il film è stato girato in dodici giorni e con un budget ridotto, il che ha dato la possibilità a Pang Ho-cheung di costruire un film nella maniera che preferiva, con quella libertà, sia narrativa che estetica, che sono parte del bagaglio cinematografico della Hong Kong più viva e sorprendente. La pellicola riesce a trascinare lo spettatore sin dalle prime battute nei racconti di vita di To, e Pang con uno stile di scrittura sarcastico e dissacratorio smonta i miti dello star-system, mettendo sotto la lente di ingrandimento i livelli più bassi e meno lucenti del mondo del cinema. 90 minuti di battute al fulmicotone e situazioni al limite del grottesco, per una satira intelligente e corrosiva.
Menzione speciale per il personaggio di Popping Candy, le cui dolci e scoppiettanti pratiche orali tratteggiano una perfetta macchina da gag e ci presentano un'attrice, Dada Chan, che buca lo schermo con grande disinvoltura.