A quanto pare, il futuro del cinema non è soltanto nella stereoscopia. A chi aveva vaticinato che in tempi brevi le forme tradizionali di intrattenimento sarebbero cadute in disuso, il Future Film Festival infligge un duro colpo, per di più proprio nel campo che si è visto protagonista negli ultimi anni del più evidente salto tecnologico: quello dell'animazione. Eppure è proprio la stop motion, una delle tecniche più antiche ed artigianali, ad incontrare gli entusiastici favori del pubblico, come dimostra la presenza al festival di numerose anteprime realizzate con il metodo del "passo uno" . Costruire modelli in plastilina, metterli in posa a mano e registrare fotogramma per fotogramma, impiegando a volte anche giorni interi per una scena di pochi secondi, può sembrare scomodo, eppure il fatto che sempre più registi, indipendenti e non, si stiano avvicinando a questa tecnica ci lascia intendere la misura delle sue capacità espressive. Non è un caso che un autore come Wes Anderson abbia scelto proprio lo stop-motion per il suo debutto nel cinema di animazione: per avere uno sguardo in anteprima su Fantastic Mr. Fox abbiamo chiesto ad Allison Abbate, producer della pellicola, di parlarci della genesi di questo progetto. Si guarda al futuro, ma senza dimenticare il passato e il presente, entrambi meritevoli di attenzione: gli incontri con Osbert Parker, regista britannico noto per l'affascinante ibridazione di stop-motion e live action che mette in scena in corti e spot, e David Sproxton, cofondatore della Aardman Animation, ci hanno descritto il loro percorso creativo e le loro idee sul futuro del genere.
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Parker è però uno che si sa arrangiare: per le proprie sperimentazioni private è anche in grado di gestire un budget pari a zero, affidando il lavoro a collaboratori volenterosi e ansiosi quanto lui di prendere parte a un progetto del tutto nuovo. D'altronde la carriera stessa di Parker nasce da una sorta di reinvenzione di se stesso: inizialmente orientato verso il graphic design, soltanto nell'ultimo anno di studi viene folgorato dalla potenza dell'immagine in movimento. "Non sono mai stato capace di trattare l'aspetto tipografico del lavoro del grafico, non sarei mai riuscito a realizzare, ad esempio, qualcosa di informativo.", confessa candidamente. "I miei lavori avevano tutti una forte carica emozionale, e quindi capii che potevano essere esaltati dal movimento: potevo rendere le cose vive in un modo nuovo, mai visto prima, anche grazie alla musica". Il primo modo che Parker ha utilizzato per ricercare quel risultato è stato affidarsi alla tecnica del collage, nell'ambito del quale anche incidenti tecnici, come rovesciare del liquido sul progetto a cui si sta lavorando, possono aprire nuove e insospettabili possibilità. Molta importanza, in queste prime fasi, aveva anche l'utilizzo del flipbook, il classico libro contenente un disegno per pagina che, quando sfogliato, genera una sorta di primitiva animazione. A dimostrazione di come anche con mezzi tecnici molto limitati si possano ottenere risultati di vera poesia, basta pensare alla tesi di laurea di Parker: realizzata con i propri abiti, disposti sul pavimento a formare delle figure e filmata in Super 16, ha poco o niente da invidiare al ben più costoso spot della Coca Cola, confezionato basandosi sullo stesso concept.
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Sia Parker che la Abbate concordano sull'importanza dell'aspetto sonoro all'interno di una pellicola animata: da una parte la musica può aggiungere significati potenti all'immagine, dall'altra, in caso di personaggi parlanti, un voice casting azzeccato può fare la differenza. Spesso è proprio grazie ad uno spunto musicale che si può uscire da una situazione di empasse, come è capitato ad Osbert Parker durante la lavorazione di Yours Truly, cortometraggio noir derivato direttamente dal suo primo esperimento "privato", Film Noir. Ma se Film Noir, nemmeno in dieci anni di lavorazione,è riuscito ad assumere la forma così tenacemente ricercata da Parker, Yours Truly è invece un'opera compiuta, dalla quale traspaiono il grande amore per il cinema, l'attenzione alla ricerca e l'eclettismo dell'autore inglese. Il cortometraggio è un vero e proprio collage di sequenze cinematografiche e di immagini, ritagliate da libri gialli, da giornali, esempi palesi dell'ansia di sperimentazione che anima Parker che, per descrivere il proprio entusiasmo all'inizio di ogni nuovo progetto, afferma: "come si dice a proposito dell'avere dei figli, la parte migliore è il concepimento!".
Un concepimento che può partire anche da un'animazione molto grezza, creata con materiali di recupero, ma che permette di avere in tempi brevi un'idea di quale sarà il risultato finale: un buon compromesso per l'impaziente Parker, che però adotta un approccio decisamente diverso quando lavora a uno spot pubblicitario. In quel caso, tutto deve essere molto preciso e specifico fin dalle prime fasi di lavorazione, e la pianificazione deve essere studiata nel dettaglio, per fare il modo che il risultato finale sia quello atteso dal committente. Il regista britannico è il primo ad ammettere che la scelta di lavorare con la tecnica dello stop motion sia quasi masochistica: "fare questo tipo di animazione è forse il modo più folle di fare film, ma è per me come una specie di motore trainante, che mi spinge avanti fino a raggiungere risultati sempre nuovi, sempre diversi. Quando incontri la tua tecnica, non puoi lasciarla andare, non riesci più a togliertela di dosso.".
Davanti a un simile entusiasmo, è difficile pensare che le forme tradizionali di animazione siano destinate a scomparire, ma a fugare qualsiasi dubbio in materia ci pensa David Sproxton: "a chi mi chiede se ci sarà un futuro per la stop motion, io rispondo sempre 'a lei piace vedere film in stop motion? Si? E allora la stop motion sopravviverà'. La tecnologia è un fatto positivo, ha aiutato anche nel nostro ambito a risolvere tanti problemi, ma quello che conta in fondo sono sempre le idee, e finchè un'idea sarà capace di fare la differenza, non importerà con che tecnica verrà realizzata".