Negli anni dell'invasione americana dell'Iraq, uno scrittore che aveva ancora negli occhi e nell'animo altre guerre, altre vite sradicate e precipitate nel terrore e nell'incertezza, ritrovò i personaggi che avevano popolato il suo primo romanzo, The Last Detail, che aveva anche ispirato, nel 1973, L'ultima corvè, apprezzato road movie a sfondo bellico, diretto da Hal Ashby, sceneggiato da Robert Towne e interpretato da Jack Nicholson.
Anche quel viaggio tra passato e presente che è il sequel letterario Last Flag Flying, in cui i personaggi ripercorrono le tappe del loro percorso condiviso, è diventato un film ( disponibile sul servizio di streaming Prime Video, cui ci si può iscrivere gratuitamente per i primi 30 giorni ) grazie a Richard Linklater, che ha firmato, oltre alla regia, anche la sceneggiatura del suo nuovo film insieme allo stesso autore dei due romanzi Darryl Ponicsan.
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Cartoline dal Vietnam
Ad attrarre Linklater, oltre alla complessità del soggetto - con la guerra in Iraq, Ponicsan coinvolge un'altra generazione e amplia lo scenario della sua riflessione sui rapporti tra la politica e il mondo militare - è senza dubbio l'elemento dell'intesa e dell'amicizia virile, con la possibilità di affiancarsi a tre uomini che hanno condiviso esperienza fondanti ma non si vedono da decenni, e si ritrovano solo grazie alla richiesta toccante di uno di loro, che rintraccia gli altri due e chiede un favore che non possono negargli.
Tre interpreti sopraffini ereditano parzialmente (sia i nomi che elementi vitali dell'intreccio sono distanti da L'ultima corvè) i ruoli che furono di Nicholson, di Otis Young e di Randy Quaid: l'incontenibile Bryan Cranston è Sal, ex marine sboccato, donnaiolo e alcolista; Laurence Fishburne, è il carismatico reverendo Mueller, in gioventù ancora più scavezzacollo del compare, mentre Steve Carell veste i panni del più giovane e più vulnerabile membro del trio, Larry "Doc" Shepherd.
Ricomporre un terzetto di amici che non si parlano dalla fine della guerra è una variazione sul tema della più classica delle forzature narrative, ma l'eccezionalità della situazione e l'eccentricità conclamata dei personaggi ce la fanno tutto sommato digerire; non possiamo dimenticare, però, che a Linklater lo stesso miracolo è riuscito in maniera ben più brillante in altre occasioni, ad esempio facendo incontrare a Parigi due ragazzi che si erano innamorati nove anni prima a Vienna. Manca, qui, quella felice ispirazione che evocava dal nulla il vissuto di Céline e Jesse, ma ci sono tre attori in grado di scivolarci sotto pelle nonostante un lavoro di scrittura un po' lacunoso sul background dei personaggi.
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Siamo la stessa guerra
Se Cranston dimostra ancora una volta un talento e un magnetismo fuori dal comune, in un'interpretazione che tra l'altro gli permette di dare sfogo a tutta la sua comicità naturale, e Fishburne, serafico e sarcastico, è quasi altrettanto buffo, a Carell tocca il ruolo più misurato e dolente, con la tragicità del suo passato recente e remoto del suo Doc che emerge gradualmente lasciando senza parole persino Sal.
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Se Carell ci convince appieno, è un po' più difficile immaginare gli altri due come reduci traumatizzati, anche se ci viene spiegato che avrebbero trovato consolazione uno nell'alcol, e l'altro in Dio. Ci vengono spiegate anche tante altre cose che abbiamo conosciuto ed esplorato in maniera più appagante ed emozionante altrove nell'universo bellico cinematografico. In particolare a essere trattato con superficialità è un fatto particolarmente traumatico del passato del terzetto - la morte di un commilitone tra atroci sofferenze per cui in qualche modo si sentono responsabili - le cui rievocazioni lasciano freddo e perplesso lo spettatore.
Dove Linklater non può steccare è nei momenti più leggeri e goliardici, in cui la simpatia dei protagonisti e la freschezza della scrittura sono assolutamente trascinanti.
Probabilmente varrebbe la pena di vedere Last Flag Flying anche solo per questa straordinaria dimostrazione di showmanship a tre; e probabilmente vale la pena vederlo in ogni caso, e siamo noi ad essere un po' delusi solo perché Richard Linklater ci ha abituato a ben altre magie.
Movieplayer.it
3.0/5