L’amica geniale 3, la recensione del terzo e quarto episodio: la famiglia e il cambiamento

La recensione del terzo e quarto episodio de L'amica geniale 3, la fiction Rai tratta dai romanzi di Elena Ferrante, in cui si seguono le vicende di Lila e Lenù negli anni Settanta.

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L'amica geniale 3: un'immagine di Gaia Girace e Margherita Mazzucco

In questa nostra recensione del terzo e quarto episodio de L'amica geniale 3 vogliamo iniziare dalle conferme della serie targata Rai tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Come abbiamo già potuto notare nei primi due episodi, la fiction ha visto alcuni cambiamenti che non hanno in alcun modo inficiato la qualità di questa terza stagione del lungo racconto della vita di Elena, detta Lenù e Lila. Ambientata negli anni Settanta, la serie prosegue il suo racconto dedicato alle due protagoniste, ora arrivate a una nuova importante fase della loro vita. Anche la serie stessa ha subito dei cambiamenti, soprattutto in cabina di regia, dove Daniele Luchetti ha preso il posto del precedente regista Saverio Costanzo, autore delle due stagioni. Il risultato è uno sguardo diverso che se da una parte ripone L'amica geniale tra le pietre più preziose della produzione televisiva seriale italiana, dall'altra inizia a mostrare anche le prime incertezze che tendono a squilibrare l'ottima qualità generale.

"La famiglia fa schifo"

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L'amica geniale 3: una scena della serie

La trasmissione della terza stagione de L'amica geniale prosegue al suo ritmo di due episodi a settimana, riuscendo a costruire un collegamento tematico tra terzo e quarto capitolo di questa terza parte di storia. Sarà la famiglia il tema principale di questa nuova coppia di episodi, aspetto che non è mai mancato nella struttura narrativa dell'opera e che qui assume nuovi contorni e sviluppi. Il terzo episodio, dal titolo La cura, pone Lila e Lenù a fare i conti con quello che viene considerato, in senso figurato, il ventre materno della loro storia. Le due amiche si vedono vittime di un cordone ombelicale velenoso, che non lascia respirare e tende a soffocare la loro vita, legandole in qualche modo continuamente lì dove tutto è iniziato: al rione. Ognuna di loro sta prendendo strade diverse, ma come una calamita il rione sembra mantenere quell'aspetto appiccicoso nelle loro scelte. Ed è così che, tra chi ritorna in visita e chi, invece, ha intenzione di ritornarci a vivere, il microcosmo del rione, nonostante il passaggio del tempo e le diverse esperienza, è ancora lì, fedele a sé stesso. Con i suoi personaggi, con le famiglie soffocanti, con l'incapacità comunitaria di dare forza al singolo. Quasi impossibile abbandonare la famiglia nel mondo de L'Amica Geniale e, di conseguenza, diventerà complicato crescere davvero.

"Ognuno si racconta la vita come meglio crede"

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L'amica geniale 3: Gaia Girace in una scena

Aspetto che verrà approfondito nel quarto episodio il cui titolo, Guerra fredda, più che riferirsi alle dinamiche presenti tra Lila e Lenù, o tra la stessa Lenù e la sua nuova famiglia, assume contorni più interiori, legati alla sfera emotiva personale del personaggio interpretato da Margherita Mazzucco, qui pronta a dimostrare la crescita definitiva nella donna adulta (ci torneremo tra poco). Il punto di vista individuale, che vede Elena tentare di scrivere un nuovo romanzo e trovare una propria singola voce, dà possibilità di vedere il ritorno di alcune sequenze di stampo onirico, assenti nell'episodio precedente che si ricollegano con l'atmosfera più cupa e orrorifica che permeava le due stagioni precedenti. Il risultato è un insieme di sequenze di forte impatto, che spezzano la semplicità dell'opera e ne creano una stratificazione mai banale. Lo si nota anche nell'utilizzo della tavolozza dei colori, che inquadra il racconto pienamente negli anni Settanta, e che offre l'occasione di un uso della luce in maniera espressiva, per racchiudere, a volte con una sola inquadratura, il turbinio di emozioni interiori e i pensieri che sgorgano dalla mente delle protagoniste.

