Movieplayer.it ha incontrato Michele Braga, a soli trent'anni compositore di un film dalle grandi ambizioni commerciali come Come tu mi vuoi. A dispetto della giovane età Braga dimostra chiaramente di avere un'ottima esperienza e di conoscere bene il mondo del cinema e della musica.
Michele, sopra ogni cosa sorprende la tua giovane età. Ci racconti qualcosa di te e della tua formazione?
Michele Braga: Trent' anni possono sembrare tanti o pochi a seconda dei punti di vista. A me sembrano molti! Ho sempre amato la musica, fin da bambino. Credo di aver scritto la prima canzone in "finto inglese" all'età di sei anni e ho sempre proseguito con un approccio da autodidatta, aiutato da un buon orecchio e un'ottima memoria musicale. A quattordici anni mi hanno regalato la prima tastiera con la quale riuscivo a emulare con tutti i limiti del caso i suoni di organi hammond, rhodes e synth vari, tanto in voga nella musica dei'60 e dei '70. Contemporaneamente mi sono avvicinato a generi estremamente differenti come il progressive e il punk, Fabrizio De Andrè, i primi Litfiba e più avanti il jazz. Il punto di svolta nel 2000 fu la fondazione insieme a Jacopo Carreras e Dj Dozzy del progetto Kitchentools, una sorta di elettropop band con influenze techno e downbeat. Era il 2000, imperavano sonorità alla Massive Attack e noi volevamo fondere il beat della disco che le sonorità calde e sporche degli anni 70. Ci è andata bene e siamo riusciti a pubblicare con Virgin/Extra un doppio concept album! L'altro momento fondamentale della mia formazione è stato l'incontro con Piero Pelù che mi chiamò per suonare le tastiere nel disco Soggetti Smarriti. La grande esperienza acquisita anche in sede live mi ha avvicinato allo studio della composizione trainato dal desiderio di tornare al pianoforte con matita, gomma e righello e di iniziare a scrivere su pentagramma, dopo aver imparato tanto sul mondo dell'elettronica e dei computer.
Ma come si diventa compositori per il cinema?
Lo diventi amando il cinema, cercando di instaurare un rapporto molto stretto tra la tua sensibilità artistica e le immagini in movimento. In questo senso essere un buon improvvisatore mi ha aiutato molto. La cosa più dura è entrare nel mondo del cinema, farsi conoscere e apprezzare il più possibile, soprattutto dagli addetti ai lavori, produttori, registi, montatori ecc.
Come ti sei trovato a lavorare subito per un film dalle grandi aspettative commerciali come Come tu mi vuoi? Quanta libertà hai avuto e quanto hai sentito il peso delle aspettative?
Qualche anno fa ho avuto la fortuna di lavorare con il regista Volfango De Biasi, scrivendo alcune musiche per un suo splendido film-documentario dal titolo Matti per il calcio. In quell'occasione è nata subito un'ottima intesa che ci ha portato a collaborare successivamente fino ad arrivare a Come Tu Mi Vuoi. Credo che la forza di questa colonna sonora sia tutta nell'aver lavorato a partire dalla sceneggiatura. Ciò ha permesso al regista di avere ben in mente anche le musiche durante le riprese del film. Credo che alcune scene siano state girate proprio con la traccia sonora in sottofondo, permettendo agli attori di entrare ancora meglio nella parte.
L'italia ha storicamente sempre sfornato dei grandissimi compositori, ma attualmente il panorama sembra meno ricco di grandi personalità artistiche. Sei d'accordo?
Non direi. Anche oggi esistono grandissimi compositori per film nel nostro paese. Meno ricche sono le casse delle case di produzione, non le personalità artistiche. E' un problema di deficit produttivo; infatti escono sempre meno film. Di conseguenza si investe poco e nessuno se la sente di rischiare. In una situazione del genere la standardizzazione dei prodotti cinematografici (e quindi anche delle musiche) è inevitabile. Discorso a parte meritano le fiction italiane le cui musiche, salvo alcune eccezioni, sembrano composte a "metraggio". Basta confrontarle con le produzioni che arrivano dagli Stati Uniti per rendersi conto di quanta poca volontà ci sia di investire in prodotti nuovi.
Quali sono i compositori italiani e non che trovi più inspirati?
Amo molto quel che ha fatto Ennio Morricone per il cinema. Oltre all'eccellenza espressa dai suoi lavori, quello che più mi sorprende ogni volta che rivedo alcuni film musicati da lui è tutto il pensiero che c'è dietro ad alcune scelte estetiche ben precise. Ad esempio il tipo di strumentazione usata per musicare i film di Sergio Leone è assolutamente geniale. Un altro grande del passato, spesso poco considerato, è Mario Nascimbene, probabilmente il primo compositore italiano chiamato ad Hollywood. Attualmenente, oltre ai monumentali Williams e Zimmer, apprezzo molto Santaolalla, Isham, Gioacchino, Piersanti, ma la lista sarebbe davvero lunghissima.
E più in generale quali sono i tuoi gusti musicali e cinematografici?
Non vorrei sembrare qualunquista, ma musica, cinema ed arte in generale riesco a dividerli solo in Mi Piace, non mi piace. Mi emoziona, non mi emoziona. Questo approccio prescinde dunque da qualsiasi genere.
Stai lavorando su qualche progetto attualmente?
Attualmente sto lavorando ad un film-documentario prodotto da Rai Cinema, dal titolo provvisorio Solo Amore. Si tratta di un coinvolgente viaggio all'interno di coppie non proprio ordinarie, che raccontano la loro vita privata e come vivono le loro apparenti diversità. Il tutto accompagnato da regia, fotografia, montaggio e musiche che portano in se reminescenze lynchiane condite da atmosfere spesso oniriche. Insomma uno di quei lavori in cui hai una totale libertà di espressione e puoi tentare la via della sperimentazione. Per questo lavoro utilizzo strumenti di sintesi granulare, sintesi additiva e sottrattiva. E' una ricerca soprattutto sul sound design e le sonorizzazioni di ambiente, condite da alcune melodie rarefatte e struggenti. Credo che ne verrà fuori un gran bel lavoro!