I fratelli Dardenne a Cannes sono di casa, e soprattutto possono contare su ben due Palme d'oro ciascuno. Difficile però che possano diventare tre quest'anno perché, come vedremo in questa recensione di L'età giovane, pur mantenendo intatte alcun caratteristiche tipiche del loro cinema, il loro nuovo film non ha la forza dei precedenti, ma sembra mancare un po' di quella carica emotiva che da sempre era stato il punto di forza della loro filmografia.
Non per questo L'età giovane è un film brutto, tutt'altro, può comunque contare su un protagonista giovanissimo ma estremamente convincente e su un tema che certamente non lascerà indifferenti. Eppure, al termine della proiezione è inevitabile rimanere un po' a bocca asciutta, forse proprio perché dai due cineasti belga siamo stati abituati fin troppo bene.
Una trama (fin troppo) essenziale
L'Ahmed del titolo è un ragazzino 13enne che, a detta della sua insegnante, è stato letteralmente plagiato dal suo imam, tanto che sembra aver perso ogni interesse in qualsiasi cosa non sia la preghiera e il corano. La trama prende una piega ben più estrema e inaspettata nel momento in cui, nemmeno a metà film, il ragazzino decide di punire l'insegnante "infedele" in modo violento e inaspettato: la donna si salva a malapena e Ahmed viene arrestato, ma basterà questo a fermare la sua personalissima jihad?
Un cast dominato da un giovane ma convincente attore
Il vero problema del film è nel suo essere fin troppo asciutto tanto da un punto di vista narrativo che da quello puramente registico: se lo stile e il tono quasi neorealistico è la cifra stilistica distintiva dei Dardenne, è impossibile non notare come, rispetto ai film del passato, questo L'età giovane abbia molto meno da offrire in termini di approfondimento psicologico dei personaggi; ma in fondo anche del tema stesso del film, fin troppo serio e complesso da trattare con completezza in nemmeno 90 minuti di durata.
Probabile che lo scopo dei Dardenne fosse quello di specchiare nella sceneggiatura volutamente essenziale la superficialità del loro protagonista e anche la facilità con cui certe idee sono riuscite a far breccia nella sua giovane vita. In questo senso Idir Ben Addi, aiutato da un cast all'altezza ma comunque sempre in secondo piano, è perfetto nel rendere la tenacia e la convinzione del suo Ahmed, senza mai perdere nulla di quella fragilità, innocenza e curiosità tipica dei preadolescenti alla scoperta del mondo. Una performance convincente e centrale per la riuscita del film che forse avrebbe meritato una chiusura diversa.
Conclusioni
Avremmo voluto scrivere questa recensione di Le jeune Ahmed con toni ben più entusiastici, perché i Dardenne più volte ci hanno mostrato il mondo e soprattutto i giovani con risultati ben più convincenti. Questa volta sembrano volersi accontentare di fare un film dal messaggio forte e diretto, senza aggiungere nulla di più. Per molti potrebbe comunque bastare, ma considerato il concorso di Cannes 2019 forse era lecito aspettarsi uno sforzo maggiore.
Perché ci piace
- Il giovanissimo Idir Ben Addi rappresenta il cuore del film, e la sua performance non delude.
- Il tema trattato è certamente attuale e di grande interesse, e le scelte narrative dei Dardenne sono sicuramente coraggiose e non banali...
Cosa non va
- ... ma proprio per l'importanza e la serietà dell'argomento ci saremmo aspettati un maggiore approfondimento e meno fretta.