Uno sguardo diverso

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L'amica geniale 3: Margherita Mazzucco in una scena

Il tutto avviene nonostante il diverso sguardo in cabina di regia abbia mostrato, soprattutto in questi due episodi, un netto cambiamento. Al di là dei contenuti maturi e di alcune sequenze più particolari, questa terza stagione sembra appartenere a una dimensione più televisiva, legata agli standard qualitativi delle fiction di prima classe. Si predilige una certa chiarezza espositiva, sia nei dialoghi (tutt'altro che deboli) che nella forma del racconto, più interessata a porre le figure umane all'interno della bianca luce solare che costruire chiaroscuri. Luchetti acquisisce il linguaggio tipico degli anni Settanta, senza renderlo davvero personale, limitandosi a poche e decise inquadrature particolari e stranianti, che creano in breve tempo un sussulto, scuotendo lo spettatore. La sensazione generale, però, è notare una serie che sembra essersi normalizzata. La sfida maggiore di questa terza stagione de L'Amica Geniale stava proprio nel far percepire il passaggio del tempo. La scelta di mantenere le due attrici protagoniste, Margherita Mazzucco e Gaia Girace, anche in questa nuova fase narrativa rischia di mettere a dura prova la sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore. Il motivo non si ritrova nella bravura e nel talento delle attrici - tutt'altro -, quanto nel modo in cui vengono rappresentate attraverso l'occhio della macchina da presa. Non sempre la finzione riesce nel migliore dei modi e in alcuni momenti si percepisce un'anomala alienazione nel ritrovare corpi, volti e voci così giovanili interpretare donne dall'età maggiore di quello che dimostrano. Un corto circuito che si ritrova anche nell'utilizzo sin troppo insistito delle dissolvenze in nero, che frammentano sin troppo il flusso narrativo, tenendo lo spettatore un passo indietro. Un montaggio a volte imperfetto e un didascalismo urlato (alla fine del quarto episodio una metafora viene visivamente evidenziata risultando meno elegante rispetto alle intenzioni) sembrano però far parte di una scelta consapevole, della volontà di cambiare lo sguardo sulle vicende di Lenù e Lila. Così come avviene nella storia, solo il tempo dimostrerà se la scelta verrà ripagata.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione del terzo e quarto episodio de L’amica geniale 3 possiamo dire che la serie targata Rai conferma la sua ottima qualità, pur mettendo in mostra alcuni cambiamenti che non sempre funzionano. La storia prosegue inesorabile, riuscendo a dialogare con la contemporaneità e focalizzandosi su alcuni temi importanti come quello della propria famiglia e del tempo che scorre, cambiando (o forse no) le persone. Proprio nella scelta di stile da parte di Daniele Luchetti si trova il cambiamento più importante di questi due episodi, che flirtano in maniera più esplicita con il linguaggio televisivo, abbandonando qualche velleità autoriale per appartenere in misura maggiore alla dimensione della fiction. La bravura delle due attrici protagoniste non si discute, ma a volte sembrano troppo giovani rispetto ai ruoli che devono impersonare.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Alcune inquadrature stranianti e alcune sequenze oniriche fanno riassaporare l’unicità della serie.
  • L’utilizzo dei colori fa rivivere l’atmosfera degli anni Settanta, anche nella messa in scena.
  • Margherita Mazzucco e Gaia Girace danno il massimo per dimostrare il proprio talento…

Cosa non va

  • …ma lo sguardo del regista a volte sembra svelare la loro giovane età rispetto a quella dei personaggi che interpretano.
  • La serie sembra aver semplificato il proprio linguaggio, con alcune scelte che cambiano la dimensione di appartenenza del progetto, più legato alla fiction più ordinaria, seppur di qualità